Mattia Santori, leader della Sardine, non si iscriverà al Pd: “In questo momento il Pd ha un marchio tossico. Nessuno ora farebbe la tessera. Si vede dal fatto che gli iscritti sono in calo. Inoltre le Sardine hanno il vantaggio di restituirmi la fotografia di quei cittadini che seguono la politica ma non sono iscritti a un partito”. Ma il leader delle Sardine, che non rinnega il suo credo politico, si spinge a delle valutazioni su quel mondo. A partire dalla figura di Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e papabile candidato alla prossima segreteria: “Io critico a Bonaccini di non aver avuto un approccio d’ascolto all’idea di Piazza Grande. Non dare continuità a un movimento civico come quello delle Sardine che è nato nella sua regione per la sua elezione, per me è stata una occasione persa. Ma sono pronto a ricredermi. Se devo mettere dei limiti li metto a Renzi, non certo a Bonaccini”. E a proposito del leader di Italia Viva: “Io penso bisognerebbe applicare il principio della recidività. La recidività di chi ha prima fatto grossi errori e poi ha infierito su un corpo già martoriato. Questo dovrebbe causare l’esclusione di diritto. Stessa cosa Calenda. C’è un principio di lealtà da salvaguardare. Come quando i militanti Pd criticano le Sardine perché intervengono da non iscritte: li capisco, perché la militanza impone il rispetto della maglia”.
Paolo Cesareo
in Il sabato del villaggio
“Stop al dialogo con Renzi, è recidivo”
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