Un nuovo muro di tensione fra i due palazzi. Il disegno di legge sulla semplificazione delle procedure amministrative, di cui è primo firmatario il renziano Luca Sammartino, ieri pomeriggio ha innescato la miccia a Sala d’Ercole. Facendo riemergere vecchi dissapori tra l’assemblea regionale e il governo. Protagonisti, manco a dirlo, il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché (fermo sostenitore della sburocratizzazione) e gli assessori Toto Cordaro e Gaetano Armao. All’ordine del giorno il ddl di iniziativa parlamentare che, dopo un lungo lavorio in prima commissione, è stato incardinato in aula, pronto ad assorbire gli emendamenti ed essere votato. Ma anche il governo, con una corsa frenetica delle ultime ore, ha presentato un testo, più o meno sulla stessa materia, sotto forma di emendamento. Miccichè ha ritenuto di stralciare i cosiddetti “aggiuntivi”, perché riferiti a materie che c’entravano poco con il disegno di legge originario e non ha ceduto alle pressioni di Cordaro, che aveva chiesto un rinvio in commissione del testo, o in alternativa uno stop di 24 ore per valutare assieme agli uffici come integrare la legge con le proposte del governo. A offrire una sponda a Miccichè anche il Pd, con Lupo e Cracolici in prima linea, che sostenevano l’inutilità di un rinvio di fronte a emendamenti che sarebbero comunque risultati “inammissibili”, come dichiarato dal presidente dell’Ars.
Micciché, dopo un lungo tira e molla con Cordaro, ha cercato un compromesso e dato il via alla votazione, “perché il Parlamento me lo chiede”. Sono stati approvati due emendamenti all’art.1, di cui uno del governo (sistemato dal Pd), ma non si è arrestata la polemica di fronte alla previsione di oneri finanziari. E qui sono entrati in scena Armao e Micciché, da sempre “sfidanti”. L’assessore all’Economia ha evidenziato che “questo testo ha refluenze finanziarie, il parere della Ragioneria è dovuto e non c’è. Ho rispetto per gli uffici dell’Ars, ma molto più rispetto per la Ragioneria della Regione. Alla Ragioneria generale e alla commissione Bilancio non è stata data la possibilità di esprimersi su questo disegno di legge. Il problema non sta nelle competenze ma nelle modalità”. Ma secondo Micciché l’unica previsione di spesa – in un disegno di legge che non ne prevede – era contenuta nell’emendamento proposto dallo stesso Armao: “Questo ddl che stiamo esaminando è di totale prerogativa della commissione Affari istituzionali, il testo non prevede copertura finanziaria, l’unico emendamento che prevede spesa è proprio quello suo, assessore Armao. Gli uffici dell’Ars fanno un lavoro assolutamente diligente e mai prendono direttive dalla Presidenza dell’Ars per motivi politici, nessuno può sollevare dubbi sul punto. Nessuno pensi che Miccichè dica agli uffici quello che devono fare”.
La polemica ha assunto carattere politico. Alla fine l’emendamento di Armao è stato sub-emendato dall’assessore Grasso – che si trova in una posizione scomoda tra i due litiganti – ma non cancella le fortissime frizioni tra l’aula e palazzo d’Orleans, come evidenziato da più deputati sul pulpito (ad eccezione di quelli di Diventerà Bellissima). L’origine delle stilettate di ieri vanno, comunque, ricercate nelle dichiarazioni di qualche giorno fa di Armao, che sulla stampa “bocciava” sonoramente il ddl Sammartino e annunciava una proposta da parte del governo, che si è materializzata proprio ieri, e per di più senza passare dalla commissione di merito (la prima) per un’analisi.