Mentre altrove si dividono (Pd) e litigano (al governo del Paese), il centrodestra siciliano riparte da Cefalù. Da un appuntamento che – parola di Saverio Romano – voleva essere “un confronto tutto interno” ma che si è rivelato qualcosa di più. E ha persino definito un’allettante strategia in vista della prossima consultazione elettorale: le elezioni Europee di maggio 2019. Facile a dirsi, difficile a farsi: ma questa idea è la riunificazione del centrodestra. Tutti dentro, nel piano di Romano: da Diventerà Bellissima, il movimento di Nello Musumeci, a Forza Italia, rappresentato in Sicilia da Gianfranco Micciché. Sia il governatore che il presidente dell’Ars sono parsi più che possibilisti. Così Romano segna la data di ieri con un circoletto rosso, perché potrebbe davvero sancire l’anno zero del nuovo centrodestra (senza alcun riferimento ad Alfano).
Musumeci dice di privilegiare l’unità del centrodestra, Micciché ha detto sì al listone unico. Onorevole Romano, avete fatto centro?
“Noi del Cantiere Popolare abbiamo avanzato una proposta politica, cioè presentarci con una lista unica alle Europee. La nostra iniziativa è stata raccolta sia da Musumeci che da Miccichè. Vogliamo coltivare questo disegno per realizzare una prospettiva popolare, con una lista che si contrapponga a quella dei populisti”.
E adesso che succede?
“Bisogna coltivare e irrigare il seme che abbiamo piantato ieri, fare in modo che nasca una piantina e che questa dia i suoi frutti. Non lasciamolo appassire”.
In termini politici cosa vuol dire?
“Apriremo un confronto anche con le altre forze politiche che non erano presenti a Cefalù. Cercheremo di lavorare tutti nella stessa direzione. Questo laboratorio, che nasce in una regione importante come la Sicilia, può essere un segnale che serve a rilanciare nell’intero Paese una nuova idea di centrodestra. Deve essere un esempio per coloro i quali pensano che si possano affidare i problemi più complessi a della gente che non è in grado di risolvere quelli più semplici, perché incompetente e sprovveduta”.
Ha annunciato l’accordo con Diventerà Bellissima e Forza Italia. E che fine fanno Fitto e la Meloni?
“Non l’ho annunciato io. Ho semplicemente avanzato una proposta a cui Musumeci e Micciché hanno risposto “sì”. Per quanto riguarda Fitto, per il momento sta facendo un discorso con la Meloni. Il ragionamento attuale riguarda noi, Udc, Forza Italia e Diventerà Bellissima. E vediamo cos’altro riusciamo ad aggregare. Un’iniziativa del genere, al netto della Lega, rappresenta l’altra gamba del centrodestra e potrebbe essere una gamba fortissima”.
Come farà un progetto popolare a trovare spazio tra le espressioni populiste che vanno così di moda?
“Noi non vogliamo trovare spazio fra i populisti, ma tra quegli elettori che si sentono orfani di un progetto politico e di una leadership che realizzi un modello di società alternativo a quello che vogliono i populisti. Il modello che abbiamo realizzato in Sicilia, ossia la coalizione che sostiene il governo di Nello Musumeci, è un esempio, un laboratorio. Il centro moderato, fatto da noi, Udc e Forza Italia, che è la stragrande maggioranza in Sicilia, ha un presidente che viene dalla destra e su questo non c’è nessuno scandalo. Anzi lavoreremo per far diventare questa coalizione un partito”.
Sa che Forza Italia, appena una settimana fa, consumava uno strappo interno fra Micciché e Pogliese? Il suo referente resta solo Micciché?
“Ho visto Berlusconi due giorni fa e la linea che mi ha espresso è quella che oggi rappresenta Micciché. Un partito popolare europeo che apre ad altri movimenti e si evolve per essere la diga che fermi sovranismo e populismo”.
Come si fa, oggi, a essere europeisti?
“Lo si fa andando oltre l’attuale organizzazione: chiedendo una costituzione europea e delle elezioni per eleggere un governo europeo. Lo si fa realizzando gli Stati Uniti d’Europa. Noi vogliamo prendere la bandiera di un nuovo europeismo, più solidale e più rispettoso dei popoli europei. E con questa bandiera ci presenteremo alle elezioni”.
Come si incastra l’esigenza di più Europa, con l’esigenza di maggiore attenzione per le questioni del Sud e della Sicilia? Nell’agenda di governo non spicca l’interesse nei confronti del Mezzogiorno.
“Intanto faremo di tutto per far cadere il governo gialloverde. Proprio perché questo governo è un pasticcio programmatico che non ha una strategia e che guarda con sufficienza, a volte distacco, ai problemi del Sud. E inoltre pensa di risolverli con una mancia sotto il nome “reddito di cittadinanza”. Invece avremmo bisogno di infrastrutture, nuove progettazioni, e di utilizzare al meglio la spesa europea, per fare sì che le nostre città siano europee e non africane”.
Ma è proprio sicuro che questo listone metterà da parte le sigle attuali e non succederà, come in passato, che qualcuno dei suoi candidati più forti debba indossare i panni di Forza Italia?
“Micciché è stato chiaro. C’è piena disponibilità a superare, così come dice anche Berlusconi, gli steccati delle sigle attuali e andare verso un qualcosa che possa diventare un soggetto politico vero e proprio. Ma facciamo un passo alla volta. Questa apertura sulla nostra proposta è già un grosso risultato. Vado a letto sapendo di avere messo un seme importante nella ricostruzione di un polo moderato che possa essere alternativo al polo populista”.
Lei si candiderà?
“Noi abbiamo indicato una prospettiva politica, non abbiamo indicato una candidatura. Ma se si creano le condizioni io non farò mancare il mio contributo”.