Non c’entra Halloween con la decisione, partorita da Schifani e dall’assessore Volo, di rinviare la nomina dei manager della sanità al 2024. Non era uno “scherzetto”, bensì una scelta, cervellotica forse, che però consente al governatore di non alimentare screzi fra alleati. Che per la verità erano già emersi sulle colonne dei giornali. Il 31 ottobre le 18 Aziende commissariate avrebbero dovuto contare sui nuovi direttori generali, espressione di un percorso indirizzato sul merito e sulla competenza. E invece non avverrà nulla: l’unica decisione assunta da Palazzo d’Orleans è la proroga degli attuali commissari, che congela qualsiasi ipotesi di programmazione a medio-lungo termine.
E’ una figuraccia in piena regola, anche se Schifani ha provato a giustificarsi adducendo le motivazioni “suggerite” durante un’intervista dal presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno: “C’è stata la condivisione di un principio importante: i manager nominati – ha ribadito Schifani a Live Sicilia – avrebbero dovuto attingere ad albi vecchi e non aggiornati per scegliere direttori sanitari e amministrativi. Un fatto oggettivo che nessuno può contestare”. Ma di cui paradossalmente nemmeno lui, fino alle dichiarazioni di Galvagno, si era accorto (come la storia dell’assessore Albano: è in giunta da un anno e solo adesso si accorgono di chi è figlia). Anche se la rincorsa non è finita: questi quattro mesi serviranno a trovare la quadra sui nomi ma soprattutto sul metodo?
Perché attorno all’ennesimo flop della legislatura, si prefigura lo scontro con Raffaele Lombardo. Il leader del Mpa, tornato ai fasti di un tempo dopo l’esito delle vicende giudiziarie, ha ribadito la sua posizione: “Finiamola, c’è qualcuno che gioca. C’è un bando e parla chiaro: esiste un unico elenco di idonei. Altrimenti finisce a casino”. L’elenco è quello degli 87 candidati “promossi” dalla commissione giudicatrice, che però – ed è su questo che punta Schifani – avrebbe espresso la propria preferenza (non vincolante) per una rosa ristretta di 49 nomi da cui lui vorrebbe pescare. Anche se, preso d’assalto dai veti e dall’incertezza, ha pensato a una exit strategy: “Sulla meritocrazia valuterò l’opportunità, a questo punto, di proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso”. Addirittura…
C’era sul piatto il sorteggio proposto da Cuffaro, e si finisce per rimettere tutto in discussione, persino l’autonomia delle scelte da parte della Regione? Piccolo inciso, che qualche addetto ai lavori consegna ai cronisti a taccuino chiuso: “Un albo esiste già, ma solo un’ottantina di persone sono attratte dalla possibilità di poter lavorare in Sicilia”. Sebbene si tratti di un elenco regionale, infatti, possono accedervi i manager di tutta Italia, purché in possesso dei requisiti indicati dal bando. Se non avviene, bisognerebbe chiedersi il motivo… Comunque, all’accusa che “forse Lombardo non conosce la legge”, l’ex governatore potrebbe rispondere già nei prossimi giorni, a uno dei tanti appuntamenti per la riorganizzazione del suo partito.
Chiuso il capitolo sanità, ne rimangono molti altri da affrontare. Su alcuni, però, c’è già la certificazione del flop. Il bollino dell’incapacità amministrativa. Prendete il caro voli. Tra un po’ ripartiremo con la storiella del Natale: i voli da e per l’Isola sono carissimi, compresi quelli di Aeroitalia. Il governo nazionale, prima elogiato da Schifani, s’è dovuto rimangiare la norma che fissava il tetto limite del 200% ai prezzi dei collegamenti per le Isole (al netto dell’algoritmo), l’Antitrust non ha sciolto il presunto cartello fra Ita e Ryanair, e nemmeno il terzo vettore, di cui il governatore è testimonial, è riuscito a portare serenità (economica) ai fuorisede che vorranno approfittare delle feste per rientrare a casa. Rapida simulazione: partenza venerdì 22 dicembre, alle 9 del mattino, da Roma Fiumicino; e ritorno da Palermo, sempre la mattina presto, del 7 gennaio: costo totale 210 euro, senza alcun bagaglio (solo uno zaino da stiva). Altrimenti si supera l’asticella dei 300. Che fine ha fatto il tetto alle tariffe?
Ma c’è dell’altro, perché a distanza di qualche giorno dall’inchiesta di Mario Barresi su ‘La Sicilia’, il presidente della Regione non ha chiarito i propri rapporti con Paolo Corona, country manager di Aeroitalia, che a Punta Raisi si presenta come “l’uomo di Schifani”. Si tratta di un imprenditore con qualche impiccio giudiziario, ma soprattutto di una persona molto influente, capace di far assumere il figlio nella società di handling (la Asc) che è entrata di prepotenza negli scali siciliani e che la stessa Aeroitalia ha scelto per la gestione dei servizi di terra. Ci sarà tempo per chiarire questi rapporti?
Turbolenze, per restare in tema di aerei, si erano registrate mesi fa sul capitolo turismo. Dall’episodio di Cannes, su cui Schifani per una volta si mostrò intransigente (revocando l’affidamento diretto in autotutela), però ne è passata di acqua sotto i ponti. Nessuno ha rimediato al “danno d’immagine” provocato alla Sicilia. Scarpinato è rimasto in giunta, nonostante i rapporti tesissimi con l’ex presidente del Senato; mentre la dotazione economica e finanziaria a disposizione del Turismo (su cui si sarebbe dovuta esprimere una “cabina di regia” composta dai vari assessorati) è addirittura aumentata.
Fra i patrioti, sostenitori dello ‘spendi e spandi’, già si sfregano le mani. Nella prossima Legge di Stabilità è prevista la nascita di un’agenzia regionale per gli spettacoli dal vivo, e molte fondazioni – tra cui Taormina Arte – avranno la possibilità di accedere a contributi più capienti per dare sfoggio delle capacità imprenditoriali e promozionali di questa terra. Che nel frattempo non ha recuperato un euro dell’investimento a fondo perduto (nel senso che i soldi torneranno a Bruxelles) del programma SeeSicily. Sarebbe servito un bel reset, invece nell’ultima apparizione a Brucoli, Schifani ha ammesso candidamente di tenersi ancora in contatto con l’ex assessore Manlio Messina, utilizzato come un dispenser di buoni consigli. L’assessore Amata sta in mezzo e serve soltanto a garantire la continuità.
Ovviamente la proposta politica di Schifani ha fatto segnare un de profundis sulla problematica degli incendi, che il richiamo in servizio di 1.600 forestali – storia dei nostri giorni – non cancella. E anche sui rifiuti la situazione è parecchio articolata: perché, alla narrazione del governatore (che sarebbe in attesa dei poteri speciali da Roma, sul modello Gualtieri, per costruire i termovalorizzatori), fa da contraltare la richiesta ufficiale del Ministero, che ha fissato la deadline del 31 dicembre per ottenere da Palermo l’aggiornamento del Piano dei rifiuti. Soltanto dopo il ministro Pichetto Fratin potrà decidere se assecondare un altro desiderio di commissariamento.
Il primo, qualche settimana fa, è stato esaudito grazie all’interessamento di Salvini, che ha consegnato al presidente della Regione siciliana le chiavi dell’autostrada Palermo-Catania, nel tentativo di snellire l’iter burocratico per il completamento dei 34 cantieri. Forse. Nel senso che in una recente nota di Palazzo d’Orleans si parla di una riunione coi vertici Anas “preliminare all’ormai imminente definizione del decreto di nomina del presidente Schifani a commissario straordinario dell’autostrada A19 Palermo-Catania”. Il decreto non c’è ancora, anche se il governatore “ha affrontato i passaggi necessari per un garantire un immediato avvio delle attività della struttura commissariale” e in particolare “ha comunicato di avere già individuato la sede e il personale da utilizzare nell’ufficio. Sono stati, inoltre, esaminati altri dossier relativi alla situazione della viabilità di competenza dell’Anas in Sicilia e in particolare il completamento della Palermo-Agrigento”.
In questo enorme pentolone c’è spazio per promesse e proclami. E ovviamente non poteva mancare la Finanziaria. Sembrava sul punto di essere esitata dalla giunta, ma giovedì pomeriggio qualcosa non è andato per il verso giusto: “Il rinvio è stato soltanto un fatto tecnico – ha detto lo stesso Schifani a Live Sicilia -. Di fatto è la mia prima manovra e desideravo inserire quelle disposizioni che ho annunciato nel mio intervento all’Ars sull’emergenza incendi”. Per le quali occorre trovare 25 milioni. Approvazione entro fine anno? “Possiamo farcela tranquillamente, l’obiettivo non cambia”. Eppure tutta la sicumera di qualche giorno fa sembra svanita. Benvenuti nell’epoca dei “vedremo”.