Il Covid rallenta quasi ovunque, tranne in Sicilia dove la percentuale di ricoverati nei reparti in Terapia intensiva ha superato il livello di guardia, attestandosi al 20,2%. Per questo, a partire da lunedì, l’Isola finirà in zona arancione, come sancito da un’ordinanza del Ministro della Salute (assieme ad Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Piemonte). Schizzano al 36% le ospedalizzazioni nei reparti d’area medica, ancora fuori controllo l’incidenza per centomila abitanti, sebbene – progressivamente – il numero dei nuovi casi tenda a diminuire.
Il cambio di colore determinerà qualche problema in più a chi non ha completato il ciclo vaccinale: il primo riguarda l’impossibilità di spostarsi dal proprio comune, salvo per motivi sanitari, di lavoro o di emergenza (e previa autocertificazione). Inoltre sui mezzi del trasporto pubblico locale la capienza scenderà dall’80 al 50%, una misura contestata dalle Regioni. Nei centri commerciali l’ingresso è consentito a tutti nei giorni feriali, mentre nei festivi soltanto a chi ha il certificato vaccinale. Anche in zona arancione, inoltre, bar e ristoranti sono accessibili solo a chi ha il Super Green Pass. Chi ne è sprovvisto non può consumare al banco o al tavolo. È scattato ieri, invece, l’obbligo di esibire almeno il Green Pass base, quello che si ottiene con il tampone negativo, dal parrucchiere, dal barbiere e nei centri estetici.
Dopo il cambio di colore fioccano le reazioni a Palermo. “Era abbastanza prevedibile che, restando a sonnecchiare per mesi e mesi davanti a tanti campanelli d’allarme, prima o poi il disastro sarebbe arrivato. E così è stato: la Sicilia in zona arancione è l’ennesima, amarissima conferma che la coppia perdente Musumeci-Razza non ha mai pensato seriamente a fronteggiare l’emergenza Covid”. Lo dichiarano i deputati regionali del Movimento 5 Stelle e componenti della commissione Sanità all’Ars, Giorgio Pasqua, Francesco Cappello, Antonio De Luca e Salvo Siragusa. “Niente potenziamento delle terapie intensive e niente nuove strutture sanitarie, screening e tracciamento andati rapidamente in tilt. I siciliani purtroppo vedono ogni giorno con i loro occhi cosa significa avere un presidente della Regione che guarda esclusivamente al proprio futuro politico (e cambia idea ogni giorno) e un assessore della Salute che nel suo ambito di competenza non è stato in grado di programmare nulla, figuriamoci prevenire”.
Anche Antonello Cracolici, del Pd, va all’attacco: “La Sicilia tutta da lunedì in arancione non per colpa di un destino cinico e baro ma perché le nuove terapie intensive, finanziate da oltre un anno, sono ancora da realizzare. Eppure molte di esse dovevano essere attive già nel 2021. Un altro successo del governo Musumeci”. Dello stesso parere il segretario dem, Anthony Barbagallo: “Il governatore che di giorno promette e di sera urla alla luna pensa solo ai fatti suoi, alla sua improponibile ricandidatura mentre l’assessore alla salute, Razza, ha fatto meno di niente per aumentare le terapie intensive, incrementare il personale medico e sanitario e coinvolgere i medici di famiglia. E non posso non sottolineare i gravi ritardi nell’edilizia sanitaria – aggiunge Barbagallo – con appalti bloccati e ospedali in sofferenza. Su 79 cantieri aperti solo meno del 10% sono quelli completati”.
“La zona arancione contribuisce a rendere ancora più incerto lo scenario presente e futuro, argomento tutt’altro che secondario per gli imprenditori che devono organizzare la propria attività e decidere per tempo se, come e quanto investire”. Lo dice la presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio, dopo il passaggio della Sicilia in zona arancione. “È evidente che questa incertezza crea un effetto psicologico deleterio non solo sugli imprenditori ma anche sui cittadini che hanno paura, che non sono certo stimolati ad uscire da casa. Questo clima non incentiva i consumi e non ci permette di superare una crisi che dura già da due anni e che sta logorando la resistenza di chi ha dovuto fare veri e propri miracoli per tenere in piedi la propria attività”.
Parlando di ospedali, le maggiori sofferenze si registrano a Gela, dove il reparto di Terapia intensiva del ‘Vittorio Emanuele’ ha dovuto chiudere per la presenza di alcuni medici positivi: “Sette pazienti sono stati trasferiti a Caltanissetta – segnala Ketty Damante, deputata regionale del M5s -, mentre nel comprensorio che abbraccia anche Niscemi e Mazzarino restano in servizio, in totale, solo 4 anestesisti, per coprire tutte le emergenze. Un territorio abbandonato a sé stesso, senza una ‘prima linea’ ospedaliera, a causa dell’assoluta, gravissima mancanza di programmazione in ambito sanitario. L’ennesimo fallimento della gestione Musumeci-Razza”.
A proposito di tamponi, dall’Ars giunge la nota di Stefania Campo, deputata del M5s, che chiede di “estendere anche alle parafarmacie e agli infermieri liberi professionisti la possibilità di eseguire i tamponi antigenici rapidi per il Covid e registrarli nella piattaforma Sirges, così da offrire un’ulteriore opportunità a chi vuole sottoporsi al test e distribuire meglio le richieste, al momento a carico di laboratori, drive-in e farmacie”. “Sono ben 720 le parafarmacie siciliane – spiega Campo – dove operano farmacisti professionisti al pari delle farmacie. Tra queste strutture ce ne sono dotate di spazi adeguati a garantire la privacy degli assistiti. Sono stati superati i 30.000 tamponi eseguiti in un solo giorno – spiega l’esponente grillina – e alla luce del trend di contagi, la situazione rischia di peggiorare. Sarebbe proprio il caso di pensare a un potenziamento dello screening coinvolgendo nuove strutture”.
Nell’ultimo bollettino del Dasoe, il dipartimento Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico della Regione, è emerso che la maggioranza dei pazienti in ospedale nella settimana 10-16 gennaio risulta non vaccinata (75,9% in area medica e 84,4% in terapia intensiva) o con ciclo vaccinale non completo (9,7% area medica e 5,8% terapia intensiva). Per quanto riguarda la campagna vaccinale, invece, ha completato il ciclo primario l’83,83% del target di popolazione regionale. Continua, inoltre, il trend positivo dell’incremento delle prime dosi: nella settimana dal 12 al 18 gennaio si è registrato un aumento del +20,23% rispetto alla precedente. Il dato, disaggregato per fasce di età, evidenzia una lieve flessione nella fascia 12-19 (-7,77%).