Cosa ci fa – cito da Wikipedia – “un professore di Paletnologia presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e docente a contratto alla Scuola di Lettere e Beni culturali dell’università degli studi di Bologna, già Docente a contratto presso l’Università Philipps di Morburgo in Germania” in un assessorato regionale? E non della regione dello Schleswig Holstein, efficiente e rigorosa, ma nella Regione Sicilia, inefficiente, ruffiana e clientelare.
Cosa ci fa chi “ha organizzato missioni archeologiche in Italia, Pakistan, Iran e Iraq”, cosa ci fa chi “nel 2005 ha guidato gli scavi a Mozia, riportando alla luce, sulla strada sommersa che conduce all’isola, delle strutture identificabili come banchine”, cosa ci fa chi “nel 2008 ha realizzato un film documentario con Folco Quilici sulla preistoria mediterranea a Pantelleria”, in una lista minore (Futuro e Libertà per l’Italia) del consiglio comunale di Palermo alle amministrative del 2012 dove non solo la lista non raggiunge il quorum del 5% per ottenere consiglieri, ma il l’illustre archeologo pur arriva ventiquattresimo su 50 candidati nelle preferenze con 171 molto imbarazzanti voti personali?
Cosa ci fa Sebastiano Tusa – figlio del mitico Vincenzo Tusa, grande archeologo e Accademico dei Lincei e maître à penser della cultura isolana – in questo suo pendolare fra la scienza e la prosaica politica, fra le università e gli uffici regionali, fra Soprintendenze di mare e di terra e liste inquiete come quella dei finiani in cui generosamente e tragicamente si mise in gioco nel 2012?
Chi non lo conosce, come chi scrive, si ritira, come l’occhio manzoniano dell’addio ai monti, sorpreso dinanzi a quella ampiezza che non è tuttavia uniforme ma proteiforme. Perché l’assessore Tusa a leggerne la biografia si rivela multitasking. Studia, insegna, commissiona varie commissioni e “consula” dotte consulenze, ma poi quando sta per entrare, come dice Vargas Llosa, “nel fiore degli anni, la cinquantina”, abbraccia la burocrazia e nel 2001 diventa – cito da www.sebastianotusa.it – Dirigente del Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani, insomma passa il Rubicone e accede alla burocrazia regionale, restando comunque sempre professore. Nel 2004 la svolta, il salto, il colpo d’ala. Presidente della Regione è Totò Cuffaro e l’allora assessore ai beni culturali Fabio Granata crea la “Soprintendenza del Mare” e gliela affida. (E c’è pure qualcuno che s’è sorpreso e ha protestato se in campagna elettorale per le ultime amministrative a Siracusa, Tusa è venuto a Siracusa e ha parlato con Granata delle magnifiche sorti e progressive della città. E c’è pure qualcuno che si è sorpreso se alla fine Tusa non è venuto a Siracusa a constatare se mai il parere della soprintendenza sul bar specchioso della piazza d’armi dinanzi al Castello Maniace in Ortigia fosse tutto preciso e in regola.)
Tusa poi tornerà a Trapani da soprintendente e poi tornerà a soprintendere al mare nel 2012 quando si candidò, con gli esigui esiti di cui sopra, al consiglio comunale di Palermo nella lista dei finiani, di cui Granata era notoriamente uno dei leader nazionali. Infine nel 2018 l’ascesa al soglio assessoriale succedendo a Vittorio Sgarbi. Resta sospesa la domanda se alla fine il Nostro sia un accademico prestato alla politica, o un politico che ha fatto accademia. Domanda inutile se si è multitasking e, in tempi di ambientalismo diffuso, soprattutto rinnovabile.