Soffocati da incendi e rifiuti

Una delle foto più iconiche scattate venerdì a Palermo. Da giorni vengono appiccate le fiamme ai rifiuti accumulati in discariche a cielo aperto

La cosa strana è che Rap, adesso, ha gli autisti. Ma mancano i mezzi. Sono state pubblicate un paio di giorni fa le graduatorie per i 46 posti messi a bando dalla società della nettezza urbana di Palermo, che però non riesce a completare la raccolta e il conferimento dei rifiuti: 25 dei 59 compattatori a disposizione, infatti, sono fermi in garage per avaria. Il risultato è che la città è una fila accatastata di munnizza. Laddove la situazione era diventata insostenibile, specie nelle periferie, sono intervenuti i piromani, che nella notte fra mercoledì e giovedì hanno costretto i Vigili del Fuoco a un’ottantina di interventi per spegnere le fiamme. E’ la rappresentazione di un delirio collettivo, dove la cosa pubblica è presa in carico da privati senza scrupoli.

Ma è anche la storia di sempre. Palermo, nonostante sia dotata di una rarissima discarica pubblica (Bellolampo) non riesce più a sopperire al proprio fabbisogno (in termini di smaltimento). Così i sacchetti e gli ingombranti finiscono per strada. L’ultimo rogo scoppiato ieri al Tmb di Bellolampo, l’impianto di trattamento meccanico biologico, ha fatto rialzare la soglia d’allerta per il pericolo diossina. Ma a mancare è una risposta collettiva. Non solo da parte delle istituzioni comunali, che non riescono a farsi carico dei problemi della municipalizzata (che ha preso il posto di Amia, anni fa, e si è rivelata un carrozzone a perdere); ma anche regionali, che su larga scala sono responsabili di negligenze e ritardi che più volte hanno condotto la Sicilia sull’orlo del baratro. A un’emergenza conclamata e imperitura.

Renato Schifani attende che qualcuno gli conferisca i poteri speciali per realizzare i termovalorizzatori (uno a Palermo) promessi in campagna elettorale. Ma gli annunci del governo non seguono una retta precisa, e non dipendono soltanto dalla variabile “tempo”. C’è in mezzo una montagna di roba da fare: tra cui l’incremento della raccolta differenziata – il livello nelle città metropolitane è ancora troppo basso – la revisione del piano dei rifiuti, l’incentivazione dell’impiantistica pubblica per la chiusura del ciclo. Che non significa affidarsi al business dei “signori” delle discariche. Quali progetti abbia in mente Schifani su questi fronti è un mistero. Le uniche considerazioni – recenti – del presidente riguardano un incontro con il ministro Pichetto Fratin durante il quale “l’attenzione è stata posta sulle procedure da utilizzare per consentire alla Sicilia di dotarsi di termovalorizzatori di ultima generazione, a emissioni zero, in grado di risolvere i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e allo stesso tempo di produrre energia”.

Non esiste altro dio al di fuori degli inceneritori. A Palermo, inteso come Comune, si accontentano di molto meno. Con un ordine del giorno firmato da quattro consiglieri del Pd, si chiede al sindaco Lagalla di intervenire “con urgenza per garantire la pulizia della città” e di ascoltare “le legittime richieste dei rappresentanti dei lavoratori della Rap che chiedono i mezzi necessari per garantire il servizio di raccolta dei rifiuti”. L’atto, presentato ieri mattina in Consiglio comunale, è stato respinto per il voto di astensione dei consiglieri del centrodestra. “Una scelta politica incomprensibile – dicono i dem – che penalizza i cittadini e il turismo”. Scaramucce rispetto alle mega questioni di principio che tengono paralizzata la Regione.

Sembra passata un’era geologica dalle promesse di Musumeci di pubblicare un bando per la realizzazione di due termoutilizzatori su suolo siciliano (in realtà fu aperta una semplice manifestazione d’interesse con l’adesione di sette società). E sembrano lontani i tempi in cui l’ex assessore Daniela Baglieri, capitata lì per caso, suggerì alle Srr di rivolgersi all’estero per smaltire l’indifferenziata che stava facendo esplodere il sistema delle discariche, molte delle quali nel frattempo si sono esaurite (vedi Lentini e Motta Sant’Anastasia). A costo di far schizzare in alto il costo della Tari. Bene: a distanza di mesi nessuno fa più caso ai tanti compattatori che raggiungono altre parti d’Italia, ogni giorno, per abbancare la munnezza. L’emergenza si è trasformata in ordinarietà, nell’attesa (perenne) che qualcuno si interessi alla questione evitando altri scempi.

Le dichiarazioni d’intento di Schifani al momento restano tali. Sulla realizzazione dei termovalorizzatori ci sono numerosi interrogativi anche da parte dell’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro, che non ha mai nascosto uno scetticismo di fondo sui costi e sull’utilità di questi impianti. Ma a cascata le perplessità investono tutti, ambientalisti e non. “Il presidente Schifani continua a parlare di inceneritori – ha detto Nuccio Di Paola, del Movimento 5 Stelle – ma è uno specchietto per le allodole. Sarebbe più opportuno, invece, prendersi la responsabilità di ripianare i debiti delle aziende, di rinnovare il sistema di gestione con una riforma degna di questo nome e soprattutto di rinnovare il parco dei pochi impianti oggi disponibili puntando su quelli più sostenibili rispetto ai vecchi, inquinanti e costosi inceneritori”.

“Le idee che esprime il governo Schifani – spiega Di Paola – sono poche e pure confuse. Abbandonato il modello del project financing del Governo Musumeci, adesso pare che si voglia seguire la strada del ‘modello Gualtieri’ ovvero poteri speciali al presidente della Regione, che in parole povere vuol dire un procedimento amministrativo più rapido. Null’altro che questo. Alla Regione spetterebbe dunque costruirli e poi gestirli, peccato che un inceneritore gestito male è cento volte più pericoloso di una discarica mal funzionante.  Tra l’altro la Rap – segnala il coordinatore dei grillini nell’Isola – ha accumulato in sei mesi un buco di bilancio di quasi 4 milioni di euro. Altro che inceneritore sul modello Copenaghen, in Regione siamo ancora all’abbecedario”.  A proposito di inceneritori: la decisione di rinunciare al modello del project financing, cioè la gestione a carico dei privati che ci mettono i soldi, ha fatto scattare sull’attenti alcune delle aziende che ci avevano creduto: come la SI Energy Srl, che si era detta pronta a realizzarne uno a Catania, ma dal 2020 si scontra sull’inerzia della Cts. La commissione per le autorizzazioni ambientali, oggi guidata dall’esperto di tutto Gaetano Armao, potrebbe avere un ruolo centrale in questa vicenda e indirizzarla a piacimento.

Ma non è l’unica questione. Ci sarebbe anche da completare e rendere agibile la settima vasca della discarica di Bellolampo, dove i lavori sono iniziati anni fa ma non hanno mai visto la conclusione. Intanto Palermo, col caldo e con gli incendi, è ridotto a un tugurio maleodorante e incivile. Nessuno si assume la responsabilità di dire cosa non ha funzionato e cosa è stato fatto. Mancano gli argomenti. E montano i sospetti: “Sarebbe gravissimo – sostiene la consigliera comunale Mariangela Di Gangi, invocando un intervento in aula del sindaco Lagalla – che sull’incendio al Tmb si sia cercato di minimizzare i rischi sanitari, parlando di “ramaglie” quando sembrerebbe evidente dalle immagini già presenti online che le fiamme hanno attaccato il capannone principale nel quale avviene la prima fase del trattamento e nel quale sono quindi presenti rifiuti di ogni tipo. Ancora una volta, quindi, si prospetta formazione di diossina e rischi per la salute che non possono essere sottaciuti o sminuiti”. Il danno non è solo all’immagine (della città) ma anche alla salute (delle persone). Così non si può più andare avanti.

 

 

Alberto Paternò :

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