L’Agricoltura se la tiene lui ma non ci mette piede: se l’è intestata per evitare che un assessorato di spesa finisca nelle mani di un politico che domani possa fargli ombra. Si tiene pure la Sanità che gli serve solo per i giochi di sottogoverno: amministra manager delle Asp e primari d’ospedale. Una pacchia. Con un atto di prepotenza nei confronti di un assessore eletto dal popolo, ha consegnato a un opaco avvocato d’affari – cioè a se stesso – anche il ricco feudo dei fondi europei. E ora che Marco Falcone vola a Bruxelles si prende l’intero assessorato al Bilancio. Che, ovviamente, assegnerà a un tecnico di sua fiducia come Giovanna Volo, assessore fantasma della Sanità. Quello che Renato Schifani ha costruito non è un governo di coalizione, rispettoso degli equilibri di forza tra i partiti. Ma una concentrazione di potere nelle mani sue e dei suoi vassalli.