Siccità tragica, governo non pervenuto

Schifani e Meloni dirante la firma del patto di coesione. Previsti 90 milioni di euro per fronteggiare la crisi idrica

Basterebbe scorrere un po’ di cronaca sui giornali, e leggere cosa sta accadendo dalle parti di Agrigento (la Capitale della Cultura 2025), per rendersi conto che la storia del voto, delle Europee, di una Sicilia più vicina a Bruxelles, era tutta fuffa. Tutta. Nella città di Luigi Pirandello la siccità non è soltanto per gli animali e le colture, ma anche per gli umani. I rubinetti sono a secco e l’acqua arriva ogni 8 o 10 giorni da invasi ormai prosciugati (e che lavorano soltanto al 50 per cento, per l’elevata presenza di detriti). Le autobotti riforniscono i bed&breakfast su e giù per la città, le disdette fioccano e i turisti scappano. Erano arrivati ad esplorare la bellissima Valle dei Templi, ma pensano di essere rimasti all’epoca dei greci.

Da queste parti non c’è una sola dichiarazione di principio che sia stata tradotta in fatto: “Abbiamo chiesto a Siciliacque di aumentare l’approvvigionamento per Agrigento – ha detto a Repubblica il sindaco della città dei templi, Franco Miccichè – l’acqua è della Regione e non del Comune, la soluzione immediata sarebbe il dissalatore. Sto cercando di pressare. A Porto Empedocle la struttura c’è, le condotte esistono, bisogna mettere il dissalatore nuovo”. Ricordate i dissalatori? Sono finiti al centro dell’Accordo di Coesione tra Schifani e la Meloni, firmato al Teatro Massimo di Palermo qualche settimana fa. Il pacchetto per contrastare la siccità che ha prosciugato invasi e speranze vale 90 milioni. Quanto tempo ci vuole a sbloccare i soldi? La Regione, il 17 maggio scorso, aveva stanziato 3 milioni per “il finanziamento di progetti per la ricerca di nuove fonti idriche, per la valutazione della possibilità di riattivare alcuni dissalatori e per la realizzazione di condotte idriche per alleviare le condizioni di crisi di alcune aree dell’Isola”.

Soltanto martedì scorso, dopo la sbornia elettorale, la Regione ha comunicato il via libera di Palazzo Chigi all’erogazione dei primi venti milioni per contrastare l’emergenza idrica. Sono i soldi promessi dal Ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, contestualmente alla dichiarazione dello stato d’emergenza nazionale, richiesto a gran voce da Schifani e dalla cabina di regia – un coordinamento di esperti illustrissimi – istituita all’uopo: erano stati indicati interventi, nel breve e a lungo termine, per oltre 700 milioni, e ne arriveranno soltanto 20. La moda è prendere tempo: “Gli uffici – ha garantito il governatore – si attiveranno per sollecitare i gestori delle reti e i Comuni nella predisposizione dei progetti e l’avvio delle opere, che in alcuni casi sono già partite. Nel contempo, iniziamo a lavorare su un secondo Piano di interventi che sarà finanziato con altri venti milioni. Comunque – ha aggiunto – anche la Regione ha fatto e farà la sua parte. Abbiamo già stanziato venti milioni di euro per l’acquisto di foraggio per gli animali e per l’idropotabile, e altrettanti li destineremo in occasione di imminenti misure finanziarie che il governo porrà in essere nei prossimi giorni”.

Attenzione, però. Perché qui si va incontro a un’altra figuraccia. Neppure i soldi stanziati per l’acquisto del foraggio (10 milioni), in realtà, sono soldi veri. Perché a determinare il via libera sul decreto dell’assessorato, avrebbe dovuto essere la Commissione Attività Produttive dell’Ars, che giovedì scorso – però – ha “saltato” un giro. Come riassunto da Luigi Sunseri, deputato regionale del Movimento 5 Stelle, “non abbiamo potuto votare perché è mancato il numero legale. Alla convocazione del presidente Gaspare Vitrano (Fi), oltre a me, si sono presentati solamente i deputati Dario Safina (Pd), Alessandro De Leo (Misto) e Giuseppe Catania (FdI). Assenti, per il centrodestra, Michele Mancuso (Fi), Giorgio Assenza (Fdl), Giuseppe Castiglione (Autonomisti), Vincenzo Figuccia (Lega), Riccardo Gallo (Fi) e Salvatore Giuffrida (Dc). Commissione rinviata alla prossima settimana”. Servirebbero ventiquattr’ore a sbloccare i soldi, come ha ammesso il direttore del Dipartimento all’Agricoltura, Dario Cartabellotta. Ma a quanto pare non c’è fretta.

Coldiretti ha stigmatizzato “un comportamento assolutamente non condivisibile di politici che evidentemente dopo le elezioni ritengono l’agricoltura un tema non più interessante. Assistiamo ad uno spettacolo indecoroso – sottolinea l’organizzazione – visto che da giorni di aspettano i dettagli tecnici che potrebbero portare un sollievo agli allevatori. Invece si continua a far governare l’indifferenza verso uno dei comparti vitali della Sicilia”. Dopo la campagna elettorale e l’apertura delle urne, è stata una settimana di assestamento. Che per alcuni non si è ancora conclusa: molti partiti stanno completando il giro dei festeggiamenti, altri stanno affilando le armi per darsi battaglia in sede di rimpasto, altri ancora devono ancora decidere chi mandare a Bruxelles. Domenica prossima, inoltre, si torna alle urne per alcuni ballottaggi (come a Gela e Caltanissetta). E’ fuori di dubbio che la siccità preme, ma la politica è indaffarata in alto.

Domani, ad esempio, Renato Schifani ha convocato la giunta per concludere il parto dei direttori generali della sanità, che entro giorno 20 dovrebbero firmare il contratto a Palermo (seguirà la nomina di direttori sanitari e amministrativi). Un passo avanti che, però, lascerà indifferenti gli agrigentini: “La stagione estiva è alle porte e siamo preoccupati, nessuno finora ci ha dato soluzioni alternative alle autobotti che fra l’altro sono a carico dell’imprenditore – dice uno di loro a Repubblica -. Siamo tornati indietro di 40 anni, ciò rischia di distruggere l’unica risorsa che abbiamo: il turismo”. Se prima i turisti scappavano per gli incendi, adesso rischia di aggiungersi il problema del razionamento idrico.

Nell’Accordo di Coesione per l’utilizzo dei fondi Fsc sono previsti 138 interventi per favorire l’approvvigionamento idrico dei territori: la costruzione di nuovi pozzi, il revamping e ripristino di pozzi già esistenti, la costruzione di bypass e condotte di collegamento, il potenziamento dei sistemi di sollevamento e pompaggio, realizzati dalle società d’ambito e da alcuni Comuni. Inoltre, poco più di due milioni di euro, co-finanziati da Stato (37,5%) e Regione (62,5%), sono stati destinati all’acquisto di otto nuove autobotti e alla riparazione di altre 78 di Comuni e Città metropolitane. Sembra un libro dei sogni, che ha scarsa attinenza coi guai dell’attualità. Li sorvola. Anche se Schifani rassicura: “Il governo regionale è consapevole della situazione di emergenza idrica che la Sicilia sta attraversando, per le condizioni climatiche e per la mancata programmazione degli anni scorsi, e per questo motivo siamo quotidianamente sul pezzo. Siamo fiduciosi nella rapida attuazione di interventi che possano mitigare la siccità”. E’ sul concetto di “rapidità” che qualcosa non torna.

Alberto Paternò :

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