Su Salvini ho convinto Berlusconi

Da sinistra, il presidente dell'Ars e commissario regionale di FI, Gianfranco Micciché, e Silvio Berlusconi

Uno degli interventi più applauditi di Fiuggi, dove Forza Italia ogni anno si fa il check up completo, è stato quello di Gianfranco Micciché, che non ha perso l’occasione di lanciare nuove stilettate al Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Cercando il modo (e le parole) di far convergere il suo partito verso una sostanziale autonomia di pensiero: quella d’azione esiste già, dato che gli azzurri non si trovano al governo. Micciché – al di là del famoso “stronzo” rivolto al leader della Lega dopo il “sequestro” della Diciotti – continua a esser chiaro nella sua disamina: “Noi di Forza Italia non possiamo essere come Salvini. Siamo diversi – afferma il presidente dell’Assemblea regionale – Siamo gente realmente moderata. Lui si faccia 5 anni di governo coi Cinque Stelle. Noi, nel frattempo pensiamo a ricostruirci”.

Qual è lo stato di salute di Forza Italia emerso dalla convention di Tajani?

“E’ quello che abbiamo dichiarato più volte. La situazione al momento è difficile, inutile negarlo. Ma esco da Fiuggi con delle sensazioni positive”.

Perché?

“Sono rimasto contento per le parole del presidente Berlusconi, che nel suo discorso ha fatto accenno ad alcuni problemi come il razzismo e il reddito di cittadinanza. Sono cose che la nostra gente non vuole. L’atteggiamento di Salvini, in questo senso, ci crea dei problemi”.

Lei ha rimarcato la distanza dal capo del Viminale. Ma anche Berlusconi non gli ha risparmiato qualche frecciatina. Segno che la linea Micciché è prevalente?

“La posizione di Micciché rimane molto netta. Quella di Berlusconi credo sia più prudente. La cosa che mi fa pensare è che il mio intervento ha preso una standing ovation. E’ avvenuto lo stesso quando il presidente parlava, e si allontanava un metro da Salvini. Rimaniamo, tuttavia, un partito che segue le scelte di Berlusconi. E io confido nel fatto che stavolta non sbaglieremo”.

Non sbagliare vuol dire accantonare un’alleanza più che ventennale con la Lega?

“Ho avuto modo di parlare con Berlusconi per una decina di minuti prima del suo intervento. Gli ho spiegato che nel mondo ci sono 60 milioni di siciliani. Di questi, 55 milioni sono emigranti. Come potremmo mai pensare a un’operazione di affiancamento nelle politiche anti-immigrazione di Salvini? Al di là della questione razzismo, è una posizione innaturale che non ci viene facile seguire. Io sono abbastanza fiducioso che il presidente faccia le scelte migliori, ma questo rapporto con la Lega è diventato un problema”.

Eppure molti, in Forza Italia, chiedono al Ministro leghista di tornare nella casa del centro-destra. E’ una prospettiva che la trova contrario?

“Attenzione. Io non dico che non bisogna avere Salvini nella coalizione. Ma che oggi non possiamo tenere questa linea politica. Salvini al momento non è con noi, ma sta nella maggioranza di un governo terribilmente negativo, anche da un punto di vista ideologico. Se la Lega di Salvini tornasse quella di un tempo, non penso ci sarebbero problemi. Siamo stati insieme per tanti anni e nessuno si è lamentato. Noi vorremmo la Lega con noi, ma ci devono essere le condizioni per stare insieme. Oggi non ci sono”.

Da quali certezze si riparte?

“Dal fatto che la gente ama Forza Italia e rivuole Forza Italia. Salvini si faccia i suoi cinque anni di governo coi grillini. Nel frattempo noi ricostruiamo Forza Italia”.

Come ha accolto il ritorno in campo di Berlusconi per le Europee?

“E’ una notizia assolutamente positiva. E’ importante che lui sia in campo per le Europee, perché se non ci fosse sembrerebbe quasi che manca il partito. Oggi c’è bisogno di lui, al di là delle alleanze che al momento non costituiscono una priorità”.

Ma è possibile che non si riesce a trovare un atto di governo che metta d’accordo voi e la Lega? Salvini, quando andò il governo, disse di essere il garante del vostro programma elettorale…

“A me non sembra siano stati adottati misure e provvedimenti che ci accomunano. Forse qualcuno ne ha la sensazione perché si continua a parlare di flat tax, che è una cosa cu cui anche noi ci battevamo in campagna elettorale. La flat tax è una legge che serve alla produzione: più le imprese risparmiano, più producono. Ma inserita nel contesto con il reddito di cittadinanza non serve a nulla. Perché il reddito di cittadinanza è esattamente l’opposto: meno gente lavora, meno si produce. Il gap fra Nord e Sud aumenterebbe a dismisura. E noi dovremmo accettare questa situazione massacrando, fra l’altro, i conti dello Stato? Perché per fare il reddito di cittadinanza bisogna sforare il 2%…”.

Tutti slogan?

“Il vero dramma del populismo è questo: molti slogan non sono percepiti dalla gente e diventano addirittura momenti da festeggiare. E rischiano di rivelarsi disastri colossali”.

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“E’ esattamente quello che penso io”

L’ultimo episodio poco istituzionale è capitato al portavoce dei grillini, Rocco Casalino. Che ha minacciato di “far fuori” i funzionati del Ministero dell’Economia se non troveranno i soldi per il reddito di cittadinanza…

“Casalino è un fesso, che non fa questo di mestiere. Che dice di essere il portavoce, ma non si sa quale voce porti avanti. Di certo non è un furbo. Ma in questa vicenda trovo si stia speculando un po’ troppo. Io ho fatto parte di tanti governi e mi è venuta voglia di mandarli a quel paese questi signori. Il Mef è un ministero troppo potente. Quello che si fa viene fatto dai burocrati e non dai governi. Diciamo che non li ho mai amati. Ma in una situazione del genere un portavoce non dovrebbe sbagliare. Quello che ha detto lui è insopportabile”.

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