Gli assessori – giustamente – l’hanno presentata come un’attività fervente, ma in realtà sono bastati un paio di minuti a testa per riassumere i risultati raggiunti nel 2019 e gli obiettivi del nuovo anno. E’ terminato con Marco Falcone il valzer-social dei membri del governo regionale. E’ durato venti giorni: dal primo, Lagalla, all’ultimo, Falcone. Il responsabile di Trasporti e Infrastrutture ha evidenziato l’impegno per ottenere il finanziamento per la metropolitana di superficie di Catania, che condurrà i passeggeri fino all’aeroporto di Fontanarossa; il raddoppio di alcune linee ferroviarie (senza specificare che su molte tratte – ma qui bisogna chiedere il conto a Rfi – si viaggia ancora sulle littorine a gasolio); gli interventi per le portualità minore siciliana (da Favignana a Marettimo); e la rimozione – sulla A18 – della frana di Letojanni, i cui lavori sono stati aggiudicati dopo quattro anni d’attesa.
Può sembrar tanto, ma è ancora troppo poco per una Regione che fatica a colmare il gap con le altre aree del Paese. Anche nel digitale. Il lavoro degli assessori, come detto, si è ridotto a un paio di minuti d’interventi, e un supporto grafico poco gradevole, per parlare di cose fatte, senza agitare troppo il libro dei sogni. I più audaci, come Razza, si sono spinti a parlare di una sanità ultra-tecnologica, e ben dotata sotto il profilo infrastrutturale (al via i lavori per il nuovo ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo e per l’Ismett 2 di Carini), altri hanno indicato come unico obiettivo la “continuità amministrativa”. Se rimarranno loro, sarà difficile pronosticare il contrario.
Nei video diffusi dal canale Facebook della Regione siciliana, che non sono parsi un capolavoro di balistica e contenuti, emerge forse il vero stato dell’arte di questo governo: limitato all’ordinaria amministrazione, che spesso viene fatta passare per straordinaria, con pochi propositi rivoluzionari (solo Cordaro ha accennato alla riforma dell’urbanistica, mentre Turano ha citato quella del commercio) e scarsi accenni al futuro. Non inteso in senso stretto, ma magari – perché no – da qui ai prossimi dieci anni. E’ il governo dei mancati sognatori (Musumeci l’ha ammesso più volte), imprigionato nella burocrazia impolverata e nei numeri ristretti di Sala d’Ercole. Un governo schiavo dell’emergenza, che non va a nozze con la fantasia, che non si arrisica nell’ignoto.
Il video che ha ottenuto più visualizzazioni, va da sé, è quello dell’assessore Razza. Turano, invece, è quello che tira meno. Una classifica effimera, ad occhio. Ci ha provato pure Pierobon a reinventarsi anchorman, il risultato è modesto (e il periodo, per quanto lo riguarda, poco propizio). L’assessore all’Energia ha spacciato il dato della differenziata, il 40% a livello regionale, come un grande risultato del governo Musumeci. Ma la raccolta dei rifiuti è gestita dai comuni: alcuni vanno a razzo, altri – specie quelli grossi – sono indecenti. Ed è merito o colpa loro. La Regione supervisiona e al massimo “minaccia”, come avvenuto mesi addietro con le ordinanze del presidente della Regione.
Il conservatorismo di questo governo, che dimostra poca voglia di osare, si intercetta nelle location scelte dai singoli assessori per il “ciak”: la maggior parte di fronte o all’interno del proprio ufficio – tra qualche anno potrebbero ritrovarsi tutti quanti nel nuovo centro direzionale di Palermo –, Scavone davanti a un’anonima cancellata. Della serie “facciamolo, se proprio dobbiamo” (l’assessore alla Famiglia è uno dei frequentatori meno avidi dei social). Spiccano Bandiera (a Ortigia) e Cordaro, immerso nel verde (ma è l’assessore all’Ambiente, e se ne intende). L’assessore ai Beni culturali, magari, si sarebbe spinto fino al tempio di Giunone, ad Agrigento. Peccato che l’assessore ai Beni culturali non c’è. Da quasi undici mesi l’interim è nelle mani di Nello Musumeci, che il suo video non l’ha girato. Nessuna fonte dal palazzo potrà dirci com’è andato l’anno dei parchi e dei musei. Né come andrà la prossima.