“Una Finanziaria da assemblea condominiale”. La citazione del giorno è di Claudio Fava, che sui vantaggi derivanti dalla Legge di Stabilità, ha pochi dubbi: “Le spese non hanno nulla di strategico né riparatorio rispetto al danno che ha subito la nostra economia e la vita materiale di milioni di siciliani”. Il deputato regionale dei Cento Passi riavvolge il nastro della pandemia, poi guarda con disillusione alla manovra costruita dal governo di Musumeci: “Penso che servirà a pagare le bollette ed evitare che ci venga staccata la luce. Definirla senz’anima è un complimento perché allude alla possibile esistenza di un’anima”.

Non ci trova nulla di “passabile”?

“Questa Finanziaria è una somma di conti minori, di numeri dispari, di piccole spese, che non ha la drammatica e malevola grandezza delle Finanziarie di altre epoche, destinate ai clientes; ma nemmeno la capacità di raccogliere l’urgenza del presente. Cioè di capire, che a un anno esatto dall’inizio della pandemia, la Sicilia si ritrova con mezzo milione di nuovi poveri, con il 20% in più di donne disoccupate, con una crisi verticale delle piccole e medie imprese. Sono numeri da dopoguerra, ma noi la guerra la stiamo ancora combattendo”.

Se si riferisce ai ristori, la Regione ha già chiarito che è compito dello Stato.

“Il punto essenziale è che questo non è un governo, ma una dignitosa rappresentazione di un’amministrazione di condominio dove l’importante è che le scale siano in ordine e l’ascensore funzioni. In quasi quattro anni non ho sentito una sola volta Musumeci proporre un’idea su cui impegnare concretamente la sua maggioranza attraverso un percorso di riforme. Crocetta lo faceva”.

Lo faceva male.

“Era uno che tentava di stare nei panni del governatore, cioè di un’istituzione che deve avere un’intelligenza politica e una capacità strategica proprie. Non aveva né l’una né l’altra, ma ci provava. E ogni tanto faceva proposte folli, del tipo: ‘aboliamo le province e risparmiamo sui costi’. E anche altri governatori, talvolta con derive devastanti dal punto di vista del codice penale, si sono giocati le loro carte. Il problema di questo governo, invece, è che esserci o non esserci non cambia nulla”.

Si spieghi.

“Se al posto di un Musumeci in carne e ossa, ce ne fosse uno di legno, nessuno se ne accorgerebbe. La Regione va avanti comunque con l’ordinaria amministrazione. Il governatore è un avatar… La stessa cosa accade a Catania con il sindaco Pogliese: è stato via perché così avevano deciso gli uffici giudiziari dopo una sua condanna; dopo il ricorso è stato riammesso. Ma nessuno ha notato la differenza”.

Sulla Finanziaria pesano l’accordo Stato-Regione, che obbliga a una cura dimagrante dell’apparato amministrativo e delle compagini societarie; ma anche gli scompensi (eventuali) determinati dall’impugnativa sulle variazioni di bilancio – poi ritirata da Roma – e dalla parifica della Corte dei Conti.

“Il taglio di alcune spese voluttuarie, come nel caso delle partecipate, era uno dei punti all’ordine del giorno della politica riformatrice di Musumeci. Che però è stato utilizzato come elemento d’arredo e messo da parte. L’impugnativa, che in caso di sconfitta alla Corte Costituzionale ci avrebbe costretto a ricostruire tutti i provvedimenti di spesa, ha fatto emergere una duplice menzogna: il governo, infatti, ha detto di non saperne nulla e di averlo appreso a metà marzo, mentre il provvedimento era stato pubblicato sul portale il 26 febbraio e notificato sulla scrivania di Musumeci il primo marzo; inoltre, ha declinato qualsiasi responsabilità. Di tutto ciò che è accaduto, accade e che accadrà l’esecutivo non ha mai colpe”.

Sin dall’inizio si è parlato di rilievi “formali” e non sostanziali.

“Questa sensazione di impunità e di onnipotenza, questo delirio napoleonico – pur essendosi ridotti a governare Sant’Elena, anziché la Sicilia – mi sembra una sfasatura dei tempi. E’ come se Musumeci non si rendesse conto di ciò che accade intorno a lui. E’ il direttore didattico che vuole tutti i ragazzi in piedi quando entra in classe, ma, non appena ci sono alcuni elementi di contrasto politico alto, improvvisamente scompare dalla linea dell’orizzonte”.

Ci faccia un esempio.

“Il caso della commissione Via-Vas. Un anno e mezzo fa, con impeto orgoglioso, Musumeci diceva di aver individuato nella persona del professor Aurelio Angelini un argine alle manovre di palazzo e ai tentativi di corruzione che in passato avevano segnato le pratiche autorizzative di impatto ambientale, come il caso Arata. Se non che, a distanza di tempo, il suo partito presenta un emendamento che azzera la Cts, si toglie dalle scatole il professor Angelini e rimette tutto nelle mani dell’assessore. Di fatti, rivoltando come un calzino il lavoro di tutela e di garanzia che questa commissione aveva svolto. Qualcuno, di fronte a tutto questo, ha sentito il governatore indirizzare vaghe parole ai suoi, chiedendo che diavolo avessero combinato? O si è accorto di una dissociazione non generica, ma concreta, da parte di esponenti del governo contrari all’emendamento? Quando il gioco si fa duro e bisogna prendere una posizione, il direttore didattico se ne torna a casa”.

Con il voto segreto l’aula ha azzoppato l’articolo 8 della Finanziaria, impedendo che la Regione utilizzi un milione e mezzo per attivare la convenzione con la BEI (Banca Europea degli investimenti). Non s’è ancora capito a cosa – materialmente – servissero quei soldi. Alcuni suoi colleghi hanno parlato di “consulenze” e “prebende”.

“I margini di discrezionalità facevano pensare che dietro questa spesa potesse esserci anche l’utile e furbo guadagno di taluni. Poiché era un elemento che aveva creato più di una incomprensione all’interno della maggioranza, il voto segreto è stato chiesto per garantire che anche i deputati della maggioranza sfavorevoli al testo potessero votare contro”.

Alla richiesta di voto segreto segue sempre una corrida.

“Che venga considerato un atto canagliesco, o di sabotaggio, è un’idea ridicola, oscena, patetica. Il voto segreto è una norma del regolamento parlamentare a tutela della libertà di chi voglia esprimersi in dissenso verso la propria parte politica. La maggioranza pretende che tutti i propri parlamentari votino alla luce del sole? Nessun problema, lo aboliscano. Fin quando non avverrà, è folle che il presidente Musumeci alzi il dito e cominci la sua concione contro il voto segreto. Trattandosi, fra l’altro, non del fratello gemello ma dello stesso Musumeci, che con le medesime argomentazioni, nella scorsa legislatura lo difendeva”.

Si è lamentato con Armao per il fatto che la commissione Antimafia avesse richiesto il computo totale dei fitti passivi della Regione, senza averlo ancora ricevuto. Mentre in Finanziaria, all’articolo 3, si parla di 39 milioni, con un taglio del 2,5% per l’anno in corso.

“In commissione Antimafia non è arrivata né la cifra, che si desume dalla Finanziaria, né tutto il resto. Per ciascuno di questi fitti passivi chiediamo di conoscere anche altri dati, come la proprietà degli edifici in affitto, il modo in cui sono stati scelti, la tipologia di contratto con la quale si è addivenuti a quella scelta e a quella spesa. Siamo fiduciosi che ce li forniscano”.

Ma la riduzione dei fitti può essere deliberata unilateralmente, senza coinvolgere l’altra parte (che sia un privato o un fondo immobiliare)?

“La giurisprudenza è chiara. Dice che se l’inquilino decide di pagare meno a prescindere, e pretende che l’altro si adegui, non è detto che rivolgendosi alla giustizia civile questa non dia ragione al proprietario. Siamo di fronte a una manovra aleatoria e molto rischiosa. E se quei numeri – travasati in una legge di spesa – non dovessero concretizzarsi? Avremmo costruito un’ipotesi di risparmio prevista dall’accordo con lo Stato che, poi, verrà smentita dai fatti. Una volta ci si affidava agli aruspici e al volo degli uccelli per ottenere la benevolenza degli dèi. Molti articoli di questa Finanziaria mi sembrano delle preghiere che si muovono nella medesima direzione. Se a uno degli dèi gira storto, però, la Finanziaria va a picco”.

Per risolvere l’atavica questione degli affitti sorgerà un mega centro direzionale. Conviene?

“E’ un progetto che arriva con una quarantina d’anni di ritardo e non tiene conto degli insegnamenti più recenti. Cioè che bisogna puntare sullo smart working e il decentramento, e fare in modo che i tempi della vita, del lavoro e degli spostamenti facciano parte della qualità complessiva dell’offerta della pubblica amministrazione. E’ possibile costruire forme di lavoro altrettanto efficaci senza dovere collocare tutte le risorse umane nello stesso parallelepipedo di cemento. Per ridurre i fitti passivi non serve il centro direzionale. Stiamo ancora pagando piccole furbizie e malversazioni di palazzo. Penso agli edifici di proprietà della Regione ceduti a fondi privati a prezzi di gran lunga inferiori a quelli di mercato, e riaffittati a prezzi di gran lunga superiori. A lungo la politica si è comportata in modo furbo o miope”.

Venerdì le opposizioni hanno disertato una riunione con l’esecutivo “alla luce del comportamento ‘offensivo’ di diversi componenti del governo ed in particolare del vicepresidente della Regione Gaetano Armao”. Cosa è successo?

“L’idea che l’opposizione debba limitarsi a svolgere una funzione da cancelliere – mettendo quattro bolli e un po’ di cera lacca – per qualche regalia ad personam, è un’idea malata della democrazia parlamentare. Gli interventi che abbiamo fatto in questi giorni sono concreti e di buonsenso. Che tutto questo debba trovare irrisione in un post sui social, lo considero un segno malinconico dei tempi. Siamo in una fase in cui l’assessore al Bilancio polemizza sulla Finanziaria non in aula, ma su Facebook, o in cui il segretario del Pd non si dimette in direzione ma sui social. E’ come se Facebook fosse diventato una sorta di specchio a cui parli, senza che nulla ti sia restituito se non la tua immagine. Troppo comodo… Però mi lasci dire un’altra cosa”.

Prego.

“Nelle more di questa Finanziaria – in cui la politica non è sospesa – non abbiamo sentito una sola parola sulla conclusione delle indagini a Caltanissetta. Che della Regione siciliana dice cosa di una gravità imbarazzante. Quello che aveva anticipato un paio d’anni fa la commissione Antimafia, viene messo per iscritto dalla Procura della Repubblica: cioè, che è esistito nella Regione un governo parallelo che ha mediato interessi legittimi al servizio di privilegi di pochi, cioè Montante e i suoi sodali, con la partecipazione di uffici amministrativi, assessorati, presidenti. La domanda che noi ci siamo posti, e che sembra soltanto un trastullo della commissione antimafia, è la seguente: ma siamo sicuri che questo governo parallelo truffaldino abbia cessato di esistere dopo aver messo sotto processo Montante, e che nulla resti come appendice a quel sistema di controllo della spesa, di manipolazione dei procedimenti di decisione e di scelta? Io il dubbio me lo pongo, ma sembra che il tema non riguardi chi svolge una funzione di governo. Si sentono legibus soluti a prescindere”

Un ultimo giudizio sulla campagna vaccinale e sulle code infinite fuori dagli hub.

“Male in tutta Italia, pertanto non mi sento di buttare la croce addosso alla Sicilia. E’ l’intero Paese che annaspa e la Sicilia, che fa parte di questo sistema, offre il proprio contributo negativo”.