L’unica preoccupazione dell’Assemblea regionale, da qualche giorno a questa parte, è garantire ai sindaci delle città con meno di 15 mila abitanti di poter aspirare al terzo mandato. In quelle con una popolazione inferiore già succede (in deroga rispetto al limite dei 3 mila abitanti, fissato a livello nazionale). Ma la norma, approvata la settimana scorsa dalla commissione Affari istituzionali (contro la quale s’è schierato il Movimento 5 Stelle), s’è incagliata. A fare resistenza, in questa battaglia che li unisce, sono i due presidenti: Musumeci e Miccichè. Secondo il governatore “si pone un problema di ricambio della classe dirigente”. Il massimo inquilino di Sala d’Ercole, invece, ha frenato sulla tempistica: con la campagna elettorale per le prossime Amministrative già nel vivo, cambiare adesso comporterebbe un alto tasso di confusione. Meglio rinviare a gennaio 2023.

Sembrava fossero tutti d’accordo, ma le maggiori resistenze provengono dall’Anci, l’associazione dei sindaci di cui è presidente Leoluca Orlando. Che – per inciso – al terzo mandato non potrà comunque aspirare, dato che Palermo supera le 700 mila anime. “Ci preme sottolineare che la proposta, già approvata dalla prima commissione dell’Ars, nasce dal presupposto che tali limitazioni non appaiono giustificate in quanto non trovano corrispondenza in altre cariche istituzionali e rimuovere questa limitazione anche per i Comuni con popolazione da 5.000 a 15.000 abitanti non vuol dire, com’è evidente, rimuovere la competizione elettorale evitando di sottoporre i candidati alla valutazione degli elettori”.

Un bel giro di parole, lungo e arzigogolato quanto basta, per dire che i sindaci siciliani vogliono il terzo mandato. Da subito, magari. E con stipendi all’altezza: “Ribadiamo la necessità dell’adeguamento delle indennità, anche in Sicilia, a partire dal primo gennaio – aggiunge Orlando -. È noto, infatti, che la legge di Bilancio 2022 ha previsto un incremento della indennità di funzione dei sindaci dei Comuni delle regioni a Statuto ordinario e tale provvedimento esclude i Comuni delle Regioni a statuto speciale. Il mancato adeguamento sorprende e mortifica il lavoro dei primi cittadini”. E’ la solita storia: ‘speciali’ perché è la prassi, ‘ordinari’ quando ci fa comodo. L’Anci, infine, è arrivata a chiedere un incontro urgente a Micciché, che da par suo ha risposto presente: “C’è la nostra ovvia e ampia disponibilità ad incontrare i rappresentanti di Anci Sicilia e il suo presidente per ascoltare le loro ragioni in merito all’adeguamento delle indennità e al terzo mandato dei sindaci, su cui peraltro mi sembra ci sia larga convergenza sia da parte del governo che dall’Assemblea”.

“Se c’è la volontà politica – dice Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd – si può approvare in tempo per le prossime elezioni amministrative”. Questa volontà, però, manca. Fra l’altro anche Musumeci, con le dichiarazioni di ieri, sembra precludere qualsiasi modifica normativa: le Amministrative si terranno entro la seconda metà di maggio. Il presidente della Regione era arrivato ad abbozzare la data dell’8 (troppo presto). Più probabilmente si andrà alle urne il 29. E si voterà come sempre. Senza deroghe.