Burocrazia nel mirino. Strigliati & puniti da Schifani

Il presidente Renato Schifani col capo della Protezione civile, Salvo Cocina. Uno dei pochi a salvarsi dai suoi rimproveri

Se c’è una certezza nella politica siciliana, è che Renato Schifani non ama la burocrazia inefficiente. E quando qualcosa non funziona, la sua mano non trema: parte il cartellino rosso e il “colpevole” finisce fuori dai giochi. Un po’ come successo a Calogero Franco Fazio, (per ora) direttore del Cas, contro il quale il Consiglio d’Amministrazione ha avviato una procedura di contestazione finalizzata alla revoca dell’incarico.

Il Consorzio Autostrade Siciliane, che peraltro investe un bel fiume di denaro – destinatario il solito pagnottista – per veicolare sui social la propria immagine d’efficienza, si occupa della gestione diretta di alcune fra le più importanti arterie siciliane: la Palermo-Messina, la Messina-Catania e la Siracusa-Gela. Fazio, ch’è stato direttore del Dipartimento Turismo all’epica dello scandalo di Cannes, parlando in Commissione Ponte al Comune di Messina, si è spinto un po’ troppo oltre con i commenti. Secondo lui, infatti, “la rete autostradale siciliana non sarà in grado di sopportare l’aggravio di traffico di mezzi pesanti durante la lunga fase di cantiere del Ponte, né il nuovo traffico di mezzi pesanti e leggeri derivanti dal ponte stesso, una volta costruito”.

Parole che vanno in contrasto rispetto all’impegno del governo, che sta co-finanziando i lavori per 1,3 miliardi e si mostra convintamente vicino al ministro Salvini per la realizzazione dell’opera. Le dichiarazioni di Fazio – poi ritrattate dallo stesso – hanno spiazzato Schifani: “Sono rimasto molto colpito da queste dichiarazioni che condivisibili o meno credo che necessitassero di una verifica anche dell’organo amministrativo”. Verifica che non c’è stata, come asserito dall’assessore alle Infrastrutture Aricò. Fazio potrebbe essere destinato a un rapido declino.

Ma non è il solo ad aver rovinato i sogni del presidente della Regione, specie nell’ultimo periodo. A riassumere i fatti ci ha pensato Davide Faraone. Secondo il capogruppo alla Camera di Italia Viva prima “è toccato al povero direttore sanitario dell’ospedale di Villa Sofia, Aroldo Gabriele Rizzo, per i disastri nella sanità, poi a Giacomo Minio presidente della Fondazione Agrigento 2025 per i disastri sull’organizzazione degli eventi per la Capitale della cultura. Infine tocca al dirigente generale del dipartimento regionale Acqua e rifiuti, Arturo Vallone, pagare per la chiusura della diga Trinità e i disastri sulla crisi idrica in Sicilia”. “Il Presidente Schifani – insiste l’ex sottosegretario – non ha gli attributi per assumersi le responsabilità, non tocca assessori, non tocca i partiti, non tocca i mostri sacri campioni di preferenze, tutti ai loro posti a combinar danni. I poveri cristi, invece, a casa”.

A differenza di Rizzo – che si era dimesso da Direttore sanitario di Villa Sofia a seguito della morte sospetta di un paziente dopo venti giorni d’attesa per un intervento – e di Minio, che ha lasciato la Fondazione Agrigento 2025 per un “avvicendamento politico” (al suo posto è arrivata la prefetta Maria Teresa Cucinotta), Vallone è ancora alla guida del Dipartimento Acqua e Rifiuti. Anche se Schifani, con una nota diramata da Palazzo d’Orleans, ci ha tenuto a far sapere del loro incontro. Che è andato male. Durante il summit che si è consumato giovedì pomeriggio, infatti, il governatore ha denunciato “le gravi criticità del suo ufficio sotto il profilo tecnico e operativo nella gestione” della diga Trinità di Castelvetrano, i cui volumi idrici sono stati progressivamente ridotti dal Ministero delle Infrastrutture. Alla base ci sarebbero motivi di sicurezza.

Schifani, all’indomani di un vertice al Mit, ha dato incarico a un consulente specializzato per un approfondimento sulle condizioni strutturali del corpo diga e dell’invaso nel suo complesso, nonché per una rivalutazione delle verifiche statiche e sismiche atte a garantire la sicurezza dell’infrastruttura con il minimo quantitativo di acqua senza rischio per la popolazione e, infine, per individuare gli interventi più urgenti da attuare. Questa fase – di commissariamento in pratica – dovrebbe essere completata entro un mese. Poi si procederà con il progetto di messa in sicurezza.

“Il gioco di Schifani ormai è chiaro – ha ribadito Faraone -: di fronte alle gravissime responsabilità sue e di una classe politica di governo incapace, trova un povero cristo, un capro espiatorio, uno senza coperture politiche, uno su cui scaricare le responsabilità di tutto, gli butta la croce addosso e lo scaraventa in pasto all’opinione pubblica”.

Nel caso Rizzo, a Villa Sofia, non è mai stato sostituito. Anzi, alle dimissioni del Direttore sanitario si sono aggiunte quelle del Direttore generale, Roberto Colletti. Nel caso di Minio, invece, è apparsa lampante fin dal primo momento la distanza (netta) tra Regione e Fondazione. Nella riunione convocata da Schifani in Prefettura, alla vigilia dell’apertura del programma e della visita di Mattarella, nessuno della Fondazione è stato invitato. Anche se è toccato al sindaco Franco Micciché chiedere un avvicendamento alla guida della stessa, con l’allontanamento di Minio e l’arrivo della Cucinotta (“La sua esperienza istituzionale e la sua profonda conoscenza del territorio – ha detto Schifani – rappresentano una garanzia di competenza e visione strategica per il rilancio delle iniziative culturali della città”).

Tempo addietro era finito nell’occhio del ciclone un altro dirigente regionale, uno dei due ad occupare la seconda fascia dirigenziale: si tratta di Antonio Cono Catrini. Nominato dirigente generale del Dipartimento Turismo nel gennaio 2023, durante il suo incarico ha gestito il programma SeeSicily, un’iniziativa volta a promuovere il turismo nell’isola attraverso l’offerta di pernottamenti gratuiti ai visitatori. Tuttavia, il programma sponsorizzato dal Balilla ha incontrato diverse criticità. In particolare, la Regione aveva stipulato contratti con numerose strutture ricettive, acquistando in anticipo un certo numero di pernottamenti con la formula “vuoto per pieno”. Ciò significava che la Regione pagava per le camere indipendentemente dal loro effettivo utilizzo. In molti casi, questi pernottamenti non sono stati usufruiti dai turisti, causando una gestione inefficace delle risorse.

Di fronte a questa situazione, Catrini ha avviato una serie di revoche dei contratti con le strutture alberghiere coinvolte, cercando di recuperare i fondi spesi per i servizi non utilizzati. Queste azioni hanno sollevato polemiche nel settore turistico e all’interno dell’amministrazione regionale. Per tutta risposta il dirigente è stato trasferito alla guida dell’Autorità di certificazione dei programmi cofinanziati dalla Commissione europea, mentre al suo posto è subentrata Maria Concetta Antinoro. Alle Regione le porte sono girevoli, specie per i burocrati.

Alberto Paternò :

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie