Tardino: chi vuol essere solidale?

Annalisa Tardino, di Licata, grazie alla Lega è approdata al Parlamento europeo. Molto stimata nel centrodestra

L’europarlamentare della Lega, Annalisa Tardino, da un paio d’anni denuncia “l’assenza d’intervento” da parte dell’Europa sulla drammatica questione migratoria che attanaglia il nostro Paese. “Non è giusto che questi temi si affrontino solo in prossimità delle emergenze”. Gli oltre duemila sbarchi in pochi giorni, e quelli che verranno, sono un’emergenza. Rischiano di far collassare l’hotspot di Lampedusa, umiliando gli ospiti del centro e trasmettendo, al contempo, una sensazione d’incertezza e di paura agli abitanti delle Pelagie e della Sicilia intera, già alle prese con le conseguenze della pandemia.

Perché l’Europa ha gestito così male le politiche migratorie?

“Non ha mai posto in essere gli strumenti idonei a risolvere il problema né dal punto di vista pratico, né da quello politico. Il Parlamento di Bruxelles aveva chiesto nella scorsa legislatura, in occasione della riforma poi naufragata, un meccanismo di solidarietà obbligatorio. Ma se si insiste su questi temi, non si troverà mai una maggioranza in seno al Consiglio, e non avremo mai regole risolutive. Come è noto, solo alcuni sono favorevoli alla ripartizione dei migranti. Gli altri non sono disposti a prenderli”.

Cos’altro va cambiato?

“Nel nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, proposto dalla Commissione europea, non è previsto un criterio diverso da quello del Paese di primo ingresso. Oggi, la rotta più battuta è quella del Mediterraneo centrale, che vede l’Italia come approdo naturale: ma chi si occuperà di questa gente a livello fattuale e giuridico? Come previsto dal regolamento di Dublino, tocca a noi aprire i porti, collocare i migranti nei centri di accoglienza… Mentre tutte le domande di protezione internazionale, dovranno essere esitate dalle nostre prefetture e i nostri tribunali: ci sono alcune sezioni istituite ad hoc investite da un numero impressionante di ricorsi, e tutti con patrocinio gratuito, quindi a carico dello Stato. Quindi anche col nuovo Patto, di cui ancora si discute, rischia di non cambiare nulla”.

Quali sono le richieste della Lega?

“Intanto che venga favorita la dimensione esterna. L’Europa è sempre molto brava a fare accordi coi Paesi terzi: talvolta cedendo ai ricatti, come con la Turchia; in altre circostanze, perché è utile agli Stati del Nord. Ecco: noi vorremmo che questa capacità diplomatica venga posta in essere anche ora”.

Come?

“Facendo accordi coi paesi terzi per i rimpatri. Bisogna, poi, investire risorse per istituire – al posto di finti centri d’accoglienza – dei centri d’identificazione dei migranti in Nord Africa: così sarà possibile distinguere chi scappa dalla guerra, e quindi ha diritto a una protezione internazionale, dai cosiddetti migranti economici. In questo modo aiuteremmo le persone che ne hanno diritto a raggiungere l’Italia, o gli altri Paesi, in maniera legale”.

E’ un po’ forte la proposta dei centri d’identificazione…

“Non stiamo parlando di lager libici, ma di gestione integrata dell’immigrazione, anche da parte dell’Europa, in qualità di garante dei diritti. Chi ci accusa di razzismo, vada a dare un’occhiata all’hotspot di Lampedusa. E’ disumano”.

Cos’altro prevede la ricetta?

“Il rafforzamento dei controlli alle frontiere, evitando che scafisti e trafficanti di esseri umani continuino ad arricchirsi. Poi, bisogna procedere coi rimpatri”.

E’ un capitolo corposo del nuovo Patto.

“Già, ma si parla di rimpatri sponsorizzati: cioè gli Stati che non prendono i migranti, possono decidere di sponsorizzare i rimpatri, fornendo sostegno economico o logistico allo Stato che dovrà effettuarli, che resta quello di frontiera. Mi pare un meccanismo farraginoso che non porterà ad alcun beneficio”.

Sembra pessimista.

“Non vedo molte soluzioni. Almeno finché alcuni Stati, che non sono toccati direttamente al problema, non decidano di trattare la questione come una questione europea e non solo italiana”.

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