Una donna a cui voglio bene possiede un interruttore che tutti noi dovremmo forse avere. È un interruttore che si inserisce tutte le volte che qualcuno pronuncia una frase che potrebbe allontanarla dalla sua comfort zone fatta di piccole cose: la massiccia dose quotidiana di sigarette, le ormai sporadiche apparizioni di Pippo Baudo in tv, l’inopinato orgoglio per certa sicilianitudine folkloristica, l’affetto verso alcune persone che lei continua a tenersi strette malgrado tutto.
Qualche giorno fa sono andato a trovarla e le ho detto una cosa che avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia chiunque. Gliel’ho detto quasi per scommessa, per provocazione, come per choccarla, prevedendo la sua inespressività alla Buster Keaton. E appunto, lei non ha battuto ciglio. Ha ascoltato la mia clamorosa confessione – tranquilli, niente che valga la prima pagina di un giornale – senza sentirmi. L’ho guardata sorridendo, sapevo che stava bluffando, o magari no: aveva soltanto attivato quell’interruttore che le impedisce di ascoltare le cose spiacevoli di cui tutti noi, chi più chi meno, siamo portatori.
È una cosa che prima mi indisponeva (e mi ha indotto, per la mia salvezza, ad allontanarmi da lei, a mettere paletti, chilometri, porte, muri e distanze) ma ora quasi mi diverte. Perché capisco che la sua ostentata indifferenza – come se giocasse a un gioco in cui vince chi provoca di più – nasce dall’esigenza di salvare se stessa. E si salva così, attivando quell’interruttore che la tiene lontana dai guai di alcuni di noi, a distanza di sicurezza, come se vivesse una vita scollegata dalla realtà incombente.
A volte penso che potrei anche dirle “sai mamma, mi restano tre giorni di vita”, e lei mi risponderebbe parlando del tempo o della bambina, “e come sta la bambina? Parla? Parla?”. È il suo nascondiglio preferito, come quando da bambini correvamo dietro la lavatrice o la tenda del salotto buono per non farci trovare. Lei adesso si nasconde così, parlando del quiz di Amadeus e della bambina – “e parla? Parla?” – grazie a quell’interruttore che forse tutti noi, a un certo punto della vita, avremmo il dovere di attivare.