È vero, non l’hanno vista arrivare – i media per primi – ma ora che sono trascorsi 30 giorni dalla sua ascesa alla guida del Pd, Elly Schlein per tanti continua a risultare una sfinge. Ognuno, dalla sua trincea, la dipinge come gli piacerebbe che fosse: da destra come un’acchiappa-farfalle e dal pianeta pentastellato come un’amerikana, che potrebbe contribuire a portare l’Italia in guerra. Lei lascia puntualmente cadere, a differenza di Giorgia Meloni, che invece adora puntualizzare, inseguendo verbalmente i contraddittori più diversi, anche quelli di seconda fila. Schlein attacca, ma se si tratta di contrattaccare, valuta sempre se le convenga o meno. Quasi che si sia programmata a tavolino su tutto: sui piccoli e sui grandi problemi.
Ad un mese dalla consacrazione delle primarie, si comincia a capire che leader sarà Elly Schlein. Tanto per cominciare, si è capito meglio perché abbia vinto le primarie: in ogni occasione pubblica la segretaria mostra una marcia in più, ha grinta e trasmette pathos, è una grande affabulatrice. Ma questo, grosso modo, si sapeva. L’articolo su Huffington Post