Tempi duri per i divanisti

L'abbraccio fra Licia Ronzulli e il commissario regionale di Forza Italia, Gianfranco Micciché, durante la presentazione dei candidati

Il processo al Reddito di Cittadinanza, dopo il prequel fornito da Matteo Renzi che il 15 giugno comincerà una raccolta firme per abolirlo, è stato ufficialmente istruito in Sicilia. Cioè la Regione che, dopo la Campania, ne beneficia maggiormente. E soprattutto da Palermo, terra di campagna elettorale, dove i Cinque Stelle non sono più quelli di prima (anche se tengono botta nei sondaggi col 17%). E’ stata una frase della senatrice Licia Ronzulli, durante la presentazione dei 40 candidati di Forza Italia al Consiglio comunale, a innescare l’effetto domino. Ma sono, soprattutto, le parole pronunciate dall’assessore alla Viabilità, Giusto Catania, a rendere necessario un confronto sul sussidio grillino, che oggi, in provincia di Palermo, sfama 184 mila beneficiari. “Privando i poveri di un reddito – ha detto l’assessore di Sinistra Comune – si rischia di consegnare alla mafia manovalanza “fresca””.

Ma è vero soprattutto il contrario. Proprio in Sicilia, il Reddito di cittadinanza si è trasformato nella “schermatura” di attività illecite, come dimostrano numerose inchieste delle forze dell’ordine. Secondo una stima risalente al 31 agosto dell’anno scorso, che andrebbe aggiornata, su 1.400 percettori illeciti, 145 avevano riportato condanne per mafia. Anche il boss della Kalsa Antonino Lauricella, per citare il più celebre, ha goduto del sussidio di Stato. Mentre un ex latitante di Cosa Nostra, astro nascente del clan di Brancaccio, è stato scovato dai poliziotti mentre la madre gli consegnava la busta della spesa, pagata con la card gialla. A Catania, su 389 denunciati per aver percepito il Reddito in maniera illecita, tre erano pregiudicati per reati di mafia. Il discorso, quindi, andrebbe affrontato in maniera più esaustiva di quanto non faccia l’assessore Giusto.

La campagna elettorale, d’altronde, ha avuto il merito di farlo tornare d’attualità. Grazie all’intervento della Ronzulli, esponente di Forza Italia, cioè un partito che fino a ieri non aveva condotto crociate rilevanti nei confronti del sussidio. Berlusconi, al contrario, alcuni mesi fa l’aveva definita una misura “giusta” perché “aiuta i poveri”. Ma era la vigilia del Romanzo Quirinale, dove il Cav. sperava di giocare un ruolo da protagonista. Qualcosa, evidentemente, è cambiato. E l’approssimarsi della stagione estiva, e le solite difficoltà a trovare lavoratori stagionali (anche in Sicilia) ha riaperto il dibattito: “E’ una misura che mortifica il merito e le competenze. Questa cultura assistenzialista targata sinistra e Movimento 5 Stelle – ha sottolineato l’ambasciatrice di Berlusconi – penalizza i nostri imprenditori: non trovano più stagionali e sono costretti in molti casi ad abbassare le saracinesche. Dobbiamo sospendere questa misura fallimentare, almeno in questa stagione estiva”. Gli aveva fatto eco il senatore Schifani, nella sua invettiva contro i “parassiti”.

Dopo la questione morale, e la spinta di Dell’Utri e Cuffaro a Lagalla, la campagna elettorale potrebbe articolarsi attorno al leitmotiv del Reddito. Se è vero com’è vero che Giorgia Meloni, mercoledì a Palermo per un comizio, l’ha definito come “metadone per i tossicodipendenti” (parlò dello stesso tema sul palco di Vittoria, prima delle ultime Amministrative, ma non le portò fortuna). E che Matteo Salvini non ha mai nascosto il proprio disappunto per una misura che, tuttavia, aveva contribuito a far approvare: “Ho detto al premier Mario Draghi di cambiare radicalmente il Reddito di cittadinanza – ha riferito il segretario della Lega – che sta diventando uno strumento di lavoro nero e disoccupazione. Dopo tre anni di esperienza mi sembra evidente che qualcosa non funzioni”. Qualche cambiamento è stato apportato con l’ultima Legge di Bilancio, ma non è abbastanza. Il 15% dei siciliani percepisce il Reddito o la pensione di cittadinanza (con un importo medio di 626 euro).

Sul tema il centrodestra ha ritrovato una quadratura. Persio Calenda, che sostiene Ferrandelli, ha parlato di “iattura per il Mezzogiorno”. E anche Renzi non molla di un centimetro. Dopo aver sostenuto la tesi della misura “diseducativa”, il leader di Italia Viva – che rimane però alla larga dal dibattito elettorale di Palermo – ha annunciato una raccolta firme per portare gli italiani a pronunciarsi con un referendum. Una manovra accolta malamente da Giuseppe Conte, che atterrerà a Palermo il 6 giugno ed è atteso da un giro nei quartieri, compresi quelli popolari, per rimarcare l’impegno dei Cinque Stelle a supporto delle fasce più deboli. Ieri, il primo a rintuzzare gli attacchi di Forza Italia, è stato proprio il candidato sindaco del campo largo, Franco Miceli: “Il reddito di cittadinanza è di certo perfettibile ma è fondamentale per 65 mila famiglie a Palermo. Il fatto che le destre a sostegno di Lagalla, Italia Viva, Forza Italia, Giorgia Meloni, Salvini, e i partiti che appoggiano Ferrandelli, vogliano abolirlo è un gesto di grave irresponsabilità”, sostiene l’architetto, che poi si rifà alle parole di Catania. “Comprendo che possa dar fastidio una misura di sostegno al reddito che libera le persone dal controllo clientelare. Ricordo alle destre che una città più povera è una città in cui la criminalità trova maggiori opportunità”. Il braccio di ferro tra chi vuole tenerlo e chi vuole cancellarlo è appena cominciato. Seguiranno altri episodi. Con la mafia, ovviamente, sullo sfondo.

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