E’ venuto in Sicilia spinto dal suo narcisismo, convinto che il mondo giri attorno a lui come la terra attorno al sole. Ha ripetuto dieci, cento, mille volte che è sceso a Mezzojuso non per giudicare ma per raccontare. E per raccontare si è portato i suoi affilati accusatori, quelli che gli avrebbero sempre e comunque dato ragione. Davanti alle telecamere ha recitato la parte dell’Inquisitore, del predicatore, del fustigatore e anche del divino Redentore: apostrofava la folla con il ditino alzato, col piglio del maestrino che voleva impartire una lezione di vita e di antimafia, con la spocchia di chi crede di incarnare il Bene contro l’esercito del male, con la tracotanza di mostrarsi al mondo come il puro e duro che non ha mai commesso un peccato o un errore. La piazza lo fischiava e lo spernacchiava. Ma lui non si è mai chiesto perché. Era il solito Giletti.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Se un narciso va in terra di mafia
massimo gilettimezzojuso
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