La tregua sancita alcune settimane fa da un pranzo a Mondello, senza Tamajo, è durata poco. Forza Italia rischia di spaccarsi di nuovo a causa dello “scarso garbo istituzionale” mostrato dall’assessore Daniela Faraoni nel (non) rispondere all’invito di audizione da parte della commissione bicamerale per il contrasto agli svantaggi derivanti dall’insularità. Presieduta, guarda caso, dal forzista Tommaso Calderone. Cioè uno di quelli, assieme all’ex assessore Marco Falcone, che lo scorso febbraio aveva partecipato al pranzo con Schifani con l’obiettivo di rasserenare il clima dopo mesi di tensioni. Culminate, peraltro, proprio con la nomina della Faraoni a piazza Ottavio Ziino.
L’assessore, che sarebbe dovuta comparire per ben due volte di fronte alla commissione (la prima il 27 marzo, la seconda il 3 aprile) non si è mai presentata. E la seconda volta non ha neppure mandato un messaggio per comunicare il forfait. E’ stata talmente oberata di lavoro, la Faraoni, da dover cancellare anche la partecipazione a un convegno organizzato a Ispica, nel Ragusano, dove la sua presenza era stata annunciata con un rullo di tamburi. Ma se gli impegni fanno parte del gioco e anche il suo predecessore, Giovanna Volo, era poco propensa alle apparizioni (specie all’Ars, dive arrivava spesso impreparata), l’atteggiamento della Faraoni rischia di far naufragare la pace nel partito. Lei che, peraltro, viene definita una tecnica “forzista” (ma vicinissima pure a Luca Sammartino, leghista).
L’opposizione interna di Forza Italia, con Falcone & Co., aveva appreso della sua nomina dai giornali. Tuttavia non aveva fatto storie. Ma le ultime vicende – l’assessore sarebbe dovuta comparire in videocall, e neanche recarsi a Roma – ha mandato su tutte le furie Calderone e ha infranto la pax: “Avevo convocato l’assessore alla Sanità per verificare lo stato di salute della sanità siciliana – ha sbottato l’ex parlamentare regionale sui social -. Ivi compreso l’indecente situazione del Pronto Soccorso di Barcellona. Non si è presentato. È incredibile. Non gli daremo tregua. Fino alla fine”. Forse è proprio a causa delle (ipotetiche) domande sul Pronto soccorso di Barcellona che l’assessore ha marcato visita. E comunque Calderone si è già premurato di trasmettere tutto ai presidenti di Camera e Senato, alla Procura e alla Corte dei Conti (“per l’eventuale esborso che questa inutile seduta mattutina ha determinato per le casse dello Stato”) ma pure a Renato Schifani. Il quale, probabilmente, dovrà metterci una pezza.
Il governatore, in questi mesi, ha delegato alla Faraoni numerose questioni impellenti. Che l’assessore, fra un disbrigo pratiche e l’altro, avrebbe dovuto affrontare. Invece, per citarne una, non si è ancora risolta la vicenda delle strutture convenzionate che, a causa dell’introduzione del nuovo nomenclatore tariffario, si ritrovano a erogare prestazioni sottocosto per il pubblico, col rischio di dover chiudere baracca e burattini in un tempo non troppo lontano. Un nuovo incontro è previsto per il 14 aprile in assessorato, anche se l’accordo stenta a decollare: si parla di 15 milioni per la copertura di una serie di prestazioni investite dai “tagli”. Ma bisognerà mettere la proposta nero su bianco, trovare un accordo con Roma sulla deroga al Piano di rientro (che impedisce nuova spesa), agganciarla a una variazione di bilancio e sperare che l’Assemblea non giochi un brutto scherzo.
La Faraoni, che nelle ultime settimane ha dovuto affrontare lo scandalo dell’Asp trapanese, si è limitata inoltre a osservare la danza di Ferdinando Croce, limitandosi all’invio degli ispettori. Non ha praticato alcuna moral suasion nei confronti del manager per farlo dimettere (d’altronde non bisognava irritare Razza, per il quale resiste un vecchio debito di riconoscenza legato alla sua nomina all’Asp di Palermo). L’avvio della procedura di decadenza dall’incarico, su spinta del presidente Schifani, rischia di far vita a un durissimo contenzioso e non mette al riparo da colpi di scena che potrebbero manifestarsi nel medio termine. La stessa Faraoni, inoltre, non ha ancora trovato il tempo per nominare il suo successore proprio all’Asp di Palermo, dove le funzioni di Direttore generale sono state “assorbite” sine die dal Direttore sanitario.
Faraoni non può dire di non conoscere i problemi della più grande Asp della Sicilia, anche per averli gestiti (in modo tragico) negli ultimi sei anni; eppure continua a tergiversare. Non scioglie i nodi, non applica le soluzioni, non possiede il senso dell’urgenza. Perché è urgente la situazione attuale della sanità siciliana, e non solo a Palermo. Ma l’assessore si limita al compitino, a fare i saluti in video ai convegni. Non ha dato alcuna disponibilità alla commissione bicamerale prima del 21 aprile. Quelli gli avevano proposto di vedersi anche di notte. Una situazione che riapre una ferita in Forza Italia, quando tutto sembrava suturato.
I murati vivi sono tornati in attività, danno prova di esistere: fremono, mordono e soprattutto non dimenticano. Non dimenticano che a Marco Falcone venne soffiata la delega alla Programmazione; non dimenticano che il suo sostituto all’Economia, Alessandro Dagnino, è stato scelto da Schifani ed è fuori dai quadri di partito; non dimenticano che anche per la Faraoni è avvenuto lo stesso, senza consultare le correnti, e senza alcun atto di “ricompensa” nei confronti dei ribelli. C’era stato il pranzo di Mondello per provare a ricucire lo strappo. Ma oggi la Sanità ne ha generato un altro. Come i tanti venuti fuori dalla competizione elettorale per le provinciali. Non è un bel partire e nemmeno un bel vedere. Per Caruso & Co. ritornano le preoccupazioni di sempre.