Che succede ora che Francesco Scarpinato è transitato dal Turismo ai Beni culturali e che il provvedimento di revoca disposto da Schifani ha congelato e “disperso” i 3,7 milioni destinati alla mostra del signor Nassogne? Quel che è certo è che, nel prossimo maggio, all’hotel Majestic di Cannes, la Regione non ci sarà. E con essa gli sfarzi di Casa Sicilia. Ma su tutto il resto occorre fare luce. La staffetta fra assessori, ambedue organici a Fratelli d’Italia, rimargina solo parzialmente le ferite dell’esecutivo, e quelle fra il presidente della Regione e il partito di maggioranza relativa. Ma non risolve un solo nodo dell’annosa questione che ha agitato il primo scorcio della legislatura.
Anzi, l’avvicendamento fra Scarpinato e Amata rischia di far cadere nell’oblio i principali quesiti relativi all’affidamento diretto, senza bando, che il dipartimento al Turismo – sulla scorta di quanto accaduto l’anno precedente – aveva confezionato a una società del Lussemburgo. Che: non era riuscita a produrre un certificato antimafia; non aveva versato la fidejussione richiesta dal contratto (cioè il 10% dell’ammontare della cifra). Il parere richiesto all’Avvocatura della Regione ha fatto crollare l’unica certezza di Absolute Blue e dell’assessorato: cioè l’esclusività della società lussemburghese in quanto proprietaria del format “Sicily, Women and Cinema”. Su tutto il resto, specie sulle responsabilità della vicenda, serve un’operazione trasparenza.
Riuscirà la politica ad arrivare prima della magistratura? La procura regionale della Corte dei Conti ha aperto un fascicolo, per verificare un eventuale danno all’erario, poi si è concentrata pure su altre commesse dell’assessorato di via Notarbartolo (per circa 20 milioni); ha fatto lo stesso la Procura di Palermo, che da oltre un anno ha puntato i fari sulle spese folli del Turismo. E la politica? Lo scambio di figurine fra patrioti ha il retrogusto dell’archiviazione.
Il riavvicinamento fra Schifani e Fratelli d’Italia, tramite la mediazione di La Russa, rischia di allontanare una prima verità: chi aveva ragione tra Schifani, che è parso all’oscuro dei provvedimenti adottati da dirigente e assessore, e ne ha chiesto l’immediata revoca; e Manlio Messina, ex assessore di Musumeci, che gli imputa di essere l’unico responsabile? Le riflessioni del vicecapogruppo di FdI alla Camera, oltre che alimentare la polemica politica, ha stimolato la curiosità.
Era il 14 gennaio quando, intervenendo alla trasmissione di Luca Ciliberti su Telecolor, l’esponente meloniano lanciò accuse precise e circostanziate: “In merito all’edizione del 2023 – disse – la proposta della Regione alla società Absolute Blue, quella della Absolute Blue alla Regione, la contrattazione, i termini su quanto spendere e come spendere quei soldi, tutto viene fatto in un arco temporale che va dal 20 ottobre all’11 novembre, ovvero quando io non sono più assessore al Turismo e non lo è ancora Scarpinato. L’assessore al Turismo ad interim, in attesa delle nuove nomine, era proprio il governatore Schifani (…) A questo punto, o Schifani non ha guardato le carte, e questo sarebbe gravissimo, oppure non le ha sapute leggere”. Il decreto dello scandalo viene firmato il 20 dicembre dal capo dipartimento Calogero Fazio e dal dirigente della Sicilia Film Commission Nicola Tarantino. Scarpinato dirà che le decisioni appartengono al precedente esecutivo e se ne lava le mani (“Non mi dimetto”); Schifani intima di ritirare tutto e ci riesce. Ma nessuno si assume la responsabilità di quanto accaduto, così la procedura amministrativa resta senza mandanti politici. E’ mai possibile?
La verità, per il momento, non emerge neanche in controluce. Eppure il provvedimento è stato revocato, i 3,7 milioni sono andati persi (erano Fondi di sviluppo e coesione), e appellarsi al mancato rispetto dell’articolo 63 del Codice degli Appalti, su cui Scarpinato era pronto a giurare, non esaurisce la vicenda. Né giustifica lo spreco. Resta sullo sfondo l’affidamento diretto del 2022, per 2,2 milioni: che indotto ha generato in termini di flussi turistici o possibilità imprenditoriali? Quanti hanno visto la Sicilia a Cannes e hanno deciso di venire a trascorrerci le vacanze o investire nell’Isola? Domande che in sede di consuntivo andrebbero sempre poste: a beneficio della qualità della spesa, innanzi tutto.
Ma nemmeno in Assemblea regionale il dibattito è finito in calendario: sulla testa di Scarpinato pendono due mozioni di censura (una di De Luca, l’altra del Movimento 5 Stelle). Se n’è lamentato apertamente anche il Pd: “Va in onda il gioco delle tre carte – dice il segretario Barbagallo – Peccato che lo spettacolo sia veramente osceno, direi anzi piuttosto ridicolo e dimostra quanto il neo presidente della Regione Schifani sia ostaggio del partito dell’ex assessore Messina, primo artefice del caos politico, amministrativo e burocratico (e mi limito a questo) determinato dalla presenza Regione a Cannes. Il cambio fra assessori è un mero valzer di poltrone mentre il problema resta lì, alla luce del sole, con un presidente che revoca provvedimenti presi a sua insaputa dai suoi assessori. C’è solo da aspettare il prossimo appuntamento”.
Non che questa Regione sia particolarmente prodiga di risposte. In questi primi mesi di Schifani le magagne si susseguono e l’unico antidoto sperimentato ai piani alti è quello di sospendere tutto. E’ accaduto col caso delle parcelle d’oro agli avvocati Russo e Stallone: dopo la transazione con l’ufficio legislativo e legale della Regione, e la liquidazione dei pagamenti disposta dall’Area Affari generali, Schifani ha imposto l’alt e congelato tutto. I due legali, che avevano difeso l’ente nel contenzioso coi privati per mancata realizzazione di quattro termovalorizzatori, proveranno a rivalersi nelle sedi opportune. Restano degli interrogativi: perché Schifani non ha tenuto conto del parere dell’Avvocatura (come ha fatto per Cannes), in cui si palesava un “ulteriore aggravio nel probabile caso di condanna alla rifusione delle spese di lite in favore delle parti attrici”? Il rischio è che la Regione anziché sborsare i 4,8 milioni convenuti coi professionisti, dovrà scucire altri soldi. Inoltre: da cosa è giustificato lo stop ai pagamenti, atteso che al governatore non piace che qualcuno trami alle sue spalle? C’è un appiglio giuridico che consenta alla Regione di contestare la spesa o, almeno, di non svenarsi in futuro?
Tra i gialli di questo inizio legislatura, grida vendetta anche il bando senza gara che ha consentito a cinque operatori di accaparrarsi i cinque lotti dell’appalto per la riscossione dei tributi negli enti locali siciliani. Valore: mezzo miliardo di euro. L’Avviso era stato emanato dall’Ufficio speciale – Centrale unica di committenza per l’acquisizione di beni e servizi dell’assessorato all’Economia (durante l’epoca di Gaetano Armao), ed era stato sospeso e rettificato più volte. L’ultima anomalia è stata segnalata dal presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, mentre l’assessore al Bilancio, Marco Falcone, ci ha messo una pezza sospendendo la procedura d’affidamento “per valutare attentamente ogni aspetto utile a verificare la linearità dell’iniziativa a garanzia dei principi di trasparenza e di libera concorrenza e, ove fosse necessario, a procedere all’annullamento della gara”. Ma la sospensione non è tutto. Servirà una parola certa e definitiva sull’iter, sulla sussistenza di un’ipotesi di reato e sulle responsabilità di chi l’avrebbe architettato.