Il consiglio comunale di Palermo ha votato la sfiducia nei confronti dell’assessore alla Mobilità Giusto Catania. Si trattava di una mozione di Fabrizio Ferrandelli, del 2019, ripescata all’occorrenza. Alle opposizioni, che da qualche tempo hanno preso in mano le redini di Sala delle Lapidi (dopo l’addio fra il sindaco e Italia Viva), non è andato giù il comportamento di Orlando e del suo assessore, rei di aver ignorato una precedente mozione che prevedeva la sospensione della Ztl per tutto il 2021 (e che invece è stata riattivata, in centro, già dal primo giugno). Ma Ferrandelli, in una nota, fa accenno ad altre criticità “ben note alla cittadinanza che riguardano l’insostenibilità del traffico cittadino da ponte Corleone passando in via Belgio, dalla Cala per arrivare alla Fiera del Mediterraneo. Un vero incubo quotidiano. Altrettanta preoccupazione – dichiara il consigliere di +Europa – registriamo in merito alla gestione del trasporto pubblico. Si constata, infatti, una sensibile riduzione delle corse e un preoccupante disequilibrio nei conti dell’azienda in questione (Amat). A queste puntuali contestazioni seguono continue offese alla cittadinanza da parte dell’assessore Catania, squalificando il ruolo che riveste”.
Anche in questo caso Orlando avrà la facoltà di ignorare l’atto – che non è giuridicamente vincolante – e tenersi in giunta un assessore ‘delegittimato’. E’ probabile che lo farà. Si tratta, comunque, dell’ennesimo colpo infero a un sindaco sempre più caracollante, che nell’ultimo periodo ha subito e basta. Qualche giorno fa l’assessore Prestigiacomo – già sotto accusa per la politica dei “ponti” – ha rimesso la delega ai Servizi idrici dopo il commissariamento di Amap, a seguito di un’inchiesta sul cattivo funzionamento dei depuratori che avrebbe generato un danno ambientale. La Prestigiacomo, che risulta anche indagata, è stata difesa a spada tratta da Orlando: “Rimarrà anche se la condannano”. Il sindaco, qualche settimana fa, non è stato in grado di trattenere invece Giuseppe Mattina, che si è dimesso dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per un’inchiesta della magistratura sulla onlus “Apriti cuore’, nella quale risulta indagata anche la moglie.
Prima era stato il turno di Italia Viva, costretta a far dimettere i due assessori in giunta – Customati e Piampiano – a causa della rottura prematura con il sindaco. Il doppio addio, e la separazione dai renziani, ha segnato il punto di non ritorno per Orlando e i suoi, che da quel momento non hanno più una maggioranza e sono costretti a puri atti di sopravvivenza per non cedere lo scettro (e la poltrona). Palermo paga ancora la rinuncia a Roberto D’Agostino, che l’estate scorsa fece le valigie dopo gli attacchi del sindaco sulla gestione dei cimiteri (ne sono seguiti risultati addirittura peggiori, con la delega che adesso è affidata in coabitazione al primo cittadino e all’assessore Tony Sala). E’ stata una diaspora, eppure Orlando si ostina a rimanere. Un giocatore da solo in mezzo al campo, che Fratelli d’Italia propone di ‘cacciare’ con un’altra mozione di sfiducia. Un tentativo venne fatto nel settembre 2020, ma le condizioni (numeriche) erano assai diverse e il colpo rimase in canna.
Ora a Palazzo delle Aquile comanda l’opposizione: “Il dato certo – spiega Alessandro Anello, consigliere comunale della Lega – è che l’assessore alla Mobilità, vero riferimento di questa Amministrazione, è stato sfiduciato in toto. La maggioranza del Consiglio non lo vuole più, rifiuta una gestione del traffico così assurda e scellerata. Catania è stato protagonista della stagione in cui, per trasportare la spazzatura fuori da Palermo, la Rap venne caricata di extracosti che ancora oggi si porta dietro; così come di un Piano Regolatore che in questi giorni è arrivato nelle commissioni ma – dato che l’assessore è sfiduciato – non vedrà la luce entro la fine di questa legislatura”.
Ora sta a Orlando scegliere. Ma la scelta, a meno di ripensamenti clamorosi è già fatta. Catania ha replicato alla mozione con un post sui social: “Una risata vi seppellirà”. Molto difficilmente il sindaco potrà privarsi della sua pedina più importante. “Dato che Orlando non ha più riferimenti e mancano ancora dieci mesi alle elezioni, credo che ci si debba sedere con le forze più responsabili del Consiglio – cioè coloro che non sostengono questa finta maggioranza – e trovare un modo per concludere la legislatura, portando avanti, nell’interesse di Palermo, i 5 o 6 punti più importanti – sottolinea Anello – tra cui l’annosa questione del Bilancio. Senza un intervento consistente dei governi nazionale e regionale rischiamo il dissesto”.
“Una risata vi seppellirà.” Groucho Marx pic.twitter.com/QJjMSAkV6d
— Giusto Catania (@GiustoCatania) June 8, 2021
La replica della giunta: sfiduciateci il sindaco, non gli assessori
Gli assessori di Orlando, senza il loro capo, nel pomeriggio si sono presentati in conferenza stampa per fare chiarezza sull’attuale situazione al Comune di Palermo. A fare gli onori di casa il vicesindaco, Fabio Giambrone: “La situazione è fuori controllo – ha attaccato il braccio destro del ‘professore’ – Questo non è il corretto rapporto istituzionale tra i due organi del Comune. La mozione a Giusto Catania è un provvedimento fuori da qualsiasi logica e senza nessun effetto pratico. Il Consiglio vuole sfiduciare anche gli altri assessori? Ebbene, noi non parteciperemo a sedute di Consiglio per affrontare mozioni di sfiducia riguardanti gli assessori e richiamiamo al senso di responsabilità il presidente Totò Orlando. Ci sono una trentina di regolamenti fermi, che non vengono calendarizzati: perché? Forse qualcuno vuole stoppare il cambiamento di questa città? E la si smetta pure con i comportamenti irriguardosi nei confronti del segretario generale e dei dirigenti del Comune, vittime di attacchi volgari. Sala delle Lapidi abbia il coraggio di sfiduciare il sindaco: noi saremo presenti in Aula per contrastarla e dire la nostra”.
Anche l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, fra quelli più agguerriti: “La degenerazione dell’istituzione Consiglio è da psicoterapia. Basta con il dileggio. Se c’è la volontà di tornare indietro ai tempi di Cammarata, sappia il Consiglio che noi non arretriamo e andiamo avanti”.