A Palazzo d’Orleans si aggira un commissario. L’uomo dei miracoli si chiama Renato Schifani e grazie ai poteri che gli verranno conferiti, ad esempio, in tema di rifiuti, conta di aprire i cantieri per la realizzazione dei termovalorizzatori a inizio 2026. Il presidente della Regione non è più solo un presidente. Ma un aggiustatutto. Agisce in nome e per conto dello Stato che, date le numerose emergenze dell’Isola, gli attribuisce poteri speciali un giorno sì e l’altro pure. L’ultima deroga di prestigio – perché di deroga si tratta – è quella che gli permetterà di seguire (e snellire) le procedure burocratiche per gli inceneritori fino alla fase dell’appalto. Grazie a un emendamento alla Legge Omnibus, in discussione al parlamento, Schifani avrà gli stessi poteri del sindaco di Roma, Gualtieri. I due imperatori.

Lo scorso febbraio il governatore siciliano, attraverso un decreto, era stato nominato commissario per il completamento della rete impiantistica integrata del sistema di gestione dei rifiuti, ma pare che i suoi poteri si fermassero alla fase di progettazione e approvazione del piano dei rifiuti (che peraltro la giunta non ha ancora adottato: serve il parere della Cts di Armao, del Cga e dell’Ars). Invece, adesso, le competenze di Schifani potrebbero dilatarsi fino alla pubblicazione delle gare: non solo per i termovalorizzatori ma anche – scriveva il Giornale di Sicilia – per “tutti gli altri impianti finalizzati a superare l’emergenza rifiuti e quella idrica e finanziati col Pnrr e il Pnc”.

Aggiustatutto e risolutore, col vincolo di non poter più sbagliare. Perché tutti adesso sanno chi è il responsabile. L’emendamento romano, cui lo stesso Schifani ha lavorato in maniera alacre, prevede la possibilità di evitare il ricorso alle gare fino a un certo importo, anche se il codice degli appalti resta vincolato alla normativa europea, che da par suo obbliga a svolgere le procedure ad evidenza pubblica per gli appalti che superano una certa soglia. Il costo stimato dei termovalorizzatori è di 800 mila euro, sopra quella soglia. Pertanto Schifani dovrà convivere con un iter comunque farraginoso che, stando ai buoni propositi del presidente della Regione, dovrebbe portare all’adozione del piano rifiuti entro la fine di quest’anno, poi alla celebrazione della gara e, all’inizio del 2026, all’apertura dei cantieri. Si è sempre detto che per la messa in funzione delle due opere – una a Catania l’altra a Bellolampo – sarebbero passati ulteriori tre anni. Figurarsi senza un commissario…

Ma i poteri di Schifani sono davvero infiniti, così come le magagne che affliggono questa terra. Del governatore c’è stato bisogno, infatti, per accelerare i cantieri dell’autostrada Palermo-Catania gestita da Anas. Il 12 ottobre dell’anno scorso è arrivato il decreto di nomina a commissario per il “coordinamento degli interventi indicati del Piano di adeguamento e riqualificazione della A19”. Direttamente dalla presidente del Consiglio. A gennaio è seguita la nomina di due subcommissari che lo aiutassero nelle operazioni di cui sopra. Così l’ex presidente del Senato ha potuto dedicarsi al taglio dei nastri: viadotti, cantieri, svincoli. L’ultimo quello di Termini Imerese, dove Schifani ha ufficializzato la riapertura al traffico con alcune settimane d’anticipo rispetto ai tempi previsti.

La sua mansione da “vigile” dell’A19 comporta oneri ma soprattutto onori. Qualche giorno fa, infatti, la presidenza della Regione ha illustrato i risultati raggiunti nel primo scorcio della “missione”: “In questi primi 9 mesi – si legge nella nota di Palazzo d’Orleans – il commissario ha approvato 11 progetti, per complessivi 171 milioni di euro, con la riduzione dei tempi delle procedure del 50%. Sono, inoltre, in fase di imminente approvazione altri 4 progetti, relativi al viadotto Cannatello in direzione Catania, per un totale di 182 milioni di euro. L’attività del commissario ha consentito, inoltre, un’accelerazione nell’esecuzione dei lavori, anche attraverso l’attivazione, laddove possibile, dei doppi e dei tripli turni nelle lavorazioni”. E ancora: tra gennaio e settembre 2024, l’autostrada è stata interessata da 37 cantieri (pari al 58% degli interventi previsti). Di questi, 16 sono stati già ultimati. Risultano attivi 21 cantieri, mentre altri 15 sono da avviare e 12 in programmazione”.

Un altro fronte aperto è quello dell’emergenza idrica. Ma l’acqua che si perde nelle dighe, le reti colabrodo, i settori dell’agricoltura e della zootecnica in crisi, i dissalatori inattivi, erano troppo anche per lui. Così Schifani, dopo aver creato una cabina di regia che si occupasse della questione in maniera specifica e aver investito il Dipartimento di Protezione civile delle scelte più delicate (a partire dalla dichiarazione dello stato d’emergenza), ha passato il testimone: “Sono contento che sia stata accolta la mia proposta, grazie alla quale avverrà il dimezzamento dei tempi di costruzione dei dissalatori – ha detto -. Pur avendo già reperito le risorse finanziarie necessarie, c’era il rischio di non potere realizzare gli impianti entro la prossima stagione a causa dei lunghi tempi richiesti dalle procedure ordinarie. In uno spirito di massima collaborazione istituzionale e nell’esclusivo interesse della popolazione, pertanto, ho suggerito che ad occuparsene sia il commissario Dell’Acqua, al quale la legge aveva assegnato pieni poteri di deroga e non limitati come quelli concessi a me da una semplice ordinanza del capo del dipartimento nazionale di Protezione civile”. La bordata al solito Musumeci è poi stata mascherata da un pizzico di bon ton istituzionale: “Voglio ringraziare il governo nazionale per l’attenzione dedicata al tema dell’emergenza idrica in Sicilia e per le risorse stanziate per adeguare, finalmente, la rete idrica siciliana”.

Ma il presidente, oltre a farsi promuovere commissario, è anche molto bravo a “commissariare”. E’ avvenuto in alcuni settori chiave del governo: affidare la Sanità e il Bilancio a due tecnici d’area come Giovanna Volo e Alessandro Dagnino è sintomo della mania di controllo del governatore. Per tre mesi ha assunto anche l’interim dell’Agricoltura, dopo le dimissioni di Sammartino, e l’ha ceduta a un altro tecnico: Salvatore Barbagallo. Non si muove foglia che Renato non voglia: la Salute, che poteva diventare appannaggio di Tamajo, continuerà ad essere gestita per il tramite del cartonato dell’assessore Volo, allo scopo di centralizzare le decisioni di maggior impatto; anche l’Economia, dopo aver spodestato Falcone, è una materia di assoluta prerogativa presidenziale. La stessa cosa, avviene, per altro, con Forza Italia: il coordinatore Caruso è la voce di Renato, unica e sola. Controlla, decide, epura se è il caso. Gli altri se ne sono già fatti una ragione.