Le hanno dato a Taormina il “Premio Istituzionale delle Nazioni” in quanto donna politica che s’è battuta e ha fatto cose conto la violenza di genere. Perché Stefania Prestigiacomo, oggi parlamentare alla settima legislatura, una dei pochi “ragazzi del ‘94”, rimasti ininterrottamente alla Camera fra quelli che entrarono a Montecitorio la prima volta con Berlusconi è stata quella che ha, da ministro per le pari opportunità, inventato e “acceso” il 1522, il numero verde antiviolenza sulle donne, l’8 marzo del 2006 e che oggi smista 20 mila telefonate all’anno. Allora, quando fu istituito le denunce erano ancora troppo poche e la parola “femminicidio” non esisteva nemmeno.
Stefania diversamente dalla media dei politici non ha l’ipocrisia sufficiente a nascondere i difetti e i pregi (che a volte conviene celare ancor di più). E così tutto in lei è “Santa Chiara di Napoli”: la passione, le famose litigate, l’impegno matto e disperatissimo sul lavoro. Ai tempi delle pari opportunità, quando si preparava la modifica dell’articolo 51 della costituzione (che ha sancito le pari opportunità d’accesso delle donne negli uffici pubblici e nelle cariche elettive), un paio di volte ha tenuto il suo staff a lavoro tutta la notte, fino alle 7 del mattino. E lei lì con loro. Incinta di 8 mesi.
L’ipocrisia ci vuole per un politico. Ma forse no se lei è lì, in campo, da 24 anni, con quel carattere. Come quando si mise a piangere di rabbia la volta che il Parlamento di uomini bocciò le quote rosa nelle liste delle politiche. Quote rosa che era già riuscita a far inserire per le Europee. Pianse ma da allora i meccanismi di pari opportunità nei sistemi elettorali a tutti i livelli si sono diffusi e di donne nelle istituzioni elettive ce ne sono molte di più.
L’ipocrisia ci vuole per un politico. Ma forse no. Che poi la storia ti da ragione. Metti la fecondazione assistita. Il parlamento approvò la famigerata legge 40 con tripudio di tutti i bigotti e gli ultras cattolici dell’epoca (non c’era ancora Papa Francesco). Lei sfidando il suo partito, i cattolici del centrodestra, i talebani leghisti, si schierò apertamente per l’abrogazione nel referendum che seguì e che non raggiunse il quorum. Venne attaccata dal fuoco amico, ma poi la Cassazione ha praticamente smontato e cancellato pezzo a pezzo quella legge “ideologica”. Come quando tenne a bada le lacrime, si morse le labbra e serrò i pugni in consiglio dei ministri ai tempi del caso Englaro.
Esiste una narrazione (direbbe Vendola) della pubblicistica dominante che non fa differenze. Tutte le donne di Forza Italia sono accomunate in un giudizio politicamente sprezzante (quando va bene). Da quel mainstream sostanzialmente diffamatorio la Prestigiacomo a tratti è riuscita a sottrarsi quando prendeva posizioni controcorrente, “liberal”. Lei non ha mai gradito queste attenzioni benevole. Santa Chiara di Napoli sa che politici come Follini, Bocchino, lo stesso Fini sono stati idoli della stampa “democratica” finché insultavano il Cavaliere. Finita quella “funzione”, scomparsi, come non fossero mai esistiti.
E così lei ad ogni divisione, scomposizione, scissione del centrodestra degli ultimi anni, una cosa ha fatto e detto sempre: “Sono nata politicamente con Berlusconi, non esiste una mia militanza politica fuori da Forza Italia”. Perché Stefania ha i suoi pregi, ha avuto le sue sfortune (ad esempio essere Ministro dell’ambiente di un governo che sosteneva il ritorno al nucleare, giusto ai tempi della tragedia di Fukushima). Ma ha un difetto grave per un politico e di cui va stoltamente orgogliosa: la coerenza.