Da lunedì prossimo la Sicilia torna in zona arancione anche se ha un indice di diffusione Rt sotto la soglia di 1, mentre sarà, come il resto d’Italia, in zona rossa dalla vigilia di Pasqua fino a Pasquetta (dal 3 al 5 aprile). E’ la misura decisa dal governo nazionale durante l’incontro con le Regioni e gli Enti locali. Nello Musumeci parla di una decisione che “provoca tanta amarezza” ma a cui “non possiamo assolutamente opporci, nonostante i dati della Sicilia siano confortanti: abbiamo infatti parametri in linea con una condizione di non emergenza, ci sono meno ricoveri in terapia intensiva, anche se negli ultimi giorni sono aumentati i contagi. È un provvedimento adottato per prudenza – chiarisce il presidente della Regione – però ci fa tanta rabbia. Se accanto a questo provvedimento il governo si preoccupasse di affrettare la concessione delle misure di sostegno agli operatori economici, almeno limiteremmo i danni. Utilizziamo questi giorni per far procedere velocemente la campagna vaccinale, perché tutti hanno diritto a tornare il prima possibile alla normalità”.
Nel periodo dal 15 marzo al 6 aprile le “zone gialle” sono abolite d’ufficio. Inoltre, si passerà automaticamente in zona rossa con un’incidenza settimanale superiore a 250 casi per 100.000 abitanti. La Sicilia per il momento ha un indice Rt di 0.95 e un’incidenza di 77 casi per 100 mila abitanti.
Dal 15 marzo al 2 aprile e nella giornata del 6 aprile, per gli spostamenti, nelle regioni in zona arancione sono permessi in ambito comunale verso una sola abitazione privata, una volta al giorno, tra le 5 e le 22. il limite massimo è di due persone, oltre a quelle conviventi (più disabili e minori di 14 anni). Questi movimenti non sono autorizzati, invece, in zona rossa. Da lunedì prossimo è vietato consumare all’interno di bar, ristoranti e centri commerciali, anche a pranzo, ma resta consentito l’asporto fino alle 22. Per i bar concesso l’asporto di bevande fino alle 18 e stop alle consumazioni nei pressi delle attività. Nessun limite per la consegna a domicilio. Sono aperti i negozi al dettaglio, chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, coprifuoco dalle 22 alle 5.
“A più di un anno dall’inizio dell’emergenza – ha detto il premier Mario Draghi, durante una visita all’hub vaccinale di Fiumicino – purtroppo c’è una nuova ondata di contagi: nell’ultima settimana più di 150 mila infezioni contro le 131 mila della settimana precedente, un incremento di ricoverati quasi di 5.000 persone, della terapia intensiva di seicento unità. Questi numeri impongono massima cautela per limitare il numero di morti e impedire la saturazione delle strutture sanitarie. Qualche giorno fa ho ringraziato gli italiani per la loro infinita pazienza – ha aggiunto il presidente del Consiglio -. Sono consapevole che le misure di oggi avranno conseguenze sull’istruzione dei figli, sull’economia e sullo stato anche psicologico di noi tutti. Sono necessarie per evitare un peggioramento che renderebbe inevitabili provvedimenti ancora più stringenti. Ma, a queste misure, si accompagna l’azione di governo a sostegno di famiglie e imprese e l’accelerazione della campagna vaccinale, che sola dà speranza di uscita dalla pandemia”.
Confcommercio: calpestati i nostri diritti
“Ancora una volta sono stati calpestati i diritti degli imprenditori e dei commercianti della Sicilia, penalizzati da un decreto che evidentemente non tiene conto degli sforzi responsabili (e anche onerosi) che sono stati fatti nell’ultimo mese per mantenere sotto controllo la curva dei contagi. I bollettini ufficiali confermano che siamo stati tra i più virtuosi d’Italia ma nonostante questo torniamo in zona arancione senza un vero perché”. Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, prende posizione dopo il decreto firmato dal presidente del Consiglio Draghi.
“Le nostre imprese commerciali dovranno fare i conti con nuove ristrettezze che creeranno ulteriori difficoltà a chi è ormai da tempo alla canna del gas e senza che il Governo abbia finora dato seguito alle promesse sui sostegni economici e sul differimento delle scadenze di tasse e tributi”. “Le decisioni adottate sono inique, incoerenti e incongrue – spiega la Di Dio -. Quando la Sicilia aveva numeri da “zona rossa” nessuno si è sognato di uniformare anche le regioni che stavano meglio. Ora che i “numeri” sono da zona gialla, gli imprenditori che stanno lottando per farcela da soli, subiscono un altro duro colpo. Come se ci fosse un disegno perverso di mandarci al macero”. “C’è un fortissimo scoramento, alimentato dal senso di ingiustizia e impotenza. Non possiamo stare in silenzio. Dove sono i politici siciliani che avrebbero il dovere di tutelare la Sicilia a tutti i livelli?”
Il bollettino di venerdì in Sicilia
Sono 679 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia su 25.677 tamponi processati, con una incidenza di positivi intorno al 2,6%, in leggera flessione rispetto a ieri. La regione resta undicesima nel contagio giornaliero. Le vittime sono state 13 nelle ultime 24 ore e portano il totale a 4.318. Il numero degli attuali positivi è di 13.796, con un aumento di 274 casi. I guariti sono 392. Negli ospedali i ricoverati sono 772 (+1), quelli in terapia intensiva sono 101 (+1). La distribuzione nelle province vede Palermo a quota 299, Catania 150, Messina 44, Siracusa 31, Trapani 23, Ragusa 49, Caltanissetta 34, Agrigento 46, Enna 3.