“Contrariamente a quanto trovate scritto anche sul nostro giornale, è del tutto improbabile che il New York Times abbia rivelato un segreto militare (l’intelligence americana aiuta gli ucraini a localizzare i generali russi da colpire), provocando le ire di Biden e del Pentagono. Certi lussi possono concederseli soltanto le democrazie, mentre ogni giorno ci viene ampiamente ricordato da fior di democraticissimi postfascisti e poststalinisti che gli Stati Uniti sono un regime liberticida”. Lo scrive Massimo Gramellini, nel suo Caffè mattutino sul Corriere della Sera. “Non essendoci, secondo costoro, alcuna differenza sostanziale tra la Casa Bianca e il Cremlino, se il New York Times avesse davvero pubblicato una notizia scomoda per il governo – insiste il giornalista – il suo direttore Dean Baquet sarebbe già agli arresti o alle prese con la difficile digestione di un hamburger al polonio, mentre è stato visto aggirarsi tranquillamente tra i talk show come un Santoro qualsiasi. Anche il furibondo scontro in materia di aborto tra la Corte Suprema e il Presidente suonerà a certi orecchi come una fandonia palese, dal momento che nella dittatura gemella, quella di Putin, se un giudice osasse contraddire il suo Presidente rischierebbe di finire denazificato in un gulag. Possiamo onestamente immaginare che negli Stati Uniti le cose vadano diversamente? Perché se così fosse, e se il New York Times avesse davvero pubblicato quell’articolo, significherebbe che le libertà, per quanto «borghesi» e formali, da qualche parte esistono ancora e non fanno nemmeno poi così schifo”.
Paolo Cesareo
in Il sabato del villaggio
Scontro a distanza fra Gramellini e Santoro
massimo gramellinimichele santoro
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