Il centrodestra paga a caro prezzo le divisioni e, talvolta, non sarà possibile unire le forze nemmeno al ballottaggio. A Lentini, ad esempio, i due coniugi – Stefano Battiato e Francesca Reale – restano fuori dall’ultimo valzer. Diventerà sindaco uno fra Saverio Bosco, con la benedizione di Italia Viva, e Rosario Lo Faro, altro esperimento dell’asse giallorosso. Il sodalizio fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, nell’analisi (articolata) del giorno dopo, è quello che rivela le maggiori fortune. Trattasi di elezioni Amministrative: i risultati, pertanto, andrebbero tarati sulle singole realtà territoriali, dove le dinamiche sono spesso impazzite come la maionese. Ma laddove i partiti decidono di presentare i simboli, una valutazione è d’obbligo. Anche perché dopo le prossime Amministrative di primavera (si vota anche a Palermo) sarà il turno delle Regionali. La rincorsa è lunghissima.
Giallorossi, si diceva: oltre a Lentini, anche a Favara e San Cataldo – due dei tredici comuni al voto col proporzionale – i candidati di Pd e Cinque Stelle si guadagnano il secondo turno. Nella città dell’Agrigentino grazie all’ottima performance di Antonio Palumbo, che però dovrà contenere il ritorno del centrodestra (Infurna, il terzo incomodo, potrebbe correre in soccorso di Totò Montaperto, sponsorizzato anche da Musumeci). Nel Nisseno, invece, Gioacchino Comparato scatta in pole position contro Claudio Vassallo. Ma l’affermazione più clamorosa resta quella di Caltagirone, dove i giallorossi espugnano il feudo della destra nonostante gli ultimi cinque anni d’amministrazione di Gino Ioppolo, il fedelissimo di Musumeci che ha scelto di non ricandidarsi: dalla città delle ceramiche parte quello che Fava e Cancelleri hanno definito “un avviso di sfratto” per il governo. Funziona meno la combo ad Adrano, dove Calambrogio termina la sua corsa al quarto posto. Laddove la coalizione si separa, invece, il meccanismo si incaglia: come nel caso di Canicattì, dove il candidato e sindaco uscente del Pd (Ettore Di Ventura) finisce fuori dal ballottaggio, mentre i Cinque Stelle stramazzano al suolo (con Fabio Falcone, sotto il 10%). O a Vittoria, dove l’appoggio dei Cinque Stelle avrebbe garantito all’immarcescibile Ciccio Aiello una vittoria al primo turno, mancata per pochi decimali.
C’è qualcuno, però, come il deputato regionale Giampiero Trizzino, che predica calma: “Il M5S ha perso a Grammichele dove era alleato col Pd ed ha vinto ad Alcamo dove correva solo. A Caltagirone ha vinto con un Pd fortissimo, dopo cinque anni di governo della città di destra. Non esiste una formula assoluta. L’alleanza tout court non funziona sempre. Si analizza caso per caso, territorio per territorio”. Il capolavoro dei Cinque Stelle è senz’altro Alcamo, dove Domenico Surdi, che ha chiuso la campagna elettorale al fianco di Giuseppe Conte – si conferma per il secondo mandato (caso più unico che raro) senza alcun partner. Qui il Pd era confluito sulla proposta di Giusy Bosco, ma ha raccolto appena il 5%. Su questo tema – le strambe alleanze – si apre un altro percorso di analisi.
La Bosco aveva pure il sostegno dell’Udc di Mimmo Turano, ma la candidata ibrida è giunta al traguardo solo terza. Altro esperimento fallito – repetita iuvant – a Canicattì, dove Ettore Di Ventura poteva contare sull’appoggio di dem (sotto mentite spoglie) e Forza Italia. Risultato? Eliminato al primo turno. Anche a Pachino il Pd era finito assieme all’Udc nelle liste di Barbara Fronterrè, sconfitta. A Noto l’alleanza FI-Pd-Udc non giova ad Aldo Tiralongo, surclassato da Corrado Figura. L’allargamento al centro è un’esperienza che secondo Gianfranco Micciché, leader di Forza Italia, può dirsi conclusa: “Forza Italia certamente non è andata male. Altrettanto certamente non sono andati bene i tentativi di intesa con il Pd. Abbiamo fatto degli esperimenti che possono essere archiviati”. Ciò che bisognerebbe ritrovare è l’unità di fondo, che però le situazioni a livello regionali – e i continui dissidi fra Musumeci e i partiti della coalizione – non permettono. A Giarre è una vittoria isolata di Leo Cantarella, sostenuto dal leghista Sammartino e da FdI. A Porto Empedocle grande affermazione di Forza Italia, che trascina Calogero Martello al ballottaggio (da favorito) mentre resta fuori Rino Lattuca, sostenuto da Diventerà Bellissima, meloniani e Udc.
Nel panorama frastagliato del centrodestra si rivede Totò Cuffaro non la sua Dc. E non sfigura: miglior risultato a Favara, dove sfiora il 10. Ma l’ex governatore, che ha fatto irruzione in varie città, porta oltre il 5% a Caltagirone (dove fa meglio di Diventerà Bellissima) e a Giarre, si ferma poco sotto a San Cataldo. E’ senz’altro un interlocutore con cui fare i conti in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.