“Le nostre istituzioni culturali vivono una condizione cronica di precarietà che rischia di spegnere la speranza di una società migliore”. Così Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, in una lettera al Corriere della Sera. “Il tema non è solo quello delle risorse da investire (che registra oggi una positiva inversione di tendenza rispetto al passato) quanto quello di un reciproco riconoscimento di ruolo delle politiche culturali nel sistema Paese”. Un Paese che non pensa alla Cultura, secondo Giambrone, è destinato a impoverirsi e uno “straordinario artigianato di saperi” a scomparire: “Proprio noi che custodiamo bellezza ed emozioni – prosegue il sovrintendente del Massimo – siamo finiti in una spirale perversa di numeri (…) E’ fin troppo ovvio che dove il mercato non arriva deve essere lo Stato a intervenire. Ma perché questo accada, le politiche culturali devono essere considerate parte costitutiva del welfare”. “Tenere in piedi un’istituzione culturale è quasi diventata una battaglia di sopravvivenza – chiosa Giambrone – Se davvero siamo convinti che le istituzioni culturali siano le architravi portanti del nostro Paese, siamo ancora in tempo, tutti insieme, per metterle in sicurezza per il futuro”.
Paolo Mandarà
in Buttanissime Meraviglie
Contro la precarietà della cultura
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