Renato Schifani odia non essere coinvolto nell’operato dei singoli assessori. Ma Francesco Scarpinato, dopo il clamoroso “botto” di Cannes, sembra non averlo ancora capito. Altrimenti non si spiegherebbe il decreto, rivelato dal Giornale di Sicilia ieri mattina, che prevede un aumento medio del 30% al prezzo dei biglietti per l’ingresso nei musei e nei parchi archeologici siciliani. Un provvedimento messo nero su bianco dall’assessore ai Beni culturali, che prevede il pagamento di 14 euro (anziché 10) per entrare alla Valle dei Templi di Agrigento, così come per Segesta e Selinunte (anziché 6).
Ebbene, di questo provvedimento Schifani ignorava l’esistenza. Lo ha appreso da “certa stampa”. E subito ha deciso di vendicarsi. “Il presidente della Regione Siciliana – si legge in una nota diramata da Palazzo d’Orleans alle 5 di mercoledì pomeriggio – ha chiesto all’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato di sospendere gli effetti del provvedimento con il quale ha previsto l’aumento dei ticket d’ingresso in musei e parchi archeologici della Sicilia in attesa di un confronto con gli operatori turistici”. Poi viene la parte migliore: “Il governatore ritiene, infatti, indispensabile portare avanti dei momenti di concertazione con gli attori coinvolti, in un’ottica di condivisione del provvedimento, in modo da dare agli operatori anche la possibilità di allineare i pacchetti di promozione turistica alle nuove tariffe”.
Insomma, secondo Schifani l’assessore Scarpinato avrebbe fatto tutto da solo. Tant’è che il governatore è caduto al pero. Come avvenne con l’affidamento diretto alla lussemburghese Absolute Blue, per 3,7 milioni di euro, quando Scarpinato – sempre lui! – era responsabile del Turismo. E allora, visti i precedenti – dalla nomina in giunta alla staffetta con Amata – le cose sono due: o l’assessore continua a rivelarsi poco scaltro, non riuscendo a leggere l’animo (e i rancori) del suo presidente; o Schifani, in maniera tendenziosa, sente l’ardore di bocciare tutte le iniziative provenienti dall’esponente di Fratelli d’Italia. Che, dopo l’episodio di Cannes, avrebbe già voluto fuori dalla giunta. E l’estate scorsa pure, a seguito della foto incriminata con Cateno De Luca e un summit bilaterale (sul Teatro Antico di Taormina) col leader dell’opposizione. L’intuizione (personale?) sul prezzo dei biglietti è il terzo episodio controverso. Gli indizi sono diventati prove: qualcosa non va.