“Le sentenze si rispettano anche quando, a volte, non si capiscono. La mancata perquisizione al covo di Riina? Basta leggere il verdetto con il quale sono stato assolto da quell’accusa. La decisione fu presa dalla Procura, non certo dai carabinieri che non capisco cosa c’entrino”. A commentare così le motivazioni della sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia è il ‘capitano Ultimo’, nome in codice del colonnello Sergio De Caprio, l’ufficiale del Ros che il 15 gennaio del 1993, quando era a capo del Crimor, arrestò Totò Riina dopo 24 anni di latitanza. Uno dei testimoni diretti di quelle vicende sfociate poi in inchieste giudiziarie dalle quali i vertici del Ros sono stati assolti. Anche se i giudici del processo sulla trattativa scrivono che la mancata perquisizione della villa di Riina sarebbe stata un “segnale di buona volontà” lanciato a Cosa Nostra, con cui era stato intavolato un dialogo attraverso l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
“La responsabilità della Procura, che ha il compito di coordinare l’attività di polizia giudiziaria, è un dato oggettivo non certo un opinione – sottolinea ‘Ultimo’ – personalmente posso solo dire di essere felice che il generale Subranni, il generale Mori e il colonnello De Donno siano stati riconosciuti innocenti”. Il colonnello De Caprio, che dall’ottobre scorso è in pensione, oltre a iniziative di solidarietà come la casa famiglia “Volontari Capitano Ultimo”, da diversi anni partecipa a iniziative antimafia e si occupa di diffondere la cultura della legalità tra i giovani. Sabato 13 agosto sarà al Parco archeologico di Selinunte per l’iniziativa “Musica & Legalità”, l’evento promosso dalla testimone di giustizia Valeria Grasso, l’imprenditrice che ha denunciato il clan di Nino Madonia, killer del generale Dalla Chiesa.