L’on. Maria Lucia Lorefice, presidente della commissione Affari sociali alla Camera dei Deputati, del Movimento 5 Stelle, si è ritrovata con una bella gatta da pelare: il vaccino somministrato (ingiustamente) alla sua addetta stampa, Valentina Maci. Il nome della giornalista è stato tirato in ballo da Piazza Pulita, la trasmissione di La7, nell’ambito di un servizio sulla Vaccinopoli ragusana, che ha avuto l’epicentro a Scicli, ma si è diffusa a macchia d’olio in tutta la provincia. La Maci, 38 anni, non aveva le carte in regola per ottenere il vaccino. A Video Regione ha spiegato di aver chiamato il centro di somministrazione di Comiso e di aver chiesto se, con le numerose patologie di cui soffre, le spettava oppure no. Dopo la risposta – affermativa – ha prenotato regolarmente l’appuntamento e si è presentata per ottenere la prima dose. In questa fase-1, però, il target vaccinale prevede che a ricevere il siero siano soltanto operatori del servizio sanitario nazionale, e operatori e ospiti delle Rsa.

Così il caso è finito al centro dello scandalo. La Maci, moglie di un noto medico ragusano, ha spiegato di non aver approfittato della posizione del marito (“Mi hanno detto che era possibile farlo e mi sono fidata. Non sono una furbetta”, ha dichiarato), ma è servito a poco. La deputata grillina è stata costretta a prendere subito le distanze: “Tengo a precisare – ha detto la Lorefice, modicana – che né io né i miei familiari abbiamo fatto il vaccino. C’è un piano strategico nazionale di priorità che va rispettato. Mi auguro che Valentina possa fare chiarezza su quanto accaduto, come peraltro ha già fatto pubblicamente”. Nel frattempo, però, “abbiamo deciso di comune accordo di interrompere la collaborazione, in attesa che si faccia chiarezza”.