A vent’anni fotografava la gente per strada, “l’idea di mostrare varie tipologie umane mi è venuta allora”; ma da lì alla televisione è un attimo. Tea Falco, classe ’86, nel pieno della sua gioventù, è l’attrice catanese che ha prestato il volto a Bibì Mainaghi nella fortunata serie “1992” con Stefano Accorsi in versione big manager della pubblicità. Quella legata ai fatti di Tangentopoli e al malcostume della prima repubblica. Guardi quella serie e pensi alla Mainaghi, che interpreta al meglio la figlia di un industriale senza scrupoli che si suicida.
Tea Falco, però, è tante cose insieme. Fotografa, attrice di teatro e della tv, (quasi) cantante. Dopo il singolo “Bere” ha diretto un altro video, si chiama “Virale”. In cui si traveste da Barbie tutta selfie e pose (ma non canta). Un’eclettica in perenne evoluzione, alla ricerca di una dimensione che forse neanche le interessa. In questi giorni è a Palermo, nel quartiere della Kalsa, per il rinomato appuntamento con il festival di Sky Arte, in cui presenta il suo documentario “Ceci n’est pas un Cannolo”, insieme alla produttrice Isabella Arnaud.
Di cosa diamine si tratti lo ha spiegato qualche mese al Film Festival di Bologna: un’indagine sul senso della vita secondo un gruppo di personaggi, anzi di persone reali. Tutte eccetto due, Grace e Massimo, che interpretano Adamo ed Eva intenti a litigare sul frutto del peccato, una mela secondo lei, una pera secondo lui. “Discutono perché quello che mi interessava mostrare era la questione dei punti di vista. Che non solo sono diversi ma che influenzano la realtà, secondo i principi della fisica quantistica”.
Si è divertita a girare e scegliere i suoi personaggi. Ora torna in Sicilia dopo che la carriera l’ha portata in giro per il mondo. Nel 2011, ad esempio, vinse uno dei più prestigiosi premi italiani per l’arte contemporanea, il Premio Basilio Cascella, che le consentì di raggiungere un pubblico internazionale. Ha studiato tantissima recitazione, spesso anche a Catania, prima di esordire al cinema nel 2012 nel film “Io e te”, diretta da Bernardo Bertolucci con il festival di Cannes sullo sfondo.
Adesso, come detto, la Sicilia: “E’ un luogo in cui mi piace tornare – ha detto la Falco – E’ una terra che ti risucchia, si sa che te ne vuoi distaccare, ma più sei distante e più la ami. A lei ho dedicato il mio film, ma non per darne l’immagine corrotta della mafia, perché tutto il mondo ha la propria corruzione. Così come la Pipa di Magritte, ne ho scardinato il volto, facendola parlare al plurale coi volti dei siciliani di oggi”. Irrazionale, enigmatica, provocante. Tea Falco.