Schlein e la Rai. La lottizzazione logora chi non la fa

Elly Schlein (foto Mike Palazzotto)

Ella, cioè Elly, l’ha detto con chiarezza: “Il Pd non starà a guardare” la destra che lottizza la televisione di stato. Ecco. Giusto. “Organizzeremo un sit-in alla Rai per difendere la libertà di stampa e il valore di un servizio pubblico che non può essere TeleMeloni”. Il 7 febbraio. Dunque: girotondo attorno al cavallo (morente) di Viale Mazzini. Ora, a parte le sciocche ironie sul fatto che il 7 febbraio inizia Sanremo e dunque il palazzo Rai di Viale Mazzini sarà all’incirca vuoto, a parte questo dettaglio insignificante, la questione della protesta è seria. Per capire infatti l’amarezza e la contrarietà contenuta in queste parole della segretaria del Pd bisogna ricordare che durante tutti questi anni di lottizzazione generalizzata, l’onorevole Schlein e i dirigenti del Pd, da Paolo Gentiloni a Dario Franceschini, hanno vissuto all’estero dove si sono dedicati principalmente alla entomologia e al giardinaggio. Lontani dalle cose italiane, alieni da qualsivoglia aspirazione di potere, restii persino a ricevere notizie da amici e da parenti, risoluti soprattutto a evitare ogni contatto con le persone e gli ambienti della Rai, gli uomini del Pd non hanno mai nominato membri del cda, direttori del Tg1, del Tg3, del Tg regionale, vicedirettori a grappolo, capiredattori a schiovere, capocronisti in Toscana e in Emilia, e soprattutto mai hanno promosso autori e conduttori, favorito carriere nei talk-show o chiesto che la Rai raccogliesse le virgole del deputato o del trombone di partito chiamati al dibattito del nulla. Mai. E’ infatti inspiegabile perché Giuseppe Conte abbia detto che non parteciperà alla protesta. Continua su ilfoglio.it

Salvatore Merlo per Il Foglio :

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie