La forchetta che bloccava il freno d’emergenza era rimasta lì, volutamente. C’era un problema nell’impianto del Mottarone e la manutenzione di maggio lo aveva risolto solo in parte. Così, per evitare di interrompere il servizio, di fermare la funivia per giorni, o settimane, il guasto è stato ignorato. E il freno di emergenza non ha avuto modo di entrare in azione quando sarebbe stato determinante. Quando, cioè, il cavo di una cabina della funivia di Stresa ha ceduto, causando la morte di 14 persone. Una ricostruzione, questa, che è molto più di un’ipotesi accusatoria. Nella notte sono state fermate tre persone per il disastro di domenica scorsa. Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone srl, del direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e del capo servizio Gabriele Tadini. Agli inquirenti, che indagano per omicidio colposo plurimo, disastro e lesioni colpose, hanno ammesso di aver di proposito lasciato la forchetta. Continua sull’Huffington Post
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Stresa, la strage della funivia “Il freno è stato manomesso”
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