I nemici ra cuntintizza stavolta sono quelli del governo Musumeci. Nessuno, ma proprio nessuno, dei suoi rappresentanti s’è fatto vivo – ieri – all’inaugurazione, dopo cinque anni infausti, del viadotto Himera, lungo la Palermo-Catania. Una brutta pagina del manuale dedicato al ‘rapporto fra le istituzioni’ che, sul tema delle infrastrutture, in Sicilia proprio non si riesce a ripristinare. Lo dimostra la gestazione dei rapporti fra Musumeci e Toninelli prima, e tra Falcone e Cancelleri adesso. Non solo le parti non si parlano, ma addirittura si insultano. Tanto che dopo aver appurato il forfait dei membri dell’esecutivo regionale, i deputati del Movimento 5 Stelle, presenti a frotte, hanno esposto uno striscione per (ri)chiedere le dimissioni all’assessore ai Trasporti, che da par suo le aveva ‘minacciate’ nel caso in cui l’opera si fosse completata in tempi utili: il 31 luglio. Guarda caso, ieri.
Sembrava il post partita infuocato di un big match che vale lo scudetto, con tanto di maledizioni all’arbitro (l’Anas, punzecchiata dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando), e non un momento solenne e istituzionale, in cui far riemergere l’orgoglio di fare le cose. Magari insieme. Pure la vigilia non è stata all’insegna del fair play. Musumeci, in mattinata, anziché esultare per la rinascita di un ponte, 270 metri d’autostrada, che non costringerà gli automobilisti a una torrida gimkana all’altezza di Scillato, postava un video per segnalare i cinque anni di imprevisti: “Non c’è nulla da festeggiare”, ha aggiunto, dando l’immagine di una Sicilia sfregiata e intorpidita. “E’ l’immagine plastica e rissosa di un governo che non riesce a gioire del bene comune”, commentava a margine il capogruppo grillino Giorgio Pasqua, riferendosi al governatore.
Che nel frattempo si recava in visita nell’Agrigentino, percorrendo chissà quale strada: la Statale 189, Palermo-Agrigento, a causa del crac della concessionaria Cmc, vive da anni una condizione disastrosa. Interruzioni e lavori in corso non si contano. Come sulla Statale 640, che conduce da Agrigento a Caltanissetta: anche quell’arteria è in mano all’Anas, che deve completarla entro il 2023, pena la perdita di un maxi finanziamento europeo da 420 milioni. “Dubito che ci riescano” è stato il commento, per niente incoraggiante, dell’assessore Falcone. Agrigento è l’unica provincia rimasta senza un chilometro d’autostrada (contende il primato a Ragusa, dove a fine agosto, però, verrà consegnato un lotto della Siracusa-Gela, fino a Ispica). La prima su cui il viceministro Cancelleri spera di intervenire: “Saranno le prime opere a beneficiare del decreto Semplificazioni, con cui si conta di aggredire in Sicilia opere stradali e ferroviarie per un valore di 17,7 miliardi”.
Lo stesso concetto espresso da Paola De Micheli, durante il taglio del nastro sull’Himera: “E’ il primo di una lunga serie di risultati. Ma dispiace non vedere Musumeci”. Dispiace sì. Perché, in passato, anche le “passerelle” facevano brodo. Oggi non più: addirittura ci si esime da una stretta di mano (e il virus non c’entra nulla). Il braccio di ferro è virtuale e teso a screditare l’avversario. Falcone, qualche settimana fa, è rimasto sbalordito per aver scoperto che nel piano Italia Veloce, presentato dal premier Conte a margine del dl ‘Semplificazioni’, fanno parte le incompiute di sempre. Compresa la Ragusa-Catania, un’altra di quelle infrastrutture su cui il M5s ha posto il cappello: l’approvazione del Cipe, il cambio del soggetto attuatore (dal gruppo Bonsignore all’Anas) e il finanziamento dell’opera – per altro possibile grazie a un lauto “anticipo” della Regione – sono propedeutici alla posa della prima pietra, che dovrebbe arrivare nel 2021. Ma la Statale 194 è una delle dieci opere strategiche per cui la Regione ha chiesto il commissariamento. Ed è andata oltre: chiedendo che il commissario fosse lo stesso Musumeci.
Le ultime stilettate fra Palermo e Roma, oltre che la vertenza della Regione contro Anas, non inducono all’ottimismo. Vale più o meno lo stesso ragionamento per la nomina del commissario alla viabilità secondaria, su cui Toninelli aveva fornito garanzie (il nome che tuttora circola è quello di Gianluca Ievolella, provveditore alle opere pubbliche di Sicilia e Calabria). Sono passati quasi due anni e la proposta resta in ghiaccio. Forse perché – come evidenza Cancelleri – Musumeci non ha mai fornito l’elenco degli interventi, per i quali, fra l’altro, bisognerebbe investire un miliardo in mezzo. Euro più, euro meno. Il viceministro dei Cinque Stelle spera, nell’immediato, di sbloccare i circa 680 milioni che “bastano” alla rivisitazione di tutta l’autostrada A19, dove insistono 62 cantieri. Diciamocela tutta, e non per fare i nemici ra cuntintizza: Himera o non Himera, il disastro sulla Palermo-Catania non si cancella. Qualche mese fa, prima delle vacanze di Natale, il viadotto Cannatello – a rischio crollo – era stato chiuso, costringendo i mezzi pesanti a fortunose deviazioni all’altezza di Resuttano. “Bisognerebbe smontarlo pezzo per pezzo”, secondo Cancelleri. Ma se tutti i cantieri dovessero mobilitarsi all’unisono, rimarremmo senza un’autostrada. Ci vorrà pazienza.
La stessa richiesta allo Stato per le opere che attengono al Cas, il Consorzio Autostrade Siciliano che di recente – come Anas, d’altronde – è stato macchiato da alcuni episodi di corruttela. Basti pensare alla frana che dall’ottobre 2015 blocca una carreggiata della Catania-Messina, all’altezza di Letojanni. Solo a distanza di anni, nel novembre scorso, sono stati assegnati i lavori di rimozione e l’arteria dovrebbe tornare fruibile entro maggio 2021. E c’è la Palermo-Messina, che d’estate diventa un’odissea: su alcuni tratti le colonnine d’emergenza sono coperte dal cellophane. E infine la Siracusa-Gela: cominciata nel 1968, sarebbe dovuta terminare in cinque anni. Entro l’estate, invece, sarà consegnato il casello di Rosolini; entro l’anno il lotto di Ispica, per addentrarsi nel cuore del Ragusano. I lavori, almeno in questo caso, sembrano procedere con una certa solerzia. Anche se Cancelleri e i grillini, in più di una circostanza, hanno segnalato che alla società partecipata dalla Regione, il Cas appunto, andrebbero ritirate le concessioni per le 800 “non conformità contrattuali”. Altro giro, altra guerra e nessun regalo.
Ciò che non è chiaro è quanto tempo ci vorrà a vedere finite queste opere. Ma nel frattempo si litiga e si discute per marcare il territorio. Per stabilire chi è il meno peggio. Per vedere chi la spara più grossa. Giancarlo Cancelleri, a margine del rilancio dell’A19, ha annunciato una bozza di progetto per realizzare un tunnel subalveo sullo Stretto di Messina. La De Micheli ribadiva che per “il ponte abbiamo avviato un’analisi dell’impatto”. La Regione da un lato chiede investimenti corpulenti (allo Stato) e dall’altro utilizza le cesoie per sbarazzarsi di quelli già programmati (come i 110 milioni del porto di Gela, o i 30 del Patto per il Sud sottratti alle infrastrutture secondarie). L’altro ieri, però, Musumeci s’è fatto riprendere in sella a una bicicletta per sponsorizzare l’arrivo del Giro d’Italia (costato un bel gruzzolo alle casse della Regione) che, attraverso le immagini dall’alto, permetterà ai telespettatori di mettere “a fuoco le parti più belle e gli aspetti paesaggistici più interessanti del nostro territorio”. Di certo, non sono le strade.