Il presidente Renato Schifani, con uno slancio di misericordia verso Nello Musumeci e Gaetano Armao, sostiene che la voragine di 866 milioni denunciata dalla Corte dei Conti non è un buco di bilancio ma un qui pro quo: un contrasto tra poteri dello Stato che prima poi si chiarirà. Sarà. Ma i giudici contabili hanno rilevato anche una lunga sfilza di irregolarità per oltre 400 milioni: soldi che non si potevano spendere, azzardi, malefatte di ogni genere. Un altro disastro. Di fronte al quale l’assessore all’Economia, Marco Falcone, ha coniato una parola indecente: ha detto che l’incidenza delle contestazioni sull’ordinaria amministrazione della Regione non sarà “impattante”. Un modo come un altro per estendere l’omertà di casta a tutti i bravi ragazzi della confraternita: da Ruggero Razza, ex reuccio della Sanità, fino a Manlio Messina, il Balilla del Turismo.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Se la voragine non è un buco
marco falconeregione sicilianarenato schifani
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