Si allarga il feudo della sanità

L'assessore alla Salute, Ruggero Razza, butta giù la maschera. La sanità è al centro della campagna elettorale

Il piatto forte della campagna elettorale di Nello Musumeci è quello della Sanità. Una materia che rappresenta il 40% circa del bilancio della Regione, che in altri tempi era considerato (lo è tuttora) il centro del potere politico, ma che da qui in avanti, attraverso una serie di operazioni messe in piedi dall’assessore al ramo, Ruggero Razza, potrebbe garantire un importantissimo bacino di voti in caso di ricandidatura del governatore uscente. Che sull’assessorato di piazza Ottavio Ziino siano puntati i riflettori dall’inizio della legislatura è notorio. Anche se nell’ultima fase storica, a causa dell’esplosione di una pandemia senza precedenti, e degli investimenti programmati dall’Europa (il Recovery Plan), l’interesse è schizzato.

Razza, un assessore a cui di certo non difettano furbizia e cinismo, non si è risparmiato. Ha messo le mani ovunque, perfino in recinti non suoi – come all’Oasi di Troina – tentando di trasformarli in succursali di controllo del consenso. E’ lì, dal centro d’eccellenza per disabili in provincia di Enna, guarda caso la stessa circoscrizione elettorale della moglie Elena Pagana, che Razza avrebbe insediato il “circo magico”. Trasformando l’istituto, fondato da padre Luigi Ferlauto e diramazione di Sacra Romana Chiesa, in un feudo di Diventerà Bellissima. O meglio: degli scontenti di Diventerà Bellissima, da ripagare ad ogni costo per l’esclusione di Alessandro Aricò – secondo la ricostruzione de ‘La Sicilia’ – dal turnover assessoriale. E così, come previsto dall’ultimo schema di convenzione che garantisce un contributo da 500 milioni in dieci anni, l’assessore ha nominato direttore generale dell’Oasi un consigliere comunale di Palermo, Claudio Volante, professione avvocato, che non avrebbe nemmeno maturato i requisiti previsti. Passi per Volante, che è stato revocato dal presidente dell’IRCCS (un prete!) per alcune operazioni poco chiare, anche gli Stati generali di Diventerà Bellissima Palermo erano stati trapiantati nell’entroterra ennese. A godere di incarichi e consulenze come se a Enna o nelle province limitrofe mancassero validi professionisti.

Un’operazione di arroganza politica, denunciata in primo luogo dalla Cgil, che non ha riscosso il minimo interesse all’interno del “cerchio magico” del governatore. E nemmeno nella maggioranza di governo, per la verità. Neanche un minuto per un chiarimento o una smentita, nulla. Solo la consapevolezza, anche questa non acclarata ma certamente considerata, che l’Oasi rappresenta una gallina dalle uova d’oro, potendo contare su 700 dipendenti (con concorsi e stabilizzazioni in corso), 2.700 ricoveri e 23 mila prestazioni ambulatoriali l’anno. Razza ha ordinato un’ispezione con l’intento di verificare la fondatezza dell’impugnativa presentata dal direttore generale dell’IRCCS contro la revoca della sua nomina. Un atto di “ingerenza politica” secondo Antonello Cracolici, del Partito Democratico, il quale ha alzato la voce contro “una forma di intromissione nella vita e nella gestione di un ente privato che potrebbe sfociare nell’inevitabile condizionamento dell’attività e delle scelte dell’Ente”.

Un’altra gallina dalle uova d’oro è certamente il Cefpas, il centro di alta formazione per manager e operatori sanitari, che insieme alle Asp, dovrà provvedere all’attivazione dei corsi formativi per il riconoscimento dell’attestato di Emergenza Sanitaria Territoriale al personale medico non specializzato né specializzando utilizzato dalle Usca per l’emergenza Covid. Lo stesso Cefpas, gestito da Carmelo Sanfilippo (un fedelissimo di Musumeci e Razza) al quale finiranno le commesse – 140 milioni – per la digitalizzazione del sistema sanità, come previsto dalla missione 6 del Pnrr (che ne ha destinato alla Sicilia 800 milioni complessivi). Ma è anche lo stesso Cefpas che Razza aveva individuato per ospitare il Cerpes (Centro siciliano epidemie e pandemie) il cui debutto romano, però, è stato rinviato.

Non mancano gli altri provvedimenti assunti a scopo elettorale. A partire dalla decisione di prorogare fino al 31 dicembre i 9 mila precari Covid, i cui contratti sarebbero scaduti proprio oggi con la fine dello stato d’emergenza. Ma si è trovato un escamotage per fare in modo che, in Sicilia, l’emergenza rimanga tale. Nell’atto d’indirizzo inoltrato ai manager di Asp e ospedali, infatti, Razza ritiene che i dati attuali dei contagi “se per un verso sono indicativi dell’efficacia delle misure di mitigazione dell’emergenza epidemiologica adottate dalla Regione siciliana, per altro verso rendono evidente la necessità di mantenere, sia pure in una prospettiva di rimodulazione, le strutture create per il contrasto al Covid” e pertanto “codeste Aziende potranno procedere, ove non vi avessero già provveduto, alla proroga per tutto il 2022 degli incarichi conferiti ai medici specializzandi”. Non solo.

Le Asp “possono assumere a tempo indeterminato il personale del ruolo sanitario e gli operatori socio-sanitari che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali (…) e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un Ente del Servizio sanitario nazionale almeno diciotto mesi di servizio”, di cui sei fra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022. Ma lo strappo più significativo avviene sui circa 3 mila amministrativi, selezionati attraverso un click day del Policlinico di Messina, il cui supporto “risulta imprescindibile al fine del costante espletamento di tutti gli adempimenti previsti”. Cioè la segnalazione dei casi positivi, l’attività di supporto per tamponi e vaccini, eccetera. Peccato che gli hub si avviino lentamente verso la chiusura e che gli ospedali non possano contenere questa mole di precari.

Nell’atto di indirizzo però c’è spazio per il colpo di genio finale. Con cui si invita le Asp a “prorogare i rapporti in essere (…) anche attraverso una loro rimodulazione oraria” e “previa analitica ricognizione del fabbisogno e comunque sulla base delle esigenze organizzative presenti nelle diverse realtà aziendali”. Senza tener conto delle differenze di bilancio fra un Asp e l’altra. Ma soprattutto dell’eventuale reazione negativa di un direttore generale, che di fronte all’impossibilità di stabilizzare, si ritroverebbe ad aver violato un atto d’indirizzo da parte dell’assessorato. Un potenziale “infedele”. Un discorso che ci riporta alla legge blocca-nomine, che in maniera del tutto teorica scongiura un ricambio ai vertici di aziende e ospedali nella fase finale della legislatura. Ma che in pratica, come confermano i rumors su Daniela Faraoni a Palermo, potrebbe non bastare.

All’articolo 5 della legge n.3 del 2022, infatti, si legge “che al fine di garantire la continuità dell’azione amministrativa, nel caso di cessazione delle nomine (…) nei 180 giorni della scadenza naturale della legislatura” (come nel caso delle Asp), “il governo della Regione nomina i commissari straordinari, individuandoli prioritariamente nei soggetti la cui nomina, designazione o incarico è cessata nei predetti 180 giorni”. Prioritariamente. Significa che i commissari straordinari dovrebbero essere gli stessi manager che si apprestano a terminare l’incarico (il prossimo 18 aprile), a meno che non subentrino gravi contestazioni al loro operato. O che qualcuno, come nel caso che “minaccia” la permanenza della manager dell’Asp 6, sia bravo a trovarle. Sarebbe l’ennesimo atto di arroganza politica, che già da un pezzo – ad esempio – ha visto esaurire la pazienza di Gianfranco Micciché: “Razza? Si sente l’imperatore Ruggero I”.

Micciché aveva contestato anche la gestione della missione 6 del Pnrr, e in modo particolare la ricognizione delle centinaia di interventi per realizzare Ospedali e case di comunità in Sicilia: un documento inviato a Roma senza aver consultato il parlamento e la commissione di merito. E corredato, tuttavia, dell’avvertenza che qualsiasi modifica al piano originario sarebbe stata responsabilità dell’Assemblea regionale. “Qualche anno fa da un messaggio del genere sarebbe partita un’inchiesta per mafia” aveva osato Micciché, con riferimento a un testo Whatsapp inoltrato dal segretario del presidente Musumeci, Marco Intravaia, ai sindaci dei comuni “premiati”.

Fu l’inizio di un durissimo scontro fra il presidente della Regione e Forza Italia, culminato con la promessa che mai e poi mai Micciché avrebbe rifatto un regalo del genere al governatore: lasciargli, oltre alla poltrona più ambita di palazzo d’Orleans, anche l’assessorato alla Salute. Al netto di questa casistica – il piano, rivisto e modificato, è stato inoltrato all’Agenas, prima di un passaggio al Ministero – resta l’impressione di una gestione controversa della miniera d’oro. Una gestione offuscata, fra l’altro, dall’inchiesta della Procura di Palermo che dietro le menzogne sulla comunicazione dei dati Covid, ha ipotizzato l’esistenza di un “disegno criminoso” in cui sarebbe coinvolto lo stesso Razza (fin qui solo indagato).

L’ultima iniziativa adottata ieri dal governo, e che contribuisce al quadro elettorale di cui sopra (ma almeno secondo una logica di trasparenza), è la pubblicazione di tre bandi per l’assunzione di mille medici a tempo indeterminato per colmare le carenze d’organico. Sono in palio 466 posti per medici di guardia medica, 461 per medici di base (aperto anche agli specializzandi) e 15 per pediatri. ‘Venghino, signori, venghino’.

Enrico Ciuni :

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