Gli iscritti al Partito Democratico si sono quasi rarefatti. La chiusura della campagna di tesseramento, il 7 gennaio scorso, ha messo il Pd Sicilia di fronte alla realtà. Gli iscritti sono 13 mila. Un calo vertiginoso rispetto alle 40 mila unità dell’ultima rilevazione, di cui il commissario regionale Alberto Losacco vuole chiarire i contorni: “Quei 40 mila iscritti non erano un dato reale. In quegli elenchi c’erano persone che col partito non hanno mai avuto nulla a che fare, c’erano militanti che avevano lasciato da dieci anni, persino alcuni morti”.
Alle primarie, che in primavera serviranno a eleggere il nuovo segretario regionale – dopo la breve esperienza di Davide Faraone, poi passato a Italia Viva – potranno partecipare soltanto gli iscritti: “Questo dato è talmente straordinario, soprattutto per le modalità innovative e certificate, che mi sono convinto che questa sia la platea migliore possibile per eleggere i nuovi organismi del partito siciliano” ha detto Losacco, secondo quanto riportato da “Repubblica”. “Avevo immaginato un tesseramento intorno ai 5 mila iscritti e comunque sotto i 10 mila – dice il commissario – Nel partito c’era la logica del rinnovo automatico: i 40 mila erano un numero completamente falsato, che veniva aumentato e mai diminuito. In alcune città capitava che ci fossero 400 iscritti e un centinaio di voti”.
Le nuove regole, per evitare che i signori delle tessere entrassero in azione, imponevano la registrazione online e l’uso di una carta di credito. La provincia che ha dato le risposte migliori è Catania, mentre a Palermo sono state staccate appena 1.300 tessere, una manciata in più rispetto a Agrigento e Siracusa, che sono centri di gran lunga più piccoli. Molte defezioni si sono registrate in seguito alla nascita di Italia Viva, che nel comune capoluogo ha preso otto consiglieri comunali. “Palermo – spiega Losacco – è crollata. Palermo dovrebbe avere almeno tre volte il dato di Siracusa”.
Intanto è partita la corsa alla segreteria. Il primo a candidarsi ufficialmente è Antonio Ferrante. Ma circola pure il nome di Anthony Barbagallo, deputato all’Ars. Rimangono in lizza Teresa Piccione, che si era ritirata alla vigilia dei gazebo alle ultime primarie (spalancando il campo a Davide Faraone) e il deputato nazionale Pietro Navarra, ex rettore dell’Università di Messina, che sperava di entrare nel sottogoverno del Conte bis.