Partiti ed esponenti di partito hanno sempre in bocca la sanità. Non perché siano riusciti a scongiurare la chiusura di un ospedale – l’on. La Vardera denuncia l’assenza dell’assessore Volo a Corleone, che rischia di perdere il presidio – o incrementare le dotazioni organiche degli ospedali di periferia, a corto di medici. No. La sanità rappresenta per la politica un tentativo strenuo di lottizzazione del potere. E così ecco spuntare le nomine, con annessa la storiella dei più “meritevoli”, e le riforme.
Repubblica ha anticipato un disegno di legge strutturato in sette punti che prevede la creazione di nuovi centri di potere: sei aziende ospedaliere da creare ex novo, per 18 poltrone in più (per direttori generali, sanitari e amministrativi). Proprio quest’ultima proposta, che la solita, impalpabile assessore Volo ha definito una “mera ipotesi di studio”, ha provocato un trambusto nella maggioranza. Facendo venire allo scoperto una corrente di Forza Italia ostile all’asse fra Schifani e Cuffaro. Piccolo antefatto: la fuoriuscita di Lombardo dall’asse strategico con Forza Italia e DC per le prossime Europee, ha indebolito parecchio la posizione del presidente della Regione. Perché tutti, dentro e fuori dalla coalizione, pensano che – della coppia – sia lui il subalterno.
Il vespaio è scaturito però da un intervento del capogruppo della DC all’Ars, Carmelo Pace, che durante un intervento a una tv locale ha detto di non sapere nulla della riforma sanitaria perché il ddl non sarebbe mai approdato all’attenzione di un “tavolo ristretto della maggioranza insieme a Cuffaro” e pertanto non costituisce “un’ipotesi vera”. Apriti cielo. La prima a scagliarsi sul deputato democristiano è stata Margherita La Rocca Ruvolo, presidente della commissione Salute all’Ars fino alla scorsa legislatura: “Il primo organismo a valutare le varie proposte che arrivano dall’assessorato per la Salute o dai parlamentari – ha detto La Rocca Ruvolo – dovrebbe essere la commissione Sanità dell’Ars, non un gruppo ristretto. Le parole di Pace sono gravissime e lasciano pensare che ci sia una cabina occulta attorno alla sanità siciliana, questo non lo possiamo accettare”.
A nulla sono valsi i chiarimenti di Pace sul concetto di “tavolo ristretto”, né le precisazioni del segretario regionale Cirillo (“Chiediamo con forza al Presidente della Regione di scegliere i più competenti e approvare le nomine in giunta senza consultare i partiti”) giacché la bomba era già esplosa. Col pretesto della sanità, infatti, una fetta di Forza Italia (capeggiata da Marco Falcone) avrebbe espresso la propria contrarietà all’appiattimento del partito sulle posizioni di Totò Cuffaro. Idea già manifestata, apertamente, da Lombardo e, in tempi non sospetti, anche da Fratelli d’Italia, che ha contestato l’ingente campagna di rafforzamento dell’ex governatore (che ieri ha arruolato altri tre consiglieri comunali a Canicattì). I patrioti, sul tema delle nomine, si erano schierati apertamente: “Siamo certi che il governo Schifani- in coerenza con gli impegni assunti- sceglierà i migliori manager. In una situazione post covid e con le tante criticità che ogni giorno emergono, servono infatti le migliori risorse, a prescindere dalla tessera di partito”.
Adesso, diteci voi: com’è possibile, con questo clima e con queste diffidenze reciproche, approvare una riforma della sanità (o qualsiasi altra riforma)? Come puoi convincere Lombardo, promotore della legge del 2009 (assessore dell’epoca Massimo Russo), che per quindici anni abbiamo solo scherzato? E che fine faranno le nomine dei direttori generali, ormai congelate da luglio? Non si sa neppure da quale elenco dover pescare: ‘maggiormente idonei’ o solo ‘idonei’? Ma più in generale: esiste un modo per resettare tutto e riavviare l’azione di governo che, a quasi un anno dall’insediamento – il prossimo 15 novembre – non ha raggiunto un solo risultato? Il centrodestra, nonostante la presenza di Schifani a Brucoli e quella di Sammartino a Ribera, è falcidiato dai veti. E l’assessore al ramo, Giovanna Volo, non agevola di un’unghia la situazione.
Ismaele La Vardera, che ha preso il posto di De Luca e agisce da ‘megafono’ di Sud chiama Nord, ne ha segnalato l’assenza al dibattito sull’ospedale di Corleone, dopo averla colta impreparata a numerose interrogazioni d’aula. In effetti l’assessore non parla e non si vede quasi mai, tranne che per alcune cosuzze: come il via libera ottenuto dal ministero della Salute al Piano di prevenzione regionale, che secondo Schifani “si iscrive perfettamente nell’azione del governo regionale che lavora quotidianamente per la piena tutela della salute della popolazione siciliana”; o per annunciare che i 42 progetti messi a punto dalle ASP, dal valore di 300 milioni, sono in attesa del disco verde definitivo da parte di Roma. L’obiettivo, oltre a quello di far proseliti in vista della prossima campagna elettorale per le Europee, è migliorare l’assistenza sanitaria attraverso la riqualificazione edilizia e tecnologica, da finanziare al 95% con fondi statali relativi all’Accordo di programma ex articolo 20 della legge 67 del 1988.
Peccato che un’enorme quantità di denaro messa a disposizione dallo Stato, attraverso la struttura commissariale anti-Covid, non è chiaro dove sia finita… A scoprirlo, in commissione VI, ci hanno provato i deputati di Sud chiama Nord: “Scopriamo oggi – scrive in una nota Giuseppe Lombardo – che alla conclusione dei lavori per il Pronto soccorso del Policlinico di Messina, uno dei 74 interventi previsti in ambito regionale, ci vorranno ancora 9 mesi, dopo tre anni dall’inizio di questa fondamentale opera”. A rispondere ai tanti dubbi dei deputati c’era l’architetto Salvatore Lizzio, ex soggetto Attuatore e tuttora responsabile in attesa che il presidente Schifani proceda a nuova nomina. “Durante la sua audizione, è emerso che il budget originale di 200 milioni di euro destinato per il potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza COVID è stato chiaramente insufficiente. E’ paradossale pensare che stiamo parlando di interventi che dovevano essere completati nel giro di pochi mesi per far fronte all’emergenza Covid e ci troviamo invece a distanza di tre anni, con l’emergenza ormai fortunatamente superata, a dover ancora fare i conti con cantieri aperti”.
In questa terra di incompiute, la sanità è il settore messo peggio. E Volo non ha fatto nulla per sovvertire il trend. Anche sul disegno di legge di riforma s’è tirata indietro. Sbagliata? Contestabile? Sarebbe stato comunque un tentativo… e invece “il documento – ha dichiarato l’assessore – non è stato ancora sottoposto al presidente della Regione o alla giunta regionale che dunque ne ignoravano l’esistenza. Ogni tentativo di farlo passare per un documento ufficiale risulta, quindi, falso e pretestuoso”. La Volo ha mozzato la manina segreta che ha fatto girare il disegno di legge tra giornalisti e addetti ai lavori. Meglio apparire fermi. O non apparire affatto.
Le opposizioni erano già sul piede di guerra: “Apprendere dalla stampa i contenuti della riforma principe della sanità è l’ennesimo schiaffo di Schifani al Parlamento- ha detto il capogruppo del M5s Antonio De Luca -. È l’ulteriore conferma che per il presidente della Regione, l’Ars, dove Schifani non si vede praticamente mai, è solo un fastidioso orpello. Sia chiaro, noi non siamo disposti a fare i notai delle decisioni prese dalla giunta, specie per scelte fondamentali che regoleranno la vita di tutti i siciliani per i prossimi anni, come quella per il riordino del servizio sanitario regionale”. Prima di riordinare la sanità, è ovvio, la maggioranza dovrebbe riordinare le idee. Capire chi comanda e chi dà la linea; comprendere che l’azione di governo non è solo una parentesi (fastidiosa) fra campagne elettorali; prendere consapevolezza che non è più il tempo dei rinvii.
I manager della sanità entro il 31 ottobre
Il governo procederà alla nomina dei manager delle aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche siciliane entro la scadenza degli attuali mandati. Lo scrive in una nota Palazzo d’Orleans. La precedente proroga degli incarichi si era resa necessaria perché la Commissione regionale per la selezione dei candidati idonei alla nomina a manager non aveva ancora concluso la procedura valutativa.
Questo lavoro è stato portato a termine e il governo regionale rispetterà i tempi per procedere alle nomine dei direttori generali, secondo le norme di legge, affinché siano al più presto nel pieno delle loro funzioni, così da poter dare, nell’ampio arco temporale garantito dal loro mandato, un contributo di efficienza e visione strategica per il rilancio della sanità.