La buona volontà di Renato Schifani non è bastata: i navigator restano a casa, non saranno prorogati. La neoministra del Lavoro, Marina Calderone, ha diffuso una nota per dire che i loro contratti “non sono prorogabili” e che “eventuali ulteriori utilizzi degli ex navigator richiederebbero l’approvazione di una apposita norma, non allo studio del ministero”. E’ l’epilogo di un fallimento: secondo i dati dell’Anpal, a giugno 2022, solo 660 mila beneficiari del Reddito (che quest’anno è stato erogato a circa 1,8 milioni di famiglie) sarebbero tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro. E appena 115 mila sono decaduti dal Reddito perché hanno trovato un lavoro mentre erano percettori del sussidio. Nel frattempo l’iniziale pattuglia di 3 mila tutor si era ristretta a 946. Anche in Sicilia il crollo era stato verticale: dai 429 iniziali ai 280 attuali. Cui Schifani, rispondendo a una prima nota del Ministero, aveva rinnovato i contratti fino al 31 dicembre.
Oggi, però, la Regione ha precisato che non sono mai stati avviati “passaggi in ordine alla contrattualizzazione del personale”; notizie in tal senso, ha detto Schifani, “sono destituite di fondamento e non rendono giustizia all’agire celere, puntuale e preciso dell’Amministrazione che presiedo”. Il presidente Schifani sottolinea, inoltre, come “l’Amministrazione si è mossa nel proprio ambito di competenza istituzionale, dando preciso riscontro alla richiesta in ordine alle proprie esigenze di operatività dei Centri per l’impiego, limitandosi, dunque, a dichiarare il proprio intento, così come peraltro richiesto espressamente” dal Ministero del Lavoro nella nota a cui si è dato riscontro.
I navigator, di solito persone capaci, preparate e con qualche titolo di studio alle spalle, restano tra i pochi ad aver beneficiato – con un’occupazione – della ricetta dei Cinque Stelle: che da un lato avrebbe voluto abolire la povertà, dall’altro ha rappresentato una fortuna solo per furbetti e divanisti, lasciando fuori i “veri poveri” (come da rapporto Caritas). Questa però è una storia lunga e articolata al vaglio del governo nazionale. A quello regionale, nel frattempo, non è rimasto che muoversi alla cieca. Accordando il rinnovo sulla base di una nota del Ministero del Lavoro che, lo scorso 28 ottobre, ha chiesto alle Regioni di manifestare la volontà sull’effettiva attuale esigenza di continuare ad avvalersi, fino al 31 dicembre, di questo personale che presta assistenza tecnica per il funzionamento del Rdc e del programma “Garanzia occupabilità lavoratori” nei Cpi.
Schifani, che al momento non è soltanto il governatore, ma rappresenta dodici assessori (tra cui quello al Lavoro e alla Famiglia), aveva detto sì. Spiegando che “la Regione continuerà ad avvalersi di questo personale qualificato, in attesa che si completino le procedure concorsuali per le assunzioni previste per il potenziamento dei Centri per l’Impiego della Sicilia. In questo modo si dà continuità al lavoro svolto finora e si garantisce il corretto funzionamento degli uffici”. L’operazione – si precisa nella nota di palazzo d’Orleans – è a costo zero per la Regione, in quanto i fondi provengono dalla legge sul reddito di cittadinanza e sul potenziamento dei Centri per l’Impiego (il Dl 4/2019 convertito nella legge 26/2019) e, in particolare, sui risparmi che derivano del mancato completamento delle procedure selettive del personale di pari categoria da destinare proprio ai Cpi.
Al momento il dipartimento regionale della Funzione pubblica e del personale ha approvato e pubblicato le graduatorie dei 264 funzionari di categoria D vincitori del concorso pubblico che di recente sono stati chiamati a scegliere la sede di lavoro fra quelle disponibili per ciascuno dei profili messi a concorso. Risulta che alle procedure abbiano partecipato molti navigator (il 10% circa). E che altri, in questi anni, abbiano trovato spazio in altri luoghi della pubblica amministrazione, dove possono godere di qualche garanzia in più. Schifani, in campagna elettorale, aveva definito il Reddito “una misura interessante che va però rimodulata”, lamentando l’assenza di controlli “reali e seri”. La Meloni, nelle dichiarazioni programmatiche con cui ha ottenuto la fiducia, ha detto di volerlo mantenere solo per chi non può lavorare: circa il 40 per cento della platea dei beneficiari, in questo caso, è a rischio. “Il Reddito di cittadinanza è una sconfitta, la risposta è il lavoro”.
Salvini ha addirittura indicato l’orizzonte, mischiando la riforma del Rdc con quella delle pensioni. Per realizzare Quota 102 (61 anni d’età e 41 di contributi) “secondo i calcoli dell’Inps serve poco più di un miliardo. Lo recupereremo – ha spiegato il Ministro delle Infrastrutture nell’ultimo libro di Bruno Vespa – sospendendo per sei mesi il reddito di cittadinanza a quei 900 mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi”. Il cantiere è aperto. Solo Schifani si è mosso a zonzo: se Giuseppe Conte è il papà del Reddito, il governatore siciliano è diventato per qualche ora il padrino dei navigator.