“Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa…”. A me no. Non ancora. Non come a quel tale di cui ho letto sui giornali. Il signor Filippo Zito, 53 anni di normalissima vita nel quartiere Passo di Rigano, Palermo, che senza rendere conto a nessuno è spuntato a “Chi l’ha visto?”. Il che equivale a sparire da là dov’eri sempre stato.
Non è una storia tragica, però, quella del signor Zito. L’hanno ritrovato dopo otto giorni di chissà chi sinni fici. A Trapani. A ridosso del porto. Vivo, nella Cinquecento dove aveva messo a nanna il proprio passato e coccolava un enigmatico presente. Da Palermo a Trapani, il sig. Zito, senza volere (o potere) spiegare niente a nessuno. A discorrere di mare e pesci con gli esperti del posto.
Potrebbe capitare anche a voi. E a me. Oggi sei qua e domani non si sa. Forse per colpa di quella strana musica in testa. Non succede sovente, ma ci si può fantasticare sopra. I potenziali protagonisti non mancano.
La mia vicina di casa, che ha sempre insegnato matematica e ottant’anni non deve più farli, che ho sorpreso a innaffiare le piante sul balcone in reggiseno e minigonna. Oggi qua, domani apprettata, seminuda, su un palo da lap dance. Con push up e tanga glitterati, cianciane alle caviglie e un sorriso maliardo del quale non è capace.
Il toelettatore dei miei cani, in orbita con il nostro Luca Parmitano e intento a pettinare un meticcio di Laika memoria. Me stesso, a Boston, truccato da Edgar Allan Poe, davanti a un uditorio attonito che mormora: “Qualcuno chiami un’ambulanza”. Il posteggiatore abusivo sotto casa mia. Traslato a Roma, assiso su una poltrona da ministro. O anche su due o tre. Che problemi ci sono? Tanto i congiuntivi non li sa. Garantito.
Quando t’insiste una musica in testa, una musica distonica, di questi tempi nostri, può capitare anche a te. Anche a noi. A chiunque.