Nonostante il governo Conte abbia prorogato lo Stato d’emergenza fino al prossimo 15 ottobre, concedendo la possibilità (su base volontaria) di mantenere lo smart working, l’emergenza in Sicilia è già finita. E’ quello che traspare dall’ultima nota di Nello Musumeci agli assessori, in cui il presidente della Regione dice basta al lavoro agile. “Le determinazioni necessarie ad assicurare il rientro in servizio — si legge nella nota di Musumeci, rivelata da ‘Repubblica’ — dovranno essere assunte già a partire dalla prossima settimana. Si invitano le signorie loro ad assicurare con la massima sollecitudine il progressivo rientro del personale negli uffici fino al totale dell’organico e a relazionare allo scrivente entro sette giorni dalla data di ricezione della presente”.
Musumeci ha sorpreso anche l’assessore alla Funzione pubblica, Bernadette Grasso, che era apparsa molto grata ai lavoratori per l’impegno prestato nelle funzioni “da remoto”: “Se non lavorano in ufficio, figurarsi a casa…”, è stato il pensiero più frequente, che non ha fatto dormire il presidente della Regione. Tanto da aver richiamato in ufficio la metà del personale all’indomani delle prime riaperture. Dopo l’ultima direttiva, i direttori generali, fra cui quello alle Infrastrutture, Fulvio Bellomo, hanno preso carta e penna e disposto “la ripresa delle attività in modalità in presenza di tutto il personale, a decorrere dal 3 agosto 2020, nel rispetto delle disposizioni vigenti sulla sicurezza e tutela della salute dei lavoratori”.
“La decisione di Musumeci di far tornare tutti in ufficio, in controtendenza rispetto a quanto stabilito dal governo nazionale e dai protocolli sottoscritti con i sindacati, è gravissima — dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto, del Siad-Cisal — peraltro proprio nel momento in cui i contagi sembrano riprendere quota”. Inoltre, all’interno di alcuni uffici regionali, sarebbe assai difficile garantire il distanziamento sociale, ma anche le provviste in termini di mascherine e gel igienizzante.