Nonostante l’assessore Turano faccia il possibile per innervosirlo, Schifani ha trovato nella Lega un alleato di ferro. Specie in Luca Sammartino, che in Sicilia tiene in mano le redini del partito di Matteo Salvini. L’ex vice governatore, a cui Schifani ha dovuto rinunciare dopo l’inchiesta per corruzione dell’aprile 2024 (si è dimesso dalla giunta dopo l’interdizione dai pubblici uffici, poi revocata in Cassazione), rimane nell’orbita del governatore. E’ uno dei satelliti meglio allineati, assieme a un altro enfant prodige: il patriota Gaetano Galvagno, che sabato nella sua Catania ha festeggiato i primi 40 anni senza badare a spese e invitati.
Quest’asse coi due giovanotti della politica siciliana – un triangolo, di fatto – potrebbe diventare la garanzia di un mandato bis a palazzo d’Orleans. Dopo aver rafforzato il legame speciale con Totò Cuffaro, e aver accolto nella sua confraternita persino Cateno De Luca, Schifani ha completato le “conquiste” con le ultime nomine dei burocrati. Alcune pedine, infatti, sono direttamente riconducibili a Sammartino: la prima è Rossana Signorino, nuovo dirigente generale alla Formazione professionale. Fino all’altro ieri era alla guida della segreteria tecnica di Salvatore Barbagallo, cioè l’assessore all’Agricoltura, un tecnico, che qualche mese fa è subentrato al parlamentare leghista. Anche Giovanna Cucchiara, designata al Dipartimento della Pesca, è stata capo di gabinetto di Sammartino durante l’esperienza da assessore.
Persino la staffetta tra Fulvio Bellomo e Alberto Pulizzi (allo Sviluppo rurale) porta i segni di Alberto da Giussano. Che in salsa siciliana è molto rivisitato: la Lega di Sammartino non è una forza estremista tanto meno sovranista. Aspira ad attrarre i moderati e i civici, conquistando spazio al centro e divenendo l’avamposto di difesa dell’idea del Capitano: costruire il Ponte sullo Stretto. Il senatore Nino Germanà, che Sammartino ha proposto nelle vesti di segretario regionale, ha detto che il collegamento rapido fra Sicilia e Calabria viene prima degli ospedali. Ecco: forse un po’ d’integralismo è rimasto in questa visione “ponte centrica” dell’universo.
Ma poco importa a Schifani, che ha trovato in Sammartino – catanese pure lui e compagno di vita della senatrice Valeria Sudano – una spalla affidabile, anche in prospettiva. E’ giovane (anche lui compirà 40 anni a giorni), ambizioso, ma non ha fretta di spodestarlo. Deve prima risolvere le proprie questioni giudiziarie e poi aspirare a un ritorno in giunta da protagonista (i Forestali lo attendono per completare una riforma rimasta in sospeso). E’ grazie alla sua moral suasion che il presidente della Regione, fin qui, ha “risparmiato” Mimmo Turano: l’assessore si è reso protagonista di alcuni svarioni (quasi al pari del patriota Scarpinato) e, di recente, ha proposto l’architetto Carmelo Ricciardo a capo del dipartimento all’Istruzione. Senza nemmeno considerare i suoi trascorsi (risulta imputato per turbativa d’asta e corruzione).
L’asse con Sammartino è solido e in più di un’occasione Schifani ha ribadito la sua stima, lasciandogli le porte del governo aperte. Sull’altro fronte, quello patriota, è ormai noto il patto intergenerazionale con Gaetano Galvagno. L’altro giovane rampante della politica siciliana, attuale presidente dell’Assemblea regionale. Tra i festeggiamenti di Sant’Agata e la missione a Milano, per la Bit, i due avrebbero messo a punto un accordo che permetterà a entrambi di rimanere alla presidenza – uno a palazzo d’Orleans, l’altro in quello dei Normanni – anche nella prossima legislatura. L’allievo di La Russa, almeno a parole, non si sognerebbe mai di scendere in campo finché Schifani sarà della partita. Sembra sincero.
Tutto può accadere, anche che cambino le carte in tavola da qui al 2027. Ma se Sammartino e Galvagno vorranno mettersi di traverso e ambire alla poltrona di Schifani, dovranno passare sul cadavere di Forza Italia, che è appannaggio del governatore come mai prima d’ora. I “ribelli” Falcone e Calderone sono stati domati, mentre Edy Tamajo è stato respinto all’ingresso, come si fa in discoteca con quelli che non si attengono al dress code della serata. L’assessore alle Attività produttive, con la sua foga di guadagnare posizioni (utilizzando Totò Cardinale come ariete romano) ha finito per indispettire il presidente della Regione, che gli ha sfilato da sotto il naso anche l’adorato dirigente Carmelo Frittitta. Escluso dal turnover dei burocrati.
La resa dei conti è appena cominciata, ma tra le fazioni in gara regna un totale disequilibrio. Sembra una partita fra Tamajo e il resto del mondo. Con l’unica vera incognita rappresentata da Raffaele Lombardo: il leader Mpa – i cui rapporti con Galvagno sono buoni, a differenza dell’antipatia reciproca con Sammartino – ha stretto un accordo con Lagalla e Micciché per rafforzare il centrodestra (dice). Ma anche la sua posizione, al momento, sembra più defilata e non in grado di impensierire Schifani nella sua strada verso il mandato bis.