A chi l’Asp di Agrigento? A chi il ‘Cannizzaro’? E il ‘Garibaldi’? Sono ore febbrili per la sanità siciliana, che attende l’ultima parola della politica per darsi un contegno, e magari un futuro. Diciotto nomine in bilico, da suddividere fra partiti: anche se un’equazione perfetta non esiste, lo schema sbandierato in questi giorni a mezzo stampa suggerisce che la parte del leone spetti a Fratelli d’Italia (con 7), a ruota Forza Italia (5) e poi tutti gli altri (2 a testa). Ma nel computo delle Aziende sanitarie e ospedaliere non vale l’assunto grillino dell’uno vale uno. Anzi, vanno calibrati pesi e contrappesi: assieme ai direttori generali, è già aperta la prelazione per quelli sanitari e amministrativi e, in una logica spartitoria che nessuno ammette, anche i prossimi presidenti delle province. Non si può sgarrare di un’unghia.
Ieri doveva iniziare la discussione su queste benedette nomine (la Lega però ha rotto con Forza Italia, facendo saltare il tavolo) mentre la sanità siciliana, come tutti sanno, scoppia di salute. I pronto soccorso funzionano che è una meraviglia, i medici abbondano e le strutture convenzionate riescono a erogare fino all’ultima prestazione richiesta perché la Regione trasferisce in tempo i budget assegnati. Macché, va tutto al contrario. La sanità è impanicata: ci sono soldi (tanti) da gestire e scadenze da rispettare, ma la governance – quella che servirebbe a dare l’indirizzo e la mission a ogni singola azienda – è chiaramente distratta delle voci che corrono in chat.
Totò Cuffaro, che continua a respingere qualsiasi accusa di lottizzazione, ci ha riprovato: serve il sorteggio. E si è persino detto amareggiato per il silenzio inscenato “da parte non solo di chi ci ha accusato di voler lottizzare tali nomine, ma anche dai partiti che crediamo abbiano a buon diritto la possibilità di farci sapere cosa pensano di questa proposta che va nel segno della trasparenza”. Fratelli d’Italia, che sembrava aver accolto con un sospiro di sollievo l’accelerazione di Schifani, ha subito bocciato l’iniziativa. Ma non coi due coordinatori di partito, né col capogruppo all’Ars tanto meno con qualcuno degli assessori in carica. Bensì con Ruggero Razza, che da un po’ di tempo è tornato a fare capolino nel dibattito: “La procedura di nomina dei direttori generali, stabilita dal decreto Lorenzin, individua le regole e impone prima una selezione, poi una scelta discrezionale come accade per le nomine di “alta amministrazione” – dice Razza – Si può procedere con un “sorteggio”, come proposto dalla Dc? La risposta è ovviamente no. E non perché si tratta di una simpatica boutade che serve magari a fare dibattito sui giornali, ma in quanto la eventuale difformità con le procedure previste dalla legge determinerebbe l’inevitabile insorgere di più contenziosi di ordine amministrativo”.
Per l’ex assessore alla Salute, bisogna “scegliere i migliori, i più capaci. Lo ha detto tante volte il presidente della Regione, lo richiedono tutte le forze politiche. Ed è certamente questa la posizione di FdI”. E se è davvero questa la posizione di Fratelli d’Italia, Cuffaro non avrà molte chance di incassare. Questo giochino non passa inosservato agli occhi del Movimento 5 Stelle, che proprio ieri – sulla base delle centinaia di segnalazioni giunte al sito sossanitasiciliana.it – hanno cominciato a scansionare le criticità degli ospedali sulla base delle segnalazioni dei cittadini: “Mentre i pronto soccorso sono pieni di pazienti sulle barelle abbandonati per ore al proprio destino – dice il segretario regionale del M5s, Nuccio Di Paola -, i politici siciliani del centrodestra considerano la sanità come luogo per piazzare dirigenti e persone loro affini. Chi addirittura parla di sorteggio, lo fa semplicemente per accaparrarsi la direzione della propria ASP, magari come quella di Agrigento. La sanità deve essere svincolata dalla politica”.
I grillini, come il Pd, non hanno voce in capitolo sulle scelte dei manager. Schifani invece dovrà fare i conti con una coalizione agguerrita che, oltre a fare leva sui nomi, dovrà pronunciare l’ultima parola sulla ‘geografia’. Sul chi andrà dove. Le proposte, prima di giungere a una ratifica da parte dell’inefferabile assessore Volo, dovranno superare il varco della commissione Affari istituzionali dell’Ars (per una valutazione dei curricula) e della commissione Salute (comunque non vincolante). Poi si potrà procedere, materialmente, alla nomina dei fantastici 18. A partire col favore del pronostico, secondo l’ultimo report di Mario Barresi su ‘La Sicilia’, sono gli undici finiti nell’elenco dei candidati che hanno superato il colloquio con giudizio “pienamente coerente”. Già, un terzo elenco rispetto a quelli dei “maggiormente idonei” e degli “idonei” svelati lo scorso agosto, su cui il governo s’era pentito qualche giorno fa, procedendo alla pubblicazione di una sola (e unica) lista da 87 nomi.
Della “top 11”, apparentemente, farebbero parte candidati meno “spendibili”: su tutti l’attuale commissario dell’ARNAS Garibaldi di Catania, Fabrizio De Nicola, che maturerà i termini per la pensione prima della scadenza di un eventuale incarico triennale. Nel girone dei più bravi rientrano anche Angelo Aliquò, nominato da qualche settimana direttore dell’istituto “Spallanzani” di Roma e Salvatore Iacolino, cioè l’attuale direttore della Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute. In attesa che tutte le caselle vadano al loro posto, e che il presidente della Regione, assieme ai segretari di partito, decidano quale procedura seguire, la sanità continua imperterrita la propria corsa verso il burrone.
I laboratori analisi e le strutture convenzionate non escludono a priori una manifestazione plateale, come quella dello scorso febbraio, per esigere risposte dal governo: in quel caso, andò in scena una serrata di quattro giorni che costrinse le Aziende sanitarie e ospedaliere a ricorrere alle prestazioni aggiuntive (per medici e infermieri) e a prolungare l’attività ambulatoriale ben oltre gli orari canonici. Anche sulle liste d’attesa, nonostante il piano da 48 milioni della Regione, si attendono risposte definitive da parte delle ASP, che entro il 31 dicembre, facendo leva sulla dotazione economica messa a disposizione dall’assessorato, dovranno smaltire gli arretrati (sia per l’attività chirurgica che per le prestazioni ambulatoriali).
Poi c’è la solita carenza di medici, specie nei Pronto soccorso e negli ospedali di provincia, che di fatti rallenta questo percorso, costringendo le Direzioni strategiche aziendali a inventarsi soluzioni tampone: il ricorso in convenzione ai pensionati e ai medici stranieri, l’esternalizzazione di alcuni servizi (con costi ingenti da sostenere), la chiusura temporanea delle prenotazioni da parte dei Cup. Però si parla di Ospedali e Case di comunità (che il Pnrr finanzia per 800 milioni). Sembra uno scherzo di cattivo gusto. Un inferno mobile che però non scuote le coscienze della politica.