Una settimana di stop a Enna, dove il 10% della popolazione scolastica (69 casi su 700 tamponi rapidi) è positivo allo screening della Regione. Addirittura due settimane di “fermo” ad Agrigento e Messina, dove sono intervenute le ordinanze dei sindaci Miccichè e De Luca per mandare in soffitta il provvedimento di Musumeci, che aveva determinato il ritorno in classe di elementari e prime medie a partire da oggi. Sulla scuola continua a regnare il caos. E non basta il dato parzialmente incoraggiante comunicato dall’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla: allo screening di massa è risultato positivo solo lo 0,8% della popolazione scolastica (301 casi su 35.900 test). L’unico che ha resistito è il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che fino a ieri si è fatto portavoce di una richiesta chiara: due settimane di lockdown generale e il superamento della “zona rosa pallido”.
Orlando si era appellato alle autorità sanitarie: “Chiedo formalmente di fare conoscere a me come ad ogni altro Sindaco se si sono poste in essere tutte le garanzie per non esporre a rischio chi frequenta le scuole in presenza. Effettuerò un monitoraggio dei dati giorno e per giorno, pronto ad intervenire se necessario e con tutti i poteri pur limitati che mi sono dati come sindaco”. In nottata sono arrivate le assicurazioni del caso: “Con una nota inviatami ieri sera dall’ASP di Palermo – ha segnalato questa mattina il sindaco – il dirigente afferma che “allo stato attuale, considerata l’adesione allo screening, i dati raccolti e la tendenza attuale, non si ritiene l’apertura delle Scuole una attività di rischio, se mantenute tutte le precauzioni e normative Ministeriali e Assessoriali in merito alle norme da attuare per limitare la diffusione del SARS-CoV2 in ambiente scolastico e lavorativo”. Finalmente – aggiunge il “professore” – un elemento di chiarezza e responsabilità che conferma l’importanza dello screening, che chiedo venga proseguito e potenziato, ma soprattutto l’importanza del rispetto delle regole di prevenzione da parte di tutti, soprattutto dei genitori dei bambini più piccoli nel momento in cui li accompagnano a scuola e devono evitare ogni forma di assembramento”. A tal proposito il sindaco ha integrato l’ordinanza che vieta lo stazionamento, includendo le zone nei pressi degli istituti scolastici.
Ad ogni modo restano delle storture. Come, ad esempio, quella che prevede il ritorno in classe nonostante la “zona rossa”, mentre con la Sicilia in “zona arancione” le scuole erano rimaste chiuse. In tanti hanno fatto notare questo sbalzo umorale all’assessore Lagalla, che però in conferenza stampa si è compiaciuto: “Abbiamo ricevuto tanti consensi, lavoriamo affinché la vita scolastica prosegua nel rispetto delle regole e nelle condizioni di sicurezza per docenti e studenti, in piena coerenza con l’ordinanza regionale 5/2021 e il dpcm del 15 gennaio”. Sul tema arancio-rosso ha provato a difendersi: “La settimana appena conclusa ci è servita a cogliere l’andamento della curva. Coincideva col momento di ricaduta più intensa dei possibili contagi maturati nel periodo natalizio. La nostra è stata un’indicazione di cautela, suggerita e avvalorata non solo dal governo ma anche dalla task force e dal Cts”.
Già perché a supporto delle decisioni di Lagalla c’è pure una task force regionale sulla scuola, che siamo certi avrà fatto sentire la propria voce. Dopo aver capito che l’andazzo era riaprire i cancelli (almeno in parte), il governo con tempismo rivedibile ha organizzato uno screening di massa per alunni e maestri, in tutta la Sicilia. “Un’attività di questo tipo è complessa, coinvolge migliaia di persone, non si improvvisa in 24 ore”, ha spiegato il deputato del Pd, Nello Dipasquale. “A chi dice che abbiamo iniziato lo screening troppo tardi – ha replicato Lagalla – dico che occorreva disporre campionamenti quasi in concomitanza del ritorno a scuola per fotografare la situazione attuale. Adesso abbiamo 15 giorni per verificare cosa succederà, ma siamo pronti a riammettere a scuola anche il 50% degli studenti delle superiori”. Musumeci, dall’altra parte della barricata, sgomita: “Se i contagi non diminuiscono, fra due settimane chiudi tutto”. Altro che superiori.
Gli studenti di licei e istituti tecnici-professionali rimarranno in didattica a distanza almeno fino al 31 gennaio. Poi si intravede uno spiraglio. “Grazie all’assessorato alle Infrastrutture è pronto un piano per potenziare i trasporti pubblici – ha detto Lagalla -. Ci stiamo anche occupando di combattere la dispersione scolastica accentuata dalla Dad. Nei prossimi giorni presenterò al presidente Musumeci un piano complessivo di interventi per la resilienza in campo scolastico e per il ritorno alla conoscenza, confidando su una campagna vaccinale prioritaria per i docenti maggiormente esposti: sostegno, infanzia e quelli con fragilità particolari”. Alcuni sindaci, però, non hanno avuto la bontà di attendere. E hanno disposto il prolungamento della Dad anche per le scuole di rango inferiore: oltre a quelli dei tre capoluoghi (Agrigento, Enna e Messina), provvedimenti simili sono stati adottati a Priolo, Avola, Favara, Monreale, Gangi e Petralia. E la lista potrebbe allungarsi.
Cts: rientro in classe, no al rinvio
Le scuole superiori possono tornare in presenza nella misura del 50% e fino al 75% come previsto dal Dpcm del 14 gennaio. È questo, secondo quanto si apprende, il parere degli esperti del Comitato tecnico-scientifico che si sono riuniti d’urgenza questa mattina dopo la richiesta del governo nazionale di un’indicazione sul ritorno in classe degli studenti delle scuole superiori. La misura, ovviamente, è valida per tutte le regioni, eccetto Sicilia e Lombardia, dichiarate “zona rossa”. Gli esperti, come riportato da “Repubblica”, hanno ribadito al ministro della Salute, Roberto Speranza, di “garantire ove possibile la didattica in presenza”, ma questa volta hanno aperto alla possibilità di “una valutazione autonoma da parte delle Regioni”. Una novità nel confronto sulla scuola di questi undici mesi. Bisogna tener conto, ha messo a verbale il Cts, “delle situazioni congiunturali dei diversi territori”. Da domani si riparte in Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Molise. Mentre Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana e Abruzzo erano già partite giovedì 7 o lunedì 11.