Giorgia Meloni deve aver constatato quanto sa di sale lo pane altrui quando, all’uscita del salotto di Bruno Vespa, si è ritrovata in mano le dichiarazioni di Matteo Salvini, esibitosi in contemporanea con un certo ritrovato vigore (sovranista). Dichiarazioni che rendono plastica la più classica inversione dei ruoli rispetto a quando l’uno, sia pur con molti distinguo, subiva il sostegno al governo Draghi e la conseguente emorragia di voti, mentre l’altra, per nulla consumata dai doveri, poteva baldanzosamente interpretare il ruolo di alfiere del sentiment populista: quel senso comune scettico con l’Europa, insofferente alle regole, ostile agli immigrati e bisognoso di un nemico. Continua su Huffington Post
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Settemila migranti a Lampedusa e Salvini apre la caccia a Meloni
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