Sceneggiata Bianca. Il decameron di Boccia all’ultimo atto

Mancata consulente di Sangiuliano

Lei, Maria Rosaria Boccia, signora e dottoressa, è ‘a malamente di una sceneggiata. ‘A malamente messa a mezzo tra Isso, Gennaro Sangiuliano, e Issa, nientemeno Giorgia Meloni. Una sceneggiata però stiracchiata. E appunto per questo doveva finire in tivù, ieri sera, su Rete 4 da Bianca Berlinguer che pensava (e ancora pensa) di farne un personaggio tra il mattocchio Corona e l’invasato Orsini. Lì dove vale la regola delle regole, come diceva Gianfranco Funari: “Fare televisione è come fare la cacca, si fa ma non si guarda”. E quale manuale di dottrina politica, quale galateo istituzionale, potrebbe mai raccogliere una simile cronaca pur con il marchio Berlinguer? Ma “L’isola dei famosi”, ovviamente. Vedrete. Tempo al tempo. Sarà quello l’approdo definitivo di cui Berlinguer è solo un transito, uno stage. Finirà tutto lì, sulla spiaggia dei semivip, dei semidimenticati, quelli per i quali devi fare uno sforzo di memoria: ma questa chi era? Ah, sì, è quella dello scandalo al ministero della Cultura, quella che fu espulsa a vita (ieri) dalla Camera dei deputati. Non te la ricordi, riprendeva con gli occhiali Ray-Ban? E’ quella che fece dimettere quel tizio basso e tombolotto che citava solo libri che non aveva letto, com’è che si chiamava lui? Genny! Ecco, appunto. Genny. Esaurito il contenuto Sangiuliano, esauriti gli accenni, i richiami e le mezze frasi, cosa resterà da raccontare ancora? Boccia d’altra parte non parla, allude, come il saggio Eraclito. Ma poiché tutto scorre, appunto, anche lei finirà con la stessa velocità con la quale è iniziata. Un po’ come quella famosa telenovela, “Milagros”, che per sapienza del destino andava in onda proprio sullo stesso canale (e con le stesse luci) di Bianca Berlinguer. Morì di sbadigli, “Milagros”. E senza nemmeno passare dall’“Isola dei famosi”. Sicché ancora un po’ di Lollo e di Genny, ancora un riferimento catodico alla moglie dell’ex ministro, uno alla presidente del Consiglio, uno ai collaboratori (ormai ex) del ministero, e non resterà che la noia a sostituire la curiosità morbosa. Ed è vero che siamo pur sempre l’Italia di Boccaccio, e adoriamo le “sollazzevoli istorie”, ma quello della signora e dottoressa è un Decameron che si riduce a due o tre paragrafi. E sono già finiti. Leggi ilfoglio.it

Salvatore Merlo per Il Foglio :

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