Nel grande vuoto cosmico della proposta per le Europee, dove ognuno corre per sé e prova a fregare i compagnucci di sempre, e dove l’unica utilità è l’ottenimento di un seggio e l’iscrizione a un grande contenitore parlamentare (il Ppe, il Partito Socialista e, per i più audaci, i Conservatori), non si è ancora capito cos’è la destra e cos’è la sinistra, per mutuare un’espressione di Gaber. Ma, soprattutto, cos’è l’Udc. Dalle sedicenti cronache delle ultime ore pare che il segretario regionale di quel partito, Decio Terrana, voglia incontrare il segretario nazionale, Lorenzo Cesa, per convincerlo a siglare un patto con la DC di Totò Cuffaro.
L’Udc, che è riuscita a piazzare una bandierina all’Ars – la moglie del segretario Terrana – solo per la magnanimità di Schifani (che l’ha inserita nel “listino”, altrimenti sai che successo con 25 voti di preferenza…), adesso vorrebbe cavalcare i 120 mila voti di Cuffaro (dato delle ultime Regionali) se questo non riuscisse a chiudere un accordo con Renzi per entrare nel listone degli Stati Uniti d’Europa. Ma per farci cosa? L’Unione di Centro, a differenza dell’ultima legislatura (dove si arrabattava fra assessori, Turano, e deputati), non ha più un senso né una proposta. Pratica una forma di parassitismo politico – esserci comunque e ad ogni costo – che ancora oggi proietta il suo leader al fianco dei vincitori di turno. Pur senza avere un voto.
Più che un partito è un cartonato, un contenitore vuoto che serve, ad ogni elezione, per attraversare il fiume Acheronte da una sponda all’altra. Sembra uno di quei carrozzoni della Regione dove vengono parcheggiati i precari per essere assunti (non è chiaro con quale funzione). L’ultima volta che si era parlato dell’Udc era per il tentativo di Salvini di utilizzarlo come arma spuntata per invadere il Mezzogiorno: una sorta di cavallo di Troia – con dentro alcuni parlamentari di calibro – per restituire legittimità alla Lega, incapace di sfondare col proprio nome e col proprio leader. Non se n’è fatto niente perché la proposta non avrebbe superato il vaglio del Consiglio federale del Carroccio. Il vicepremier dovrà accontentarsi di qualche portatore di voti, come il campano Patriciello (ex Forza Italia), per dare rotondità al suo risultato elettorale. E l’Udc? E’ ancora parcheggiato in garage, in attesa che qualcuno trovi le chiavi e lo rimetta in moto.