Dal pomeriggio “azzurro” al mattino leghista. La cronaca ci rivela che anche i treni non sono più quelli dei “desideri” ma quelli dei nazionalisti. Stimolati dal nuovo corso, i capotreno utilizzano gli altoparlanti come sfollagente. In Lombardia una dipendente delle ferrovie Trenord ha urlato ai Rom: “Zingari, avete rotto. Scendete”. Sospesa dal lavoro, ha potuto subito contare sulla solidarietà di Salvini: ha promesso che farà di tutto per difenderla. A sua discolpa, la signora, ha riferito che pensava che l’altoparlante fosse spento. Insomma, non eravamo di fronte a un caso di razzismo ma di fronte a un deragliamento di decoro.
A Catania, poche settimane fa, un conducente di bus ha deciso di chiudere le porte e lasciare alcuni uomini di colore ma possessori regolari di biglietto. In tutti i casi la linea di condotta è derubricare questi episodi a “goliardata”. Eppure pensate al bellissimo film “Lion”. Un trovatello sbaglia stazione e vaga per tutta l’India a bordo di una carrozza. Verrà adottato da una famiglia e molti anni dopo tornerà a cercare le sue origini. Qui finirebbe inseguito, insultato e il film diventerebbe da cinema d’evasione a dramma di un evaso. In Italia i treni, che sono sempre stati i mezzi di tutte le classi, sono oggi la bassa velocità della tolleranza. Lasciate perdere la Tav che il governo ha deciso di non completare. Quella è solo la partenza. Lentezza, decrescita felice, pauperismo. Il loro sogno non è tagliare nastri ma chiudere cantieri, inaugurare buche al posto di stazioni. Eravamo il paese dei treni del sole. In futuro saremo il paese dei viaggi a termine… della notte.