Schifani in caduta libera

Il presidente Renato Schifani durante l'inaugurazione dell'area d'emergenza del Policlinico di Palermo

E’ consuetudine, in campagna elettorale, promettere posti di lavoro. Ma in questo caso il presidente della Regione, Renato Schifani, rischia di patire sulla propria pelle (e nelle urne) la situazione di segno opposto: nel mondo della Formazione professionale e dei Forestali, infatti, monta l’agitazione. Che si traduce in due differenti tavoli di crisi: hanno cominciato, ieri mattina, gli operai del comparto forestale, che da mesi sono in attesa della riforma annunciata da Luca Sammartino, ex assessore all’Agricoltura. Una platea di 18 mila persone che, di recente, s’è “accontentata” dell’aumento delle giornate lavorative (ma solo per chi era al minimo: cioè i settantottisti) ma che aspira a lasciarsi alle spalle una situazione di precariato cronica. E poi ci sono gli operatori della formazione, circa 6 mila, che da mesi non ricevono lo stipendio.

La Regione non eroga più un euro. Eppure alcuni Avvisi, come il 7 e l’8, sono regolarmente cominciati. Altri, invece, si sono impaludati: “In particolare – ha spiegato, al Giornale di Sicilia, Gabriele Albergoni del Cenfop – non è mai partito l’Avviso 3 che premetterebbe di attivare i corsi per gli ex percettori di reddito di cittadinanza e per i cassintegrati. Vale 56 milioni e senza questi corsi i disoccupati non possono neanche incassare il contributo da 350 euro al mese disposto dallo Stato”. Il valore complessivo di questo fermo amministrativo (relativo ai mancati pagamenti) si aggira sui 136 milioni. La formazione professionale, da sempre un tema molto sensibile alla Regione (basti dare un’occhiata agli scandali e alle inchieste giudiziarie del passato), ribolle. Mentre l’esito della vertenza è affidato a un tavolo tecnico convocato per oggi in assessorato da Turano.

Lo stesso Turano che, dopo i dissidi per il sostegno al candidato del Pd alle Amministrative di Trapani (ormai lo scorso anno), sembra nuovamente ai ferri corti con Schifani per non essere riuscito a garantire la collaborazione necessaria. Il leghista, che è anche candidato alle Europee, rischia di pagare i tentennamenti e le proteste a caro prezzo – dopo le elezioni è previsto il rimpasto della giunta – ma per evitare di finire all’angolo (da solo), ha invitato al tavolo i colleghi dell’Economia (Falcone) e della Famiglia (Albano), oltre ai direttori dei dipartimenti interessati: serve “una verifica sullo stato di avanzamento delle procedure relative agli avvisi in corso e sulle eventuali responsabilità dell’amministrazione nei ritardi dei pagamenti. L’obiettivo è trovare soluzioni amministrative immediate a queste problematiche, rispondendo così alla richiesta delle principali associazioni rappresentative degli enti della formazione professionale”.

Sull’altro fronte, invece, Schifani non può giocare a scaricabarile. E’ stato il governatore a scegliere di non nominare un sostituto di Sammartino dopo l’inchiesta giudiziaria per corruzione che l’ha condotto alle dimissioni; ed è lui – assieme agli “odiati” burocrati – a dover giustificare i ritardi di una riforma attesissima. Dopo aver stabilito, per decreto, l’incremento delle giornate lavorative ai super precari del settore, Sammartino si era spinto oltre, annunciando “una riforma attesa da anni e già condivisa con le organizzazioni sindacali, che presto vedrà la luce”. E che avrebbe dovuto garantire ai lavoratori una transizione verso la stabilizzazione. In realtà non ci sono stati passi avanti e difficilmente ce ne saranno prima dell’estate, anche se la mobilitazione annunciata per ieri, a seguito di un vertice in assessorato con alcune sigle sindacali, è sospesa. L’agitazione resta, in attesa del prossimo incontro fissato per il 28 maggio “L’interim nell’Assessorato – dicono i sindacati – non può giustificare inerzie e rinvii senza data. Si corre il rischio che pure questa legislatura finisca senza l’approvazione di riforme indispensabili per uscire da una eterna gestione dell’emergenza che non sappiamo a chi faccia comodo, ma certamente è disastrosa per la Sicilia e per i siciliani”.

Schifani, a causa delle rimostranze provenienti da ogni dove, potrebbe perdere un bel bottino di voti. Anche se ha già perso, in realtà, il controllo del partito e la fiducia da parte dello stato maggiore romano. Il vero fautore delle liste azzurre per la circoscrizione Isole è Antonio Tajani, che infatti ha piazzato la Chinnici come capolista. E, più in generale, l’incontro fra il segretario nazionale e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, è un chiaro segnale di “prospettiva”. Tajani guarda al 2027 con rinnovato interesse, ma non ha alcuna intenzione di lottare per la conferma di Schifani, che in questi primi due anni di legislatura è apparso sotto tono e sempre più schiacciato sulle prerogative di Fratelli d’Italia. Tanto che a determinare le sorti del partito alla prossima competizione elettorale non sarà l’operato o la moral suasion del presidente, bensì il numero di preferenze ottenute dai due big della lista – gli assessori Tamajo e Falcone – ma anche la discesa in campo di Cuffaro e di Lombardo, il cui impatto potrà influire, peraltro, sull’elezione di candidati esterni (Dell’Utri in quota Noi Moderati) o ‘tecnici’ (la Chinnici).

L’ultimo fulmine a ciel sereno, qualche giorno fa, è giunto dal sondaggio Swg, che vede Schifani all’ultimo posto nella classifica di gradimento dei governatori. Ultimo in Italia, con nessuno alle spalle. Segno del malcontento generale rispetto a un’azione di governo che non ammette riforme – leggasi sopra – ma neppure dibattiti (come sulla siccità), tanto meno una pronta risposta alle emergenze che assediano la sanità. Qui manca il governo, resiste solo l’amministrazione del sottogoverno, che ogni giorno può contare su nuovi consulenti e pagnottisti affermati. L’obiettivo di autoconservazione del potere si scontra con la tragica realtà che c’è fuori: come evidenziato ieri dall’Ance, la Sicilia rischia di perdere un miliardo (a valere sul Pnrr) per la realizzazione dei progetti di rigenerazione urbana. Progetti su cui il governo Meloni ha assicurato le coperture, ma che, intanto, potrebbero subire ritardi nella loro realizzazione, considerato che i Comuni sono a corto di risorse. Il Ministro Fitto, per la cronaca, ha ribadito “non vi è il rischio di nessun taglio di risorse”.

A peggiorare lo stato dell’arte è l’assoluto e intollerabile silenzio rispetto agli scandali già accertati, come quello sul Turismo: gli oltre dieci milioni ritenuti “non ammissibili” dalla commissione Europea (ma già spesi dalla Regione con la promessa di intascarli da Bruxelles), rischiano di creare una voragine di bilancio da appianare immediatamente; e si attende ancora il responso delle risorse investite attraverso il programma SeeSicily per finanziare i big player della comunicazione (quasi 25 milioni), su cui sono in corso i doverosi controlli da parte dell’autorità. L’unico sussulto Schifani l’ha avuto per proteggere l’assessore alla Salute Giovanna Volo, rimasta coinvolta in un’inchiesta della Procura di Messina per peculato e corruzione. Un po’ poco per salvare l’onore (e la poltrona).

Costantino Muscarà :

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